Laura Lalla Domeneghini Due
2014 - Autoprodotto
#Laura Lalla Domeneghini#Rock Internazionale#Songwriting #Folk #Alternative
Due si apre con The man of the rain, brano assolutamente essenziale che a metà vede l’esplosione verso il jazz, la voce di Lalla è morbida e avvolgente ed è sicuramente la protagonista indiscussa di tutto il disco, in risalto anche rispetto alle melodie che compongono il disco. Un ticchettio ci accompagna in Wandering to around, questa volta c’è un piano a fare da sfondo a questa splendida ballata. Atmosfere più cupe ed elettriche per Behind the mirror che si alternano a momenti di stasi quasi inquietanti. Questo disco ha tutta l’aria di essere un lavoro sofferto, ma al contempo è intriso di speranza, di quella luce che si vede oltre il tunnel. You always say gode di un arrangiamento incredibile pomposo nei punti e al punto giusto ed essenziale dove necessario; sembra quasi una filastrocca Losing, il ritmo cadenzato ne è la causa.
C’è un po’ di tutto nel calderone di Lalla, ci sono le atmosfere jazz, quelle che rimandano all’indiefolk e un pizzico di sperimentazione. Too near ha un ritornello che si fa ricordare e canticchiare con facilità. Grilli, ticchettii e perché no? un vecchio carillon che fa subito infanzia, questa volta stiamo ascoltando Bring me flowers. La fine (apparente) di Due potrebbe essere un consiglio: Again, ripetere nuovamente l’ascolto del disco. La reale fine è pure un regalo un remix di The storm a cura di Bahnhof Zoo. È un vero peccato che artisti di questo calibro rimangano nell’ombra in Italia. Tanta fortuna a Laura.