In your honor<small></small>
• Rock

Foo Fighters In your honor

2005 - RCA / SONY BMG

15/09/2005 di Christian Verzeletti

#Foo Fighters#Rock

Anche i Foo Fighters si sono adeguati alla logica del “più ne ho, più ne pubblico” e sono usciti con questo doppio disco, spinti dalla volontà di lasciare quel segno di cui non sono mai stati capaci.
Dopo dieci anni di carriera e tanti album troppo uguali l’uno all’altro, Dave Grohl e compagni ci provano con un lavoro composto da una facciata elettrica e da una acustica: vengono in mente certi dischi degli anni ’70, i Led Zeppelin di “Physical Graffiti” e il Neil Young di “Rust never sleeps”, ma è solo una questione di formato perché i Foo Fighters continuano sulla strada del loro punk-rock melodico.
Certo ce l’hanno messa tutta per convincere anche i più scettici e dare una prova di qualità da considerare centrale nella loro discografia: oltre alla mole di canzoni, in studio hanno portato anche una notevole quantità di ospiti da Josh Homme a John Paul Jones fino a Norah Jones e Petra Haden.
Lo sforzo è in parte premiato, perché “In your honor” si distingue dai precedenti dischi della band e anche dai troppi punk-rockers attuali, spesso compagni di strada dei Foo Fighters. È un buon album che non riesce però ad uscire del tutto dalla prevedibilità di cui la band ha fatto il proprio marchio.
Sia la “facciata” elettrica che quella acustica suonano anche troppo omogenee, la prima giocata su un pugno di pezzi frontali, la seconda su una manciata di ballate dolenti.
Il cd elettrico ci presenta i soliti Foo Fighters, tutti presi a colpire con fragore su chitarre, basso e batteria: veemenza e compattezza sono le caratteristiche di questa prima parte, senza disdegnare alcuni passaggi pop che rendono il tutto più radiofonico. Si tratta di pezzi ben eletrizzati e armonizzati, che battono a tratti orecchiabili, ricordando gli Offspring, e a tratti più deviati, facendo memoria del grunge e dei Queens of the Stone Age: nulla di memorabile, ma una buona dose di energia che si ascolta volentieri anche solo per la durata di qualche scarica.
Tanta adrenalina meriterebbe però di essere bilanciata con un minimo di inventiva, soprattutto in fase di scrittura, difetto congenito ai Foo Fighters che si riscontra anche nel secondo cd.
Questo risulta più interessante già per l’inedito approccio acustico condito dalle keyboards di Rami Jaffee e da qualche intervento di John Paul Jones (“Miracle” e “Another round”). A parte una “What if I do” in aria di accendini quasi fosse degli Extreme (o dei Mr. Big o dei Tesla, fate voi), una lacrimuccia versata per i Nirvana “(Friend of a friend”) e una “Virginia Moon” stranamente delicata, ci sono delle buone interpretazioni: i pezzi non hanno il peso delle ballads dei Pearl Jam (vedi “No code”), ma suonano dimessi e centrati (vedi “Still” e “Razor”). Insomma, se riuscissero a divincolarsi dall’ossessione di fornire un hard rock piacevole, i Foo Fighters potrebbero essere un gruppo interessante. “In your honor” ne è la prova, anche se non è ancora quel disco in grado di proiettarli al di là dell’airplay di radio e classifiche.

Track List

  • Cd doppio

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