![Mundo Solo<small></small>](/foto/musica/recensioni/big/6852-fabiano-do-nascimento-mundo-solo-20231123175343.jpg)
Fabiano do Nascimento Mundo Solo
2023 - Far Out Recordings
Musicista sopraffino nato a Rio de Janeiro, attualmente di stanza fra Los Angeles e Tokyo, il Nostro non pone limiti alla sua sapienza artistica. E grazie ad essa è stabilmente in auge nel moderno olimpo del parterre di artisti quali Sessa, Lucas Santtana e Thiago Nassif (l'indiscusso sperimentatore nelle grazie di Arto Lindsay).
“Archiviati” con Das Nuvens gli intrighi fra chitarra classica brasiliana e pattern elettronici (non a caso disco in adozione Leaving Records, label di appeal sperimentale, un po’ affine a Gerra G e al suo Nucleo Gatopardo), Mundo Solo si inclina più ai tropicalismi sotto il segno Far Out Recordings, nuovo nido cui si consegna il buon carioca, e anche quest’anno sugli scudi tra fresche uscite (Grupo Um, Nicola Conte) e ristampe attese (Visions Of Dawn griffato Moreno/Vasconcelos/Maestro).
In questa “nuova” bolla, do Nascimento si sublima e cala l’asso: imbraccia una chitarra a 6, 7 e 10 corde, ripassando a modo proprio la stoffa in decacorde di Egberto Gismonti (i virtuosismi in CPVM e le sincopi di Txaii, il plettro esuberante di Agua De Estrellas, l’esercizio “sporco”, stoppato e sgangherato, di tecnica squisita, in Paperstrings).
A tratti il respiro è corale (c’è del Verocai sparso), con anche licenze di nostalgia cinematica (qua e là lambelli della placida alchimia centro-sudamericana di Inarritu/Santaolalla).
Il disco, registrato in unica ripresa durante il lockdown fra le mura domestiche losangeline del musicista, tira a lucido il mood meditativo, già apertamente sbandierato nel doppio passo che avvia il disco: in Abertura, scale e pennate tracciano il solco su cui adagiare il balsamo d’effetti di Curumim 2, tacito invito a proseguire i discorsi più avanti, tra soft pads (Coisa), un velluto di arpeggi in 6/8 (Coisa 2) e ghiribizzi sugli armonici (De Manhã).
Giunge poi in Bari un’avvisaglia new age, presa così una freddura, ma si passi il messaggio: tinteggi brazilian fluentemente chill-out, pastelli di chitarra e nubi sparse di riverberi.
Come non bastasse, un tuffo al cuore col gran pathos autenticato Thelonious Monk (Meianoite) e lo spanto puzzle samba di Leo Brouwer (Etude 1).
Poi il finale prolungato, in una stretta di armonie (Dormenor), versate a tutto spiano su effettistiche toccanti (risaie di effusioni fra loop station e infinite guitar).
Mundo Solo rinsalda e rifinisce un linguaggio colto e trasversale, di cui non si è mai sazi. Musica che strega, grembo che consola. Pagine di un libro aperto con dedica al cuore, e preso a sfogliare i più nivei petali dell’anima.