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Alberto Bertoli Bertoli
2014 - I Nomadi Editing and Pubblishing srl
Sarà che la via Emila corre ancora lunga e dritta al West di gucciniana memoria. Sarà che a casa Bertoli la canzone è sempre stata ritenuta roba seria. Sarà (dunque) per gli ottimi ascolti e le altrettanto ottime frequentazioni accumulate nel tempo, tra tributi ed EP (da Liga a Ruggeri, da Carboni a Bonaffini ai Nomadi, che nella fattispecie lo hanno prodottto nella persona di Beppe Carletti), ma che Alberto Bertoli - e il suo disco con lui - abbiano passo e scorza buoni per giocarsela, in un futuro prossimo di notevoli soddisfazioni, si vede a occhio e si sente a orecchio.
Come prima cosa, per esempio, il disco sa bene come mantenersi a distanza dalle storielle d’amore e dai decadentismi di portata ombelicale (bene, bravo, bis). Come seconda, non dimentica che l’impronta autentica del folk-rock è ruvida, e imparentata stretta al tono del messaggio. Poi c’è anche che dalla sua schiera sovente incisi + refrain che vanno dritti al bersaglio della testa come nemmeno le frecce apache del bel tempo che fu. Ne discende un album solido, schietto, scritto bene e interpretato con personalità (no virtuosismi fine a se stessi né languorosi falsetti di circostanza, per capirci). Muscolare e misurato se serve, al punto da autorizzare a parlare di buona coesione tra le parti.
La scaletta si declina in dieci tracce, duranti quanto basta per dire ciò che si deve nel modo in cui si dovrebbe. Tenendo cioè gli occhi aperti sulle cose della vita e degli uomini che la interpretano da sparring partner e/o da pesi massimi. Si apre con un ricordo a ciglia asciutte di papà Pierangelo (E così sei con me) - quasi per assicurare e assicurarsi di averne raccolto il testimone -, ri-evocato anche in Delta, cover che non arretra di un millimetro dall’originale. Il resto è quasi tutta farina del sacco cantautorale di Alberto. Declinato con piglio da denuncia (Quando non ne hai più, Mondo di media, La storia di Elena). Descrittivo (felicemente descrittivo, a tratti ligabuiano, come nella scorrevole Sulla statale 106). A tesi (Come un uomo, che trae lo spunto del terremoto dell’Emilia). Colorato, in senso hirish (Senza davvero un perché), e in un paio di circostanze (Il clown, Se sarai lontana) persino introspettivo, al punto da dimostrare che anche i duri hanno un cuore capace di battere quando e se occorre.
Cos'altro dire ancora? Ah sì, che anche la copertina del disco rende l’idea del contenuto: massiccia ed essenziale in un unicum azzeccato, con il rosso di Bertoli campeggiante in campo nero, perché nessun altro colore come il rosso calza tanto a pennello per quel cognome. Se avete afferrato - e mi passate - il rimando traslato.