Ivan Graziani Ivan Graziani - Per gli amici
2024 - Numero Uno/Sony Music
"La vera amicizia resiste al tempo, alla distanza e al silenzio" scrive Isabel Allende. E viene in mente questa frase, ascoltando Per gli amici, il nuovo, miracoloso disco di Ivan Graziani. Otto canzoni ritrovate - grazie al lavoro della famiglia, prodotte dal figlio Filippo e Tommaso e della moglie Anna - distribuite dalla storica Numero 1, la stessa casa discografica che aveva pubblicato il primo album solista dell'indimenticato cantautore.
Per chi, come me, si è entusiasmato scoprendo, tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta, la graffiante scrittura e la verve chitarristica di Graziani, questo lavoro significa molto. Significa riannodare le fila di un'amicizia resistente e significativa, che ha plasmato l'educazione, etica e musicale, di una generazione in cerca di qualcuno che la cantasse senza vittimismi nostalgici, ma con lucida consapevolezza.
Ma l'operazione compiuta dal figlio è scevra da qualsiasi sentore di lontano amarcord; piuttosto, per chi ha amato la produzione dell'artista, è la luminosa conferma che ancora tanto ci sarebbe stato da scoprire e gustare e vivere, se un tumore non lo avesse portato via, a soli cinquantun anni.
Anche se il disco, rimasto incompiuto, contiene tracce la cui datazione è vaga, dalla metà alla fine degli anni Ottanta, colpisce la freschezza delle armonie e della scrittura, che, combinate, fanno emergere una vena compositiva dall'eterna classicità. Tutti i temi cari all'ispirazione di Graziani sono qui presenti e rielaborati con originalità, dalla riflessione sul duro lavoro, nella splendida La canzone dei marinai - già inserita nell'ultimo disco di Colapesce Dimartino - fino alla satira caustica di TV, passando per il ritratto generazionale in punta di corde de La rabbia.
Graziani è stato infatti anche un ottimo disegnatore, ed è proprio questa, mi pare, la chiave di lettura di tutto l'album: come, appunto, in un album da disegno, sfogliamo ritratti indimenticabili di figure e situazioni, in cui poterci ritrovare. L'ironia disincantata di Miley, la dolcezza chiarissima de L'italianina, dalle sonorità prese da un canto popolare, il sogno misterioso di Ti sorprenderò, avvolgono l'ascoltatore con il timbro inconfondibile di una voce che, come quella di un amico, attraversa e supera i decenni, per riprendere un discorso che si temeva interrotto per sempre.
E proprio Per gli amici si intitola l'ultimo brano - summa di tutto il lavoro, con tanto di citazione profetica e struggente alla sua Gibson, la sua "mamma chitarra", con cui volle essere sepolto, e un breve inserto di quella Lugano addio che gli diede il successo popolare.
"Che mi venisse un raffreddore se ora e sempre per gli amici non suonerò."
Suona ancora, Ivan. Gli amici ti ascolteranno sempre.
Per chi, come me, si è entusiasmato scoprendo, tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta, la graffiante scrittura e la verve chitarristica di Graziani, questo lavoro significa molto. Significa riannodare le fila di un'amicizia resistente e significativa, che ha plasmato l'educazione, etica e musicale, di una generazione in cerca di qualcuno che la cantasse senza vittimismi nostalgici, ma con lucida consapevolezza.
Ma l'operazione compiuta dal figlio è scevra da qualsiasi sentore di lontano amarcord; piuttosto, per chi ha amato la produzione dell'artista, è la luminosa conferma che ancora tanto ci sarebbe stato da scoprire e gustare e vivere, se un tumore non lo avesse portato via, a soli cinquantun anni.
Anche se il disco, rimasto incompiuto, contiene tracce la cui datazione è vaga, dalla metà alla fine degli anni Ottanta, colpisce la freschezza delle armonie e della scrittura, che, combinate, fanno emergere una vena compositiva dall'eterna classicità. Tutti i temi cari all'ispirazione di Graziani sono qui presenti e rielaborati con originalità, dalla riflessione sul duro lavoro, nella splendida La canzone dei marinai - già inserita nell'ultimo disco di Colapesce Dimartino - fino alla satira caustica di TV, passando per il ritratto generazionale in punta di corde de La rabbia.
Graziani è stato infatti anche un ottimo disegnatore, ed è proprio questa, mi pare, la chiave di lettura di tutto l'album: come, appunto, in un album da disegno, sfogliamo ritratti indimenticabili di figure e situazioni, in cui poterci ritrovare. L'ironia disincantata di Miley, la dolcezza chiarissima de L'italianina, dalle sonorità prese da un canto popolare, il sogno misterioso di Ti sorprenderò, avvolgono l'ascoltatore con il timbro inconfondibile di una voce che, come quella di un amico, attraversa e supera i decenni, per riprendere un discorso che si temeva interrotto per sempre.
E proprio Per gli amici si intitola l'ultimo brano - summa di tutto il lavoro, con tanto di citazione profetica e struggente alla sua Gibson, la sua "mamma chitarra", con cui volle essere sepolto, e un breve inserto di quella Lugano addio che gli diede il successo popolare.
"Che mi venisse un raffreddore se ora e sempre per gli amici non suonerò."
Suona ancora, Ivan. Gli amici ti ascolteranno sempre.
