Crackdown<small></small>
Jazz Blues Black • Blues

GA-20 Crackdown

2022 - Karma Chief / Goodfellas

21/10/2022 di Pietro Cozzi

#GA-20#Jazz Blues Black#Blues #Matt Stubbs #Pat Faherty #Tim Carman #GA-20 #Hound Dog Taylor

Anche se sappiamo che la buona musica non si “pesa” con l'orologio e non si misura a minuti, resta il fatto che il “micro-disco” o “disco-bonsai”, come questo dei bostoniani GA-20, lascia pur sempre qualche perplessità perché per lasciare qualcosa di importante in 28 striminziti minuti devi essere davvero un grandissimo o giù di lì. A questa premessa possiamo aggiungere un altro paio di pregiudizi, così da liberarcene fin dall'inizio. Se il Massachusetts è certamente terra di Padri Fondatori della nazione americana, forse lo stesso non si può dire per la “nazione blues”, che ovviamente si è svezzata molto, molto più a sud, e che da queste parti si è espressa raramente con successo. In più, come se non bastasse, appena attacca Crackdown, l'iniziale Fairweather Friend scatena immediatamente un facile cortocircuito nel cervello: “ah ok, ecco degli epigoni dei Black Keys, versante El Camino....”

Intanto scorrono le tracce, seconda-terza-quarta, e nella testa risuona un immaginario e metaforico “vaffa” del chitarrista Matt Stubbs, anima dei GA-20 insieme a Pat Faherty (chitarra e voce) e Tim Carman (batteria): “Ho suonato con James Cotton, John Hammond e per ben 14 anni nella band di Charlie Musselwhite: può bastare come pedigree o cos'altro vuoi?”. Toccherà allora prenderlo sul serio, questo giovane trio nato nel 2018 che ha alle spalle pure un omaggio alla musica di Hound Dog Taylor dal titolo Try It...You Might Like It! (2021). La loro è una musica “nuda”, bare e stripped down per dirla con il più efficace inglese, una musica da “buona la prima”, senza troppi fronzoli, rifacimenti o ripensamenti, soprattutto per quel che riguarda la ritmica, davvero scheletrica e primordiale, mentre la vocalità roca e abrasiva di Faherty contribuisce ad ampliare il tutto, dando un po' di spessore e profondità.

L'ispirazione viene sicuramente dal blues di Chicago e dal rock-blues ma non sono assolutamente da sottovalutare altre influenze, forse addirittura prevalenti in questo disco, come il soul (Dry Run) e soprattutto il rock'n'roll anni Cinquanta e Sessanta, che è alla base di pezzi come Just Because, By My Lonesome, con Little Richard giusto dietro l'angolo, e Double Gettin'. Su tutto prevale un'inguaribile sensazione vintage e nostalgica, non si sa bene quanto spontanea e quanto invece accuratamente studiata a tavolino.

Mezz'ora dopo mezz'ora, ascoltato e riascoltato, Crackdown lascia una sola certezza: questa è una band che va ascoltata dal vivo, la situazione in cui i Ga-20 possono sfondare la barriera dei tre minuti per pezzo e dar sfogo alla loro indubitabile energia. Qualche buon esempio la abbiamo già qui. Il riff di Easy On The Eyes non lascia indifferenti, insieme agli ululati sullo sfondo e alle rasoiate delle chitarre, che sembrano attendere solo il palco per regalarsi un'adeguata sequenza di chorus. Più avanti, l'esile Double Gettin', che dura poco più di un paio di minuti, allarga lo spettro dei ritmi, uscendo piacevolmente un po' dal seminato.

Per il resto, l'impressione è quella di trovarsi davanti a dei bozzetti più a che dei pezzi veri e propri, a delle idee che forse avrebbero meritato una gestazione più lunga, degli arrangiamenti diversi, una spruzzata di originalità in più. Anche lo strumentale Crackdown viaggia da queste parti, e conferma una volta di più quanta cultura musicale e perizia strumentale servano perché uno strumentale abbia davvero un senso. Siano quindi nella categoria del piacevole e nulla più, per una band che al momento sembra molto derivativa, di risulta, ma che forse necessita semplicemente di crescere in maturità e personalità.

 



 

 

 

 

Track List

  • Fairweather Friend
  • Dry Run
  • Easy On The Eyes
  • Crackdown
  • Just Because
  • By My Lonesome
  • I Let Someone In
  • Double Gettin`
  • Gone For Good
  • Fairweather Friend (Final Goodbye)