AA. VV.

live report

AA. VV. Glory Days in Rimini 2023

23/09/2023 di Giovanni Sottosanti

Concerto del 23/09/2023

#AA. VV.#Rock Internazionale#Rock

Rimini come luogo dell'anima e i Glory Days impressi a vita nel cuore. Basterebbe questo, ma se non ci sei mai stato, non puoi capire. Perché settembre racchiude da sempre al suo interno una magia malinconica e struggente, i colori autunnali ormai incombenti, mentre l'estate è ai titoli di coda.

Rimini e il suo lungomare, la ruota panoramica e gli stabilimenti già in letargo, sapori romagnoli e salsedine. In tutto questo i Glory Days raccontano da ventiquattro anni (24!!!) una storia di cuore, passione, forza, testardaggine, sogni, speranze, illusioni e, soprattutto, Condivisione. Come un nastro che si riavvolge, rivedi volti, storie e suoni che hanno illustrato la colonna sonora di quasi mezzo secolo. Un miracolo che ogni anno puntualmente torna a perpetuarsi, tra salti mortali economici per rientrare delle spese e doppi carpiati organizzativi, anche perché ormai da anni i fondi stanziati alle voci spettacolo, musica e cultura sono meno di zero.

Lorenzo Semprini e Silvia Calzolaio, coadiuvati dai magnifici ragazzi dell'organizzazione, anche per questa edizione hanno messo già un programma ricco e variegato. Il venerdì pomeriggio l'incantevole scenario della Cappella Petrangolini toglie il fiato e riempie gli occhi di bellezza. La chitarra acustica e la voce di Sergio Marazzi catturano i cuori dei fortunati presenti con i brani del suo ultimo lavoro LITOW (Love Is The Only Way), uscito pochi mesi fa sotto lo pseudonimo Light And Scars. Nel suo breve set scorrono Around The Bend, Tragic Spell e la title track, interpretazioni intense, intime e vibranti. Nel mezzo trova posto anche una cover di One Step Up, testimonianza del Bruce più malinconico e crepuscolare.

Poi è la volta di Don Antonio che, armato di chitarra elettrica e synth, accompagnato da Diego Sapignoli alla batteria, Gianni Perinelli al sax e Sergio Marazzi alla ritmica, passa nel frullatore minimalista e magnetico dei Suicide pezzi più oscuri e defilati del songbook springsteeniano. Da Lucky One a 57 Channels, passando per Born In The USA e Badlands, per arrivare a All The Way Home e Ain't Got You e finire con Shoot Out The Light e Pink Cadillac, tutti i pezzi vengono stravolti e rivisitati attraverso la lente di un talking blues sgangherato, psichedelico e spettrale. Quanto di meno convenzionale, acchiappa applausi e già ascoltato in tanti anni di Glory Days. Anche per questo particolarmente apprezzato, oltre che per la perizia fuori discussione dei musicisti.

La sera illumina il molo di Rimini, in fondo le luci del Rockisland danzano tra le gocce di una pioggia fitta e l'emozione di tornare tra quelle mura. Locale storico per i Glory Days, un po' il nostro Stone Pony, testimone di memorabili serate tra rock'n'roll, sudore, birre e onde monumentali. Gli opening set di Terje Nordgarden, Rob Moir, Carlo Ozzella e Daniele Tenca Trio ribadiscono una volta ancora che la buona musica non ha colori, stati e confini e che il rock'n'roll non è solo sballo e divertimento, ma spesso è chiamato a veicolare messaggi di impegno politico e sociale.

Però è anche il venerdì sera dei Glory Days, per cui via i tavoli e le sedie, perché sul palco adesso ci sono i Miami & The Groovers insieme alle Pepper Blondes ed è subito rock'n'roll. Dopo Tears Are Falling Down e Good Things dal repertorio della band, si accende il sacro fuoco di Elvis tra Shake, Rattle & Roll, All Shook Up, Burning Love, That's Allright Mama, Hound Dog e una trascinante Suspicious Minds. No Surrender e I Fought The Law strappano la volata, Follow That Dream invece strappa i cuori, mentre We're Still Alive e People Have The Power lanciano un messaggio chiaro, forte e diretto.

Il tempo di rifiatare qualche minuto, quando poi sulle assi del Rockisland sale The Mama Bluegrass Band, questa volta veramente non ce n'è per nessuno. I sei musicisti lombardi capitanati da Marco Andrea Francis Ford Carnelli danno vita a due ore di concerto letteralmente travolgenti, martellanti e infuocate. Un fuoco di fila incessante e senza pietà tra punk, rock, rock'n'roll e ballads Irish folk, in mezzo una Folsom Prison che neanche Johnny Cash e It's A Long Way To The Top che neanche gli AC/DC. That's All Folks, Raging Bull, Better Ways, Same Soul e Who Can Ask For Anything More le più apprezzate dal repertorio della band, anche se tutto il set merita l'applauso appassionato e sudato di tutto il Rockisland. L'impressione finale è che ti sia passato sopra un treno in corsa, ma non ti ha fatto male ed è tutto maledettamente piacevole.

Il sabato sera conclude questa edizione dei Glory Days, intitolata Chimes Of Freedom per i 35 anni del tour di Amnesty International. La suggestiva cornice della Corte degli Agostiniani ospita Daniele Tenca & Freedom Band per una riproposizione energica e vibrante di quei concerti. Non servono le sedie, perché dopo pochi minuti siamo tutti sotto quel palco a rivivere emozioni sempre vere, forti e attuali.
And we gazed upon the Chimes of Freedom flushing..

Moa Holmsten arriva dalla Svezia con personalità, energia e una voce che scuote dal profondo. Le sue versioni di Soul Driver, Lift Me Up, Sad Eyes, If I Should Fall Behind, Highway 29 e State Trooper sono i punti più alti di una performance intensa, magnetica e ammaliante, mai prevedibile e scontata, ma sempre nuova e sorprendente.

Il gran finale vede poi tutti i musicisti sul palco per Born To Run, Glory Days e Twist & Shout sparate più in alto possibile, mani alzate e cuori verso il cielo. 

Thank you, Guys.

Glory Days a tutti. 

 

(Foto dalla pagina dei Glory Days e da quella di Daniela Coco)