Alessandro Deledda Club Notturno

Lavoro magnetico, attraente, solido nelle sue fondamenta ma originale nell’esposizione questo Club Notturno di Alessandro Deledda, pianista e compositore sardo che si muove tra jazz tradizionale, musica contemporanea ed elettronica confermandosi come una delle figure più interessanti nel panorama nazionale attuale.

Stando alle indicazioni dell’artista il lavoro è ispirato al cinema e ai b-movie degli anni ’70, recuperando sonorità funky e “zappiane” tipiche del jazz elettronico di quel periodo. L’ascolto del lavoro porta però a impressioni più ampie, più ricche di riferimenti e soprattutto più radicate in visioni attuali, lontane da un puro rifacimento di stilemi di cinquant’anni fa.

Sicuramente certi richiami ai Weather Report o ai più nazionali Napoli Centrale sono pertinenti, tuttavia il tessuto cinematico e un mood underground, da culto quasi, perfettamente compatibile con il richiamo ai b-movie, rende il lavoro figlio dei tempi correnti grazie a una rielaborazione di influenze restituite in modalità non derivative.

Una componente fondamentale del disco è certamente l’ensemble che accompagna Deledda, composto da musicisti totalmente compatibili con lo spirito dell’opera.

Francesco Bearzatti (sax e clarinetto) si conferma alfiere di una concezione musicale libera; alla costante ricerca del suono, è sempre in grado di esprimere una personalità decisa, a suo agio tra swing e punk, tra eredità dei vecchi maestri (Webster e Coltrane, per dirne alcuni) e sintesi post-bop, tra flessibilità nelle ballate e tiro duro quando ci si ispira al rock. Un tassello importantissimo in questo progetto proprio per via di quell’eclettismo, inteso in senso creativo, funzionale al progetto.

Danilo Gallo (basso elettrico), vulcanico interprete dalle mille sensibilità ed inclinazioni, un autentico basamento ritmico che qui si presenta su metriche fluide, con un walking che non si limita alle cadenze, ma che genera tensioni positive. Distante in questo caso da alcune sue interpetazioni cadenzate, ossessive, visionarie, Gallo offre uno slancio denso di istinto pur nel rispetto delle geometrie del combo. Strategicamente decisivo.

Riccardo Catria (tromba, flicorno), giovanissimo artista umbro, classe 1999!!! All’ascolto pare di essere alla presenza di un senior del proprio strumento capitalizzando la lezione di Davis, ma anche di una modernità alla Falzone. Un’autentica rivelazione.

Marco D’Orlando (batteria), altro giovane componente del gruppo (classe 1994), interprete di un drumming trascinante, normalmente in up-tempo, conferendo una vivacità intensa all’andamento dei brani. Notevole la sua capacità di non sovrastare i partners, riuscendo sempre a restare a un livello giusto di dinamica, evitando inutili acrobazie e adottando schemi integrati quasi in polifonia con evidenti richiami alla tradizione afro-americana.

Il quintetto mette sul tavolo tutte le proprie qualità arrivando a un risultato con un’alta cifra in termini di potenza comunicativa. Arie “noir”, stacchi e riprese, slanci e passaggi distesi, clima sempre decisamente metropolitano; il tutto con una vena melodica sovente non prevedibile e scontata che, in questo senso, si allontana da un banale sostegno di colonna sonora per arrivare ad essere elemento narrativo.

Particolare rappresentativo è G.R.A. Un inizio con un breve, ma efficace motivo, un basso pulsante in unisono alla tromba (gran bell’effetto), uno schema mai puramente solista, un chorus del rhodes tra il funk e l’elettrico, una breve ripresa finale del tema per un pezzo in perfetto equilibrio tra freschezza e legami con la tradizione.

Se invece si vuole apprezzare la particolarissima voce delle ance si rimanda a Club Napoli; qui Bearzatti si esprime in tutte le sue caratteristiche con una bellissima staffetta verso la tromba di Catria. Un pezzo dalle forti caratteristiche progressive, offerte però senza alcuna tediosa malizia.

Un gran bel lavoro, consigliatissimo, in grado di arrivare a tutti in modo diretto ed immediato.