On the way to Damascus<small></small>
Jazz Blues Black • Jazz • World

Luigi Campoccia On the way to Damascus

2010 - Dodicilune / IRD

16/11/2010 di Gianni Zuretti

#Luigi Campoccia#Jazz Blues Black#Jazz #World

Sarebbe semplice e oltremodo prevedibile abusare, per l’ennesima volta, delle nobilissime collaborazioni avute in carriera da Campoccia, ebbene una volta tanto non lo faremo, quelle frequentazioni eccellenti sono state consegnate alla storia della musica italiana e non necessitano di ulteriore menzione. E’ utile invece ricordare che l’artista senese (ah, Monteriggioni, borgo bellissimo!) oltre che pianista, arrangiatore, compositore, vocalist, docente in pianoforte e comunicazione è anche direttore artistico del Mediterraneo Jazz Festival (che si tiene all’Elba ed ha svoltato la seconda edizione). Stiamo parlando di un artista di levatura internazionale che con ´On the way to Damascus´, terzo disco in quattro anni, compie un balzo significativo verso l’ideale fusione dei propri convincimenti musicali con la musica d’oriente che da tempo ha fatto ingresso nella sua mediterraneità, segnatamente quella della Turchia, per uno scambio che arricchisce e si esalta nella contaminazione che ne scaturisce, quasi che un vento di maestrale portasse le note dalle scogliere dell’Elba ad oriente per poi vedersele ritornare moltiplicate, intrecciate, colorate sotto lo spirare di un levante che nasce tra i minareti di Istanbul o le Moschee di Damasco. Tutto ciò in On the way to Damascus accade quasi per miracolo, nei nove brani che costituisco i sessantaquattro minuti di musica, grazie alle composizioni del maestro ma grazie anche ad un gruppo di musicisti duttili sui quali svettano, appunto, i Turchi: Onder Focan alla chitarra e Aziz Senol Filiz al ney. Il jazz di matrice occidentale, delineato dal pianismo ora nervoso ora dolce di Campoccia e dai sax puntuali di Daniele Malvisi, s’interseca in magica fusione con il tipico suono ´circolare´ del flauto ney di Filiz e con la onnipresente chitarra di Focan, il tutto ´appoggiato´ e sospinto dall’ottima sezione ritmica di Paolo Corsi alla batteria e Rossano Gasperini al contrabbasso, generando, in un gioco di rimando tra domande e risposte la tessitura tra trama ed ordito di un prezioso damasco sonoro. La magia si compie in un libero fluire della musica, quasi fosse espressione di musicisti lanciati a briglia sciolta, senza sorta di condizionamenti, ed è questo il pregio del disco, che si traduce in una spontaneità rara accompagnata da soluzioni musicali avvincenti. Tra le abili dita di Campoccia prendono forma e vengono offerte ai partner da sviluppare melodie delicate come ´Breathing shell´, ´Kacsam birakip´ o la stupenda ´Dawn´ ma anche brani robusti come la lunga title track che a forma di suite apre l’album colpendo subito duro tutti i sensi. In questo 2010 abbiamo assistito al succedersi di undici lune con il timore che nulla più ci avrebbe ammaliati ma ecco che, improvvisamente, la dodicesima ha generato uno dei dischi jazz dell’anno, placando in tal modo la nostra atavica e perenne sete di novità degne di nota ed in grado di emozionarci.

Track List

  • On the way to Damascus
  • Breathing shell
  • Oasis
  • Cici kiz
  • Middle way
  • Kacsam birakip
  • Over the carpet
  • Dawn
  • Belly dance