Lost in Time<small></small>
Italiana • Alternative

Black Snake Moan Lost in Time

2024 - Area Pirata Records (IT) - Echodelick Records (USA)

13/06/2024 di Laura Bianchi

#Black Snake Moan#Italiana#Alternative

Mai moniker è stato più descrittivo di uno stato d'animo e della musica che lo esprime; e bene ha fatto Marco Contestabile a scegliere Black Snake Moan come suo nome d'arte, perché racconta in modo efficace atmosfere solo apparentemente aride, ma che nascondono in sé ricchezza e vita, ma anche dolore e riscatto. In effetti tutto torna, se si pensa che questo deriva dall'omonimo brano di Blind Lemon Jefferson, il cui stile influenzò Robert Johnson o Leadbelly; ma non solo: Contestabile vuole con ciò rendere omaggio alla fonte primaria della propria ispirazione, il blues delle origini, ovviamente ridefinito in un'ottica contemporanea.

Il nuovo disco, Lost in Time, è un valido esempio di come si possa riscrivere la tradizione senza tradirla; le ispirazioni Delta Blues, nel lavoro, si fondono con la psichedelia (con tanto di Hammond che ricorda i Doors, in Come on Down) e il western folk, tracciando una linea immaginaria tra il sottosuolo etrusco, regione da cui l'artista proviene, e i deserti del Sud - si direbbe, di qualsiasi Sud del mondo -, regno del serpente, riprodotto anche in copertina. Se il serpente è il simbolo del cambiamento, è atrettanto giusto che Contestabile l'abbia scelto come proprio animale totemico, tanto le sue composizioni sono ricche di passaggi trasformativi, guidati quasi sempre da una voce, i cui echi scendono in profondità, in linee melodiche e reverberi che arricchiscono la partitura, come in Shade of the Sun, o nella morrisoneggiante Goin' back.

E, se la copertina a cura di Laura Kensington intende parlare a chi si appresta a gustare il disco - nel migliore stile delle produzioni dei tempi in cui la musica non era liquida, e gli artwork erano fondamentali -, ecco che la clessidra, attorno a cui il serpente si avvinghia, significa la lucida percezione della labilità del tempo, che scandisce i cambiamenti, e che si può momentaneamente sconfiggere attraverso la persistenza della memoria, alla Dalì, con piccole opere d'arte destinate a sfidare gli anni. 

Se si ascolta infatti l'affascinante Sunrise, che vede la partecipazione straordinaria di Roberto Dell’Era (Afterhours, The Winstons) al basso e voce, si coglie appieno il senso del percorso: testi visionari e materici insieme, fusione di voci e strumenti, ritmo coerente con le atmosfere, cura estrema negli arrangiamenti...e una chitarra desertica, che sembra indicarci la strada, nella nostra trasmigrazione in questo mondo. Percorso ricco e cangiante, dagli echi orientali (Put Your Flowers), che, dopo il sorgere del sole, si apre a immagini dense di suggestioni acustiche, che a loro volta donano slancio al cammino, fino al varcare il confine tra speranze e realtà (Cross the Border).

Un disco da ascoltare integralmente, che si presta poco a una fruizione isolata, perché, come un vinile degli anni Settanta, narra una storia, lato A e lato B, e conduce l'ascoltatore con sé, in un viaggio unico e arricchente. La dimensione live con l'esecuzione integrale del lavoro esalterebbe ulteriormente questa prospettiva.

 

Track List

  • Dirty Ground
  • Light The Incense
  • Come On Down
  • Shade Of The Sun
  • Sunrise
  • Goin` Back
  • Put Your Flowers
  • West Coast Song
  • Cross The Border