Trust The Process<small></small>
Jazz Blues Black • Jazz

Filippo Ieraci Trust The Process

2024 - artesuono

07/02/2024 di Pietro Cozzi

#Filippo Ieraci#Jazz Blues Black#Jazz #Filippo Ieraci #Simone Serafini #Jacopo Zanette #artesuono #Stefano Amerio

Credere nel processo creativo che si sta portando avanti e seguire con fiducia il percorso che ne scaturisce: se è questo il senso del titolo del disco di Filippo Ieraci, possiamo affermare con certezza che la sfida che sottintende è vinta.

Progetto d'esordio del giovane chitarrista e compositore triestino, Trust The Process si lega a un'idea musicale ben definita e cerca di svilupparla dall'inizio alla fine, dimostrando fin dal primo ascolto personalità e autenticità. L'approccio jazzistico contenuto nei dieci brani non è radicalmente improvvisativo, ma radicato in sequenze di accordi e riff molto definiti.

La passione per il rock, che emerge con chiarezza, non è però mai esclusiva, creando invece il terreno su cui far sbocciare con naturalezza gli assoli, le interazioni fra i membri del trio e gli sviluppi più imprevisti. Più che di jazz-rock possiamo parlare di un tentativo di matrimonio con la forma-canzone, soprattutto quella di più schietta derivazione Americana.

Al “processo” partecipano con lo stesso spirito anche i due compagni di viaggio di Ieraci, e cioè Simone Serafini al basso e Jacopo Zanette alla batteria. Il trio dimostra una forte compattezza di fondo, lasciando però libertà alla sezione ritmica di introdurre alcuni brani con efficacia, di “colorare” qua e là la musica e di completare la parte solistica. Dal canto suo Ieraci mescola bene le carte, riecheggiando l'approccio dei guitar hero del rock (si ascolti Golden Hour), lo stile di John Scofield e Bill Frisell nella loro rilettura del patrimonio americano blues e folk e qualche accelerazione fusion.

Ad aprire le danze è il riff di Shrine of Resurrection, che sembra una dichiarazione di intenti: energico e sottilmente melodico, il brano non sfigurerebbe in un disco di rock classico o di southern rock. Alla stessa categoria appartengono Welcome Home, con la sua elegante sequenza di accordi, e l'incalzante “giro” di notebook, ma in entrambe le tracce gli assoli di chitarra dimostrano una raffinatezza di gusto e di tocco che crea un azzeccatissimo contrasto con la struttura generale. Più avanti The Relentless Mr. M, introdotta dal basso, si accampa al confine tra indie rock, impuntature metal e sviluppi in chiave fusion.

Naturalmente un ampio spazio è riservato alle atmosfere più riflessive. Day Three sfoggia colori morbidi e si presenta come una riflessione jazzistica su una base folk; a introdurre ci sono però i tamburi di Zanette che inseriscono una deviazione timbrica del tutto inaspettata. Eseguita con notevole perizia, My Nightingale è una ballata affascinante in cui è più evidente il classico schema solista-accompagnatori.

Qua e là si gusta anche una piacevole vena da canzone pop: capita in Golden Hour, le cui sonorità soffuse sono screziate, tra poesia e ritmo, da improvvise aperture della chitarra, o nella finale Lowrider, che conquista con il suo tono piacevolmente crepuscolare. Si configura così un disco ad ampio spettro, che merita l'attenzione anche di chi frequenta il rock, il blues, il country e il folk, pur rimanendo saldamente ancorato alla chitarra jazz.

 

Track List

  • Shrine of Resurrection
  • Day Three
  • Welcome Home
  • notebook
  • Golden Hour
  • My Nightingale
  • Shorter Days
  • The Relentless Mr. M
  • Etude
  • Lowrider