Paris Airport `77<small></small>
Rock Internazionale • Rock

Luca and the Tautologists Paris Airport `77

2023 - IRD

14/10/2023 di Aldo Pedron

#Luca and the Tautologists#Rock Internazionale#Rock

Partiamo da lontano. Pensando a Luca Andrea Crippa (per evitare omonimia di nomi) mi vengono in mente il prode e fenomenale Ruben Minuto e Luca Crippa, per meglio dire un cavaliere e il suo fedele scudiero. I due hanno condiviso per moltissimo tempo concerti, dischi, serate e quant’altro.
Dopo tanti anni di musica, di collaborazioni eccellenti anche internazionali (Don DiLego, Johnny
Kaplan, Ashleigh Flynn, Ian Foster) e almeno cinque anni come promoter con lo pseudonimo di Curtis Loew (Damon Fowler, Bob Margolin, Delta Moon, Baby Cramps, James Hutchings, Ruben
Minuto), abbiamo visto Luca in qualità di artista tutto tondo, chitarrista, arrangiatore, produttore
nonché nella longeva tribute band italiana dei Lynyrd Skynyrd e una band di alternative rock No
Rolling Rock. Luca inoltre è parte della Ruben Minuto Band e del Lonesome Duo (Minuto e
Crippa).

Ora arriviamo a Luca & The Tautologists e scopriamo che è un quartetto di tutto rispetto (rima
baciata): Luca Andrea Crippa (guitars), Ruben Minuto (chitarre, basso, polistrumentista può
bastare), Leandro “Mississippi” Diana (chitarre), Deneb Bucella (batterista esperto ed ex Jazz Lab Orchestra, Nation of Giants, Goodwines), un collettivo variabile guidato dall’intraprendente Crippa, qui autore di tutti i brani nonché voce solista e chitarra (acustica, elettrica, lapsteel, resonator e ukelele).

Ma perché un nome simile del gruppo? Tautology (tautologia) è un'affermazione che ripete un'idea, utilizzando morfemi, parole o frasi quasi sinonimi, effettivamente "dicendo la stessa cosa due volte". La tautologia e il pleonasmo non sono costantemente differenziati in letteratura.
Paris Airport ’77 è l’inizio di un’avventura,  dato che è prevista la pubblicazione di una quadrilogia di LP con 45 brani originali di una formazione in Milano town, un album musicalmente vario, ma con un senso unitario quasi da “concept album”, che attinge a un ampio background di ascolti soprattutto in ambito americano (i miei stessi gusti!). Un disco rock che non sfigura tra le vaste produzioni d’oltreoceano e che sarà amato da molti americanisti come me (in senso di gusti musicali soltanto).
Registrato dal 7 al 11 giugno 2023 a Buccinasco (MI) presso i RecLab Studios di Larsen Premoli, coadiuvato da Mirko Ripoldi, presenta 14 tracce originali cantate in inglese (inclusa una suite divisa in 3 parti (Things Got Their Name From A Spell) e nella versione CD include un booklet di 12 pagine con tutti i testi e le line-up brano per brano, impreziosito dall’artwork del fotografo
Giuliano Plorutti, prodotto da Crippa.

Nel disco intervengono diversi ospiti: Riccardo Maccabruni al piano in 8 brani, Lele Ledda aka
Zowa che ha prodotto la base elettronica nel brano Winter Heights & My Falldowns, il chitarrista
Marcello Cosenza, un “L.A.sound” (Los Angeles) certificato sul campo in From Dawn Till Late.
Nei testi, sono citati alcuni dei suoi eroi, personaggi Marvel come il Dr. Strange e i disegnatori
Gene Colan (in Paris Airport ’77) e Steve Ditko citato in Things Got Their Name From A Spell
parte 2, instrumental coda, e in The Man In The Wool Overcoat, disvelatori di magici “hidden
words” (parole nascoste) fianco a fianco con Joan Mirò and the Eye Of Agamotto (sempre nella
suite Things Got Their Name From A Spell). Per la cronaca…Joan Miró i Ferrà (in breve: pittore, scultore e ceramista spagnolo, esponente del Surrealismo, arte moderna e Dadaismo, uno degli artisti più importanti del Novecento, surrealista catalano poi trasferitosi a Parigi).

In apertura la title-track Paris Airport ’77, dalle sonorità alla Joe Jackson di Night & Day (1982),
con il piano di Maccabruni in perfetta sintonia e le chitarre in voli pindarici e di oltre 6
minuti. Ritmo sincopato, sornione, con i cori in Dreams Becomes Promises.
Suoni suadenti con la lap steel di Ruben Minuto in Undelivering e quelli alla Ray Manzarek di
Riccardo Maccabruni alle tastiere.
Un disco di amori e passioni rock, pop, di chi è nato alla fine degli anni ’60 (ndr...e la musica vera
era finita). Un saliscendi universale ed emozionale, tra poesia e senso del tempo, nonsense e
leggerezza, incubi notturni (Winter Heights And My Falldowns), trasfigurazioni drammatiche e
lunghe fantasie. Riflessiva la parte 1 di Things Got Their Name From A Spell.
In There Was A Time Luca è voce solista, chitarra acustica, chitarra resonator e nell’assolo acustico e riflessivo di chitarra con Leandro Diana al dobro, Ruben al basso e Maccabruni al piano.
Una scrittura cinematografica e ambientazioni d’oltreoceano. Luca Andrea Crippa è uno Steve
Wynn notturno, visionario, metropolitano. Una musica che talora sfugge alle pure classificazioni stilistiche, ma che vede Luca perfettamente a suo agio, in un album esaltante, dalla freschezza esecutiva, e davvero piacevole.

Track List

  • Paris Airport &rsquo;77
  • Dreams Become Promises
  • Things Got Their Name From A Spell (part 1)
  • There&rsquo;s A Time That Never Ends
  • Same Old Youngster
  • Undelivering
  • Is It All That I Learnt
  • Winter Heights And My Falldowns
  • There Was A Time
  • Things Got Their Name From A Spell (part 2)
  • The Man In The Wool Overcoat
  • Flowers And Sunshine
  • Things Got Their Name From A Spell (coda)
  • From Dawn Till Late