Il primo giorno sulla terra<small></small>
Emergenti • Alternative • pop-rock

Kozminski Il primo giorno sulla terra

2013 - New Model Label

07/05/2014 di Arianna Marsico

#Kozminski#Emergenti#Alternative

Kozminski è il nome dagli echi sovietici dietro il quale si cela un quintetto milanese composto da: Fabrizio Milanesi (voce, piano, rhodes, melodica e clarinetto), Federico Tonioni (voce, sintetizzatori, chitarra acustica e basso), Luca Tavecchio (voce, chitarra elettrica, chitarra acustica e basso),  Marco Fornara (batteria e percussioni) e  Raffaele Bocchetti (chitarra elettrica, chitarra acustica e basso).

Il loro terzo lavoro (dopo l’ep  Bausan del 2007 e Kozminski del 2009), L’ultimo giorno sulla terra, unisce o alterna melodia ed  inquietudini (come in Ritornello). Un pop-rock indie che ricorda altri gruppi come Ministri e Nadar Solo, ma più delicato nell’approccio vocale: il rammentare i due gruppi citati non è sinonimo di mancanza di originalità, quanto di crescita in tempi e contesti sonori affini. Per realizzare questo disco i Kozminski si sono avvalsi della collaborazione di Giuliano Dottori degli Amor Fou e di Amerigo Verardi.

L’iniziale La metà ricorda però un po’ troppo i già citati Ministri  e quindi seppur piacevole all’ascolto, risulta meno originale. Grand Hotel Il Castello è un esempio della  felice sintesi di melodia e dubbio: il brano inizia con note fresche e pensieri rassicuranti “ sono più tranquillo (…) tu sei il mio gioiello”. Ma ecco il dubbio perchè “il pensiero non riusciva comunque a divagarsi dietro questi stupidi discorsi”: la voce va in loop, la serenità dell’albergo a 4 stelle senza climatizzazione  va in frantumi perché arrivano i fantasmi dell’Appennino.

Ritornello invece già inizia sincopata e leggermente più cupa, con gli accordi che sembrano spandere gocce di nero sull’avvenire. Granularia ti investe con un sound morbido e  ricco di arpeggi, che porta ad avventure lontane, anche tra le onde. Niente ha un suono da colonna sonora di un noir, che sale sensuale come anelli di fumo. Mi ha fatto pensare al libro Nero immobile di Cesare Basile, musicato dai Calibro 35, forse per l’atmosfera…

Roma è la gemma del disco: alterna battute rock steady ad una malinconia delicata di piano. Nei momenti strumentali sembra addentrarsi nella bellezza della città e nei suoi luoghi più caotici come la stazione, traboccante di un’umanità di corsa. Le dita sui tasti si fanno a tratti più nervose e veloci, tra immagini radicalmente diverse tra di loro eppure accostate(Agro romano nord e sigarette), come se fosse un album fotografico di memorie che finisce strappato da spinte opposte. Elliott ha un inizio molto soft e cantautorale, delicata come un raggio di sole che fa capolino dalle persiane. Aspettare il Mattino è pulsante ed ossessiva.

La notte inizia con un riff rock’n’roll ed è un crescendo sonoro nelle paure instillate dalla notte, sottolineate da una batteria precisa e marziale. Il Primo Giorno sulla Terra ha qualcosa delle atmosfere post-industriali di Vasco Brondi. Ma il cantato è meno sofferto, e le scene da amarcord narrate danno un tocco più reale e meno visionario.

Dopo il Tramonto è una ghost track delicata, da risveglio dopo un falò sulla spiaggia.

Il primo giorno sulla terra è un disco sincero e ben suonato. Al gruppo serve solo più decisione nell’imprimere la propria personalità ai brani, per far sì che nell’ascoltarli vengano subito in mente i Kozminski e nessun altro gruppo, per quanto interessante.

Track List

  • La metà
  • Grand Hotel Il Castello
  • Ritornello
  • Granularia
  • Niente
  • Roma
  • Elliott
  • Aspettare il Mattino
  • La Notte
  • Il Primo Giorno sulla Terra
  • Dopo il Tramonto (ghost track)