Crystal Thomas

live report

Crystal Thomas Marina di Ravenna/ Spiagge Soul

27/07/2023 di Giovanni Sottosanti

Concerto del 27/07/2023

#Crystal Thomas#Jazz Blues Black#Blues

Il vento fresco e insistente che soffia stasera sulla rassegna Spiagge Soul a Marina di Ravenna si tramuta, per fortuna solo metaforicamente, in un vero e proprio tornado quando Crystal Thomas e la sua band prendono posto sul palco e iniziano il concerto.

Nella voluminosa mole della giovane blues soul singer di Shreveport, Louisiana, si condensano alla perfezione energia, feeling e capacità interpretative. Un passato come trombonista con Johnnie Taylor, un disco all'attivo, New Dig This! del 2021, in cui compaiono nomi leggendari come Lucky Peterson all'organo e Chuck Rainey al basso, ma soprattutto una carica esplosiva che sul palco esplode in tutta la sua trascinante energia positiva.

All'inizio il pubblico presente è decisamente poco numeroso, tutti seduti, come intimiditi, in un silenzio quasi irreale. Nessun problema, ci pensa lei, lo strumentale Blues Funk funge da intro, poi si parte e a quel punto non ci sono più freni. I'm A Fool For You Baby di Allen Toussaint scalda subito i motori, I Don't Worry Myself e One Good Man (Janis Joplin) proseguono il viaggio attraverso le paludi della Louisiana, dove soul, r&b e bayou country si amalgamano alla perfezione.

Il pubblico comincia a scaldare le mani e i cuori, la piazza si riempie e i primi avventurosi abbandonano le sedie per ballare sotto al palco. Crystal regala sorrisi a trentadue denti, risplendenti e bianchissimi sul suo volto pacioso e nerissimo. La band la segue alla grande, basso, chitarra, batteria e tastiere lavorano di fino, il resto lo fa Crystal con una voce potente, roca e trascinante. Don't Move Me No More e The Blues Ain't Nothing But Some Pain raccontano di blues neri e fumosi, mentre Treat A Dog, Woman Don't Lie, Ghost Of Myself, Can't You See What You're Doing To Me e Baby Don't Leave Me accendono la temperatura con r&b sporcati di funk tirati, vibranti e sanguigni. Il finale con No Cure For The Blues riporta alle orecchie l'Aretha dei tempi migliori, mentre Let The Good Times Roll conclude alla grande con un omaggio al fulmicotone per sua maestà B.B. King.

Le serate quelle poco risapute, ma forse per questo ancora più belle.