
Daniele Cordisco e Ron Carter Bitter Head
2023 - Nuccia Produzioni
Il risultato, almeno a parere di chi scrive, è decisamente positivo soprattutto per la piena collaborazione tra i quattro e per la sapienza (ed anche generosità) che Carter dimostra, sempre in perfetto equilibrio tra sostegno e contributo senza mai torreggiare e intimidire i partner, cosa che sarebbe potuta accedere anche involontariamente; il combo rimane sempre unito.
Il repertorio è basato su standard principalmente appartenenti agli anni ’40-’50 rivisti in una chiave bop molto moderna anche se evidentemente debitrice della tradizione. Gli arrangiamenti risultano convincenti, virando dalla matrice originale di tipo musical / cinematica ad una vena vivace sia da un punto di vista melodico che soprattutto ritmico.
Da quest’ultimo punto di vista vincere è facile; Carter si è sempre distinto per una istintiva capacità di assumere rilievo nel ruolo emergendo sia come solista che, soprattutto, come regista e come raffinata corposità del sound. Se poi si tiene presente l’organico strumentale, a decisa predominanza ritmica, non meraviglia che proprio questo sia uno degli elementi più interessanti del lavoro. Controtempi, unisoni, raddoppi sui piatti, walking del basso, trame accordali e punteggiature del piano alla Mc Coy Tyner tengono sempre desta l’attenzione pur senza esagerare in inutili acrobazie.
Si diceva del bop; questo aspetto emerge soprattutto nella struttura a chorus dei pezzi, nell’importanza degli interventi solistici e nella metrica, fluida però accelerata rispetto alle matrici base. Ma gli artisti non rimangono fermi alla rigida lezione degli anni ’60. L’aggiunta di una delicata ricchezza alla Joe Pass si mescola a echi di Wes Montgomery, una certa eleganza del mainstream chitarristico temperano il carattere normalmente energico del genere sfumando spesso i passaggi in interplay dagli intrecci a quattro mani.
Le melodie sono sempre riconoscibili e sono rese più corpose da sottolineature armoniche interessanti, tra sobri cromatismi e decorazioni sugli accordi; l’improvvisazione compare più come variazione motivica che come spina dorsale delle interpretazioni, anche se non mancano i classici slanci su scale e “in and out”.
Da sottolineare anche i brani originali di Cordisco, come la title track, che riprendono umori blues, latini e black in generale.
Ad esemplificazione degli arrangiamenti tra gli standard segnaleremmo Canadian Sunset. Brano del 1956, standard da orchestra tra swing e Tin Pan Alley, viene proposto in modo profondamente rivisto. La versione offerta assume un telaio ritmico latino, una tessitura ad intreccio tra cadenze di chitarra / basso / batteria conferendo al brano una ricchezza timbrica grazie alla distinguibilità dei vari toni. Carter è preziosissimo nella regia dell’esecuzione, fungendo da baricentro ritmico – armonico e confermando la sua leggendaria capacità di risaltare nelle sezioni ritmiche. La chitarra è vivace, fantasiosa e molto pulita pur senza essere leziosa. Il piano gioca su schemi tipicamente bop. Morale: rispetto all’originale l’approccio è frizzante e coinvolgente.
Tra i brani originali citeremmo Bitter Head; basato su di una frase melodica semplice e continuamente rielaborata ricorre molto agli unisoni risultando compatto ed attraente; da sottolineare poi il magistrale intervento di Carter al solo, una cavata inimitabile.
Sapiente e godibile, consigliato a tutti, sia agli amanti del genere che ai semplici interessati, in grado di attirare anche i non specialisti.