Aa.vv.

live report

Aa.vv. Roma, Casa del Jazz

27/09/2015 di Arianna Marsico

Concerto del 27/09/2015

#Aa.vv.#Italiana#Alternative cantautorato

Roma si riprende se stessa. Nel festeggiare con la tre giorni di eventi Restart i 10 anni dell’associazione calabrese daSud, in prima linea contro le mafie, la Città Eterna cancella le scene da brutta copia dei film di Kusturica viste ad agosto.  Emerge una Roma fatta di onestà e passione. Ed è bello vedere all’evento famiglie con bambini.

Tanti sono gli artisti, non solo calabresi, accorsi alla manifestazione presso la Casa del Jazz, amici nuovi o da una vita di daSud.

La serata conclusiva è affidata alla conduzione di Dj Mixo (ammetto di aver fatto fatica a riconoscerlo senza il caschetto rosso) e a un bel programma musicale. 

Apre  la serata Roberta Cartisano, quasi timida nella sua maestria tra chitarra e piano, con La grande notte, dal suo concept album L’ultimo cuore (2013).

A seguire il calabrese Carmine Torchia, che presenta il suo nuovo Affetti con note a margine. Emozionato e con un’aura di candore (il che è un complimento) canta Dio non  è un santo, la tenera L’amore è un atto politico, Cielo di Levanto  (l’astronomia  per certi versi  fa da fil rouge a diversi pezzi di Carmine)e L’ora X.

Dopo la dolcezza del cantautorato, dopo la poesia baciata dalla luna e dalle stelle è l’ora di passare ad una band. O forse complesso, con tutto il suo sapore di passato, può essere una definizione più adatta per i Têtes de Bois. Coloro che hanno portato in italiano le liriche di Léo Ferré portandole nuovamente alla ribalta.

E di Ferré è l’iniziale Non si può essere seri a 17 anni, dedicata all’appena scomparso Pietro Ingrao, ricordando il quale raccontano di un piccolo concerto a casa sua. Alla cruda Cuore di cane fa seguito un brano il cui testo è stato scritto da Ibrahimi, un ragazzo africano in fuga dalla sua terra. We are not going back diventa è lenta come un canto nei campi di cotone, blues per certi aspetti. L’esibizione  si conclude con un augurio, dato dalla splendida Felici come mai.

Ed ora si torna in Calabria, con Peppe Voltarelli in giacca blu. Distratto ma però  è verace ed appassionata. Sciakatan con la sua ironia spiana la strada alla vena istrionica di Voltarelli nel prologo a Lamentarsi come ipotesi, originale elogio del lamento come atto creativo. Con la scatenata Onda Calabra, per certi versi uno dei brani più affini al messaggio della serata  Peppe ci saluta (per ora).

Lorenzo Colapesce ci riporta ad una dimensione più raccolta a livello sonoro e di contenuti, anche se non del tutto raccolta nell’io, meno ironica. Maledetti italiani esemplifica questa contrastata ricerca di equilibrio tra quello che accade nel mondo e la dimensione privata.

Marina Rei canta dalla batteria e ci accompagna in un set che mette in risalto la sua voce, sempre più intensa, e che come una corda di velluto ci porta nel lato oscuro dell’essere donna (Donna che parla in fretta) e delle relazioni (I miei complimenti).

E per ultimo sale sul palco Dario Brunori, che si autodefinisce con ironia una moscieria buona a mandare tutti a casa. Ed invece era tra i più attesi! Arrivederci tristezza è da cantare con gli accendini accesi. Come stai?  viene etichettata da Brunori stesso come un  “clamoroso plagio di Please don’t go”, tra le risate generali. Rosa da filastrocca sul finale si fa tesa e rabbiosa.

A questo punto si è fatta quasi mezzanotte, e non è solo il compleanno di daSud. Pasquale Grosso e gli altri ragazzi di daSud portano la torta per Dario, che fa 38 anni.

Tra l’incredulo ed il contento, il cantante si schernisce e poi inizia Guardia 82.

Sembrerebbe tutto finito, ci sono stati anche gli applausi per tutti i ragazzi dell’associazione. Ed ecco che invece salgono anche tutti gli altri artisti che si sono esibiti nella serata per cantare Bandiera Bianca. Lo spirito della cosa è effettivamente, per dirla alla Brunori, quello della fagiolata per divertirsi, solo Carmine Torchia e Lorenzo Colapesce sembrano stare attenti alle parole, Voltarelli , come dirà Mixo ridendo“ evidentemente non la sa”. Ma forse anche con un sorriso ed una fagiolata si può sconfiggere la mafia.