INFLUX<small></small>
Rock Internazionale • Pop • electro/synth-pop

Cailin Russo INFLUX

2023 - Cailin Russo Inc.

15/06/2023 di Luca Di Pinto

#Cailin Russo#Rock Internazionale#Pop

Volendo immaginare il percorso intrapreso da Cailin Russo nei 5 anni che separano l’EP del 2018 da questo esordio sulla lunga distanza, si direbbe quello di un’artista maturata stilisticamente nei tempi e nei modi giusti. Figlia di Scott, vocalist degli Unwritten Law (estrazione punk), modella e musicista statunitense, Cailin continua a investigare in quel mare magnum che è l’attuale panorama electro/synth-pop, non temendone le trappole di manierismo di cui è pregno. Riesce anzi a rilanciare e a venirne fuori con un piccolo grande prodigio. Non ci sono espliciti riferimenti agli innumerevoli featuring di turno (il più delle volte tronfie velleità con immani effetti boomerang), sempre più dilaganti e fuori controllo. Ma le ispirazioni quelle sì, non indugiano a rivelarsi. E, sebbene marcate, non scadono mai nell’ipertrofia da prodotto preconfezionato. INFLUX si presenta apparentemente algido: Glass Jedi abbozza per pochi secondi i timbri sintetici cui è devoto LA Priest (Late of the Pier), dapprima infusi in un fugace downtempo e poi scardinati da un sommesso cambio di marcia magistrale, in chiave trip-hop/soul, con sovrapposizioni di voci finanche distorte. Ed è tutto un cuore in fiamme.

È un po’ il modus operandi della Nostra, il preludio a quello che verrà, l’eccelsa abilità di farsi alleata della materia sintetica e trasformarla in calde e organiche vibrazioni R&B/soul. Il vero capolavoro è forse Pineapple Crush, ossia tutto quello che non riesce più a Kali Uchis da tanti anni a questa parte (presa com’è dalla ossessiva-compulsiva sbandata latin-oriented che ha marchiato a fuoco il post Isolation, suo apice assoluto).

In His and Hers le folgorazioni sulla via di Lana (quella di Lust for Life) appaiono come la perfetta anticamera che accende i motori e alza i bpm nella successiva Die Down, favoloso episodio dancefloor con un gran carico di emozioni (sensazione che a dirla tutta non trasmette il singolo Psycho Freak, efficace sì, ma non così sobrio e toccante come il lontano parente in scaletta).

Cosa le si vuol rimproverare a Cailin, dopo una prima parte di album dai connotati impeccabili? La tentazione ci sarebbe pure, nello scorgere sul finire la fiacchezza dei momenti più deboli (esattamente dopo l’interlude/conversation Dad, titolo che in una interpretazione verosimile della narrazione fa il paio con un brano a cui papà Scott assegnò il nome della figlia).

Tutto sommato, si fa fatica a non riconoscere la grandezza di questo disco, al quale forse mancava giusto qualche sbavatura, tale da renderlo imperfetto, spettinato e multiforme proprio come si era presentato. Proprio come, forse, l’ascoltatore lo avrebbe esattamente desiderato.

 

 

Track List

  • Glass Jedi
  • Lonely Estate
  • Pineapple Crush
  • His and Hers
  • Die Down
  • Shy
  • Boys Taste Like Drugs
  • Psycho Freak
  • Yah
  • Dad
  • Cherry Blossom
  • Fate`s Interlude
  • Lemonade
  • One