Curtis Stigers Let's Go Out Tonight
2012 - Concord
Una voce che richiamasse, morbidamente e con intensità, mille voci, da Ray Charles a Willy DeWille sino al primo Tom Waits. Un musicista che sapesse creare, realmente e con intenzione, un credibile corpo di nuovi standard da trovare e da rileggere (nella migliore tradizione jazz) all’interno del mio/nostro Songbook preferito. Uno, cioè, che non avesse paura di inanellare nello stesso album, uno dietro l’altro: Dylan, Eddie Floyd, Steve Earle, Clyde Otis, Richard Thompson e Jeff Tweedy senza presunzione e senza sfigurare. Che scaldasse il cuore d’inverno e lo rinfrescasse d’estate. Capace di trovare anche qualche piccolo brano di autori sconosciuti e, senza paura, mischiarlo con gli altri.
Piaciuto il disco? Neanche da chiedere! E pensare che se non fosse stato per una persona inaspettata (grazie Marika!) avrei, per una volta, scartato il sempre prezioso consiglio dell’amico Leo.
E questo Curtis Stigers da dove viene? Me lo continuo a chiedere per poi scoprire che Stigers di dischi ne ha fatti parecchi, soprattutto con la Concord, e spesso con gli stessi preziosi ingredienti! Senza contare che in nostro compariva in album tra i più venduti di sempre come la colonna sonora di The Bodyguard.
Insomma l’ignoranza non è una scusante e cerco subito di rimediare.
Si parte con il Dylan “minore” di Things Have Changed e siamo subito catapultati in un locale umido e scuro con un batterista con spazzole ben in vista, una chitarra bluseggiante, la tromba a suonare qualche break tra una strofa e l’altra…e la voce calda e leggermente fumosa di Stigers a cullare ipnotica. È la volta di Everyone Loves Lovers di un, a me sconosciuto, David Poe che compare anche ai cori: Soul con stacchi morbidi di fiati e l’hammond a dare colore. Il soul si diceva, ed ecco un brano della premiata ditta Eddy Floyd/Steve Cropper e la voce si immerge in calde e umide atmosfere alla New Orleans contrappuntato dal sax da lui stesso suonato. Tocca a ora alla bellissima Goodbye di Steve Earle. La chitarra arpeggia ipnotica su una morbida ritmica cullante ad aspettare la preziosa tromba di John “Scrapper” Sneider alla fine del primo “giro”.
Insomma mi fermerei qui. L’album non ha mai cedimenti, è tra i migliori dell’anno ed consigliato a tutti tranne che agli amanti monomaniaci di heavy metal. La produzione di Larry Klein (bassista, già marito, e produttore, di Joni Mitchell a fine anni ’70) enfatizza il respiro naturale e l’intimità raccolta dei musicisti e di Stigers in particolare.
Segnalo solo una straordinaria Walzing’s For Dreamers a firma di Richard Thompson che sembra uscita dal primo Waits e la chiusura dell’album con Let’s Go Out Tonight dei Blue Nile (che arriva subito dopo una You Are Not Alone di Jeff Tweedy che non ha nulla da invidiare alla versione di Mavis Staples!), che è solo l’ultimo scampolo di grazia che il disco ci regala tra falsetti arrochiti e trombe sordinate.
Grande disco! Fidatevi!