Glen Hansard

live report

Glen Hansard BOtanique Festival - Bologna

18/07/2012 di Laura Bianchi

Concerto del 18/07/2012

#Glen Hansard#Rock Internazionale#Songwriting

GLEN HANSARD: LA SCOMMESSA – VINTA - DI UN BUSKER NELL’ANIMA

Guardingo, circospetto, un po’ diffidente, Glen Hansard sale sul piccolo palco del BOtanique Festival, ai Giardini  di Via Filippo Re, a Bologna, per l’unica data italiana del suo tour, che dovrebbe promuovere il nuovo lavoro Rhythm and Repose (dovrebbe, perché, alla fine della serata, della ventina di canzoni solo tre risulteranno estratte da quel cd), e che per l’occasione si propone in una versione acustica, chitarra e piano (anche se quest’ultimo suonato solo in un pezzo, The storm, it’s coming).

Lo aspetta una piccola variegata folla: famiglie con prole al seguito, appassionati di vecchia data dei Frames (il gruppo di cui è stato il front man dal 1990), fanciulle innamorate di lui dopo averlo visto in Once, il film del 2006 che gli ha dato la notorietà mondiale, e che aspettano - invano - di ascoltare Falling slowly, ex ragazzi che lo avevano scelto come eroe dopo averlo visto in The committments, il film del 1991 che lo ha fatto conoscere, gli indi_geni  curiosi, gli indie_e_basta, i  frequentatori di concerti_dove_si_va_per_fare_casino, che pretendono il pubblico in piedi, gli appassionati, che, dopo averlo visto all’opera con gli Swell Seasons in un indimenticabile tour teatrale di due anni fa,  vogliono stare seduti, accontentati da una precisa richiesta dello stesso artista.

Il  pubblico dà un’idea della poliedricità di questo quarantaduenne songwriter irlandese, che convive da sempre con le contraddizioni del busker, in bilico fra languori romantici ed esplosioni espressive; una scommessa vinta, attraverso una scrittura nitida e una voce duttile, capace di passare da tonalità alla Van Morrison (debitamente omaggiato con una Astral weeks da brivido) a vibrazioni intimistiche alla Mic Christopher (l’amico cantautore morto a soli 32 anni, di cui esegue un’emozionante Heyday).

Hansard, da esperto busker, si rende conto,  subito dopo la prima canzone (che non a caso si intitola Song for someone), che il pubblico è lì proprio per lui, che conosce i pezzi, che lo ama e lo accetta incondizionatamente,  a cui non importa che con lui non ci siano i fidati Frames, né l’esangue Marketa Irglova. E si apre ad un dialogo fitto, ironico, intelligente, aperto e umile, come se fossimo tutti su un marciapiede di Grafton Street ad ascoltare un ragazzo alle prime armi.

Sappiamo quindi che arriva dritto dal concerto di Springsteen della sera prima a Dublino (‘ci sono andato per imparare dal maestro; quando l’ho visto sul palco, ho pensato: - Gesù Cristo, quanta strada devo fare ancora! –‘), e i più attenti notano che al polso porta ancora il braccialetto per il ‘pit’, la zona sotto il palco dei fans più accaniti; conosciamo da lui i suoi trascorsi italiani, a Firenze, in casa di un pittore playboy (‘ e ho imparato tantissimo a casa sua…’ – segue espressione allusiva e inequivocabile); lo vediamo imbracciare la chitarra bucata, suo marchio di fabbrica, e interpretare prima Drive all night, poi Twist and shout , in omaggio al ‘master’; lo sentiamo ridere, cogliere i suggerimenti della gente, duettare con una ragazza del pubblico, ironizzare sul cristianesimo irlandese e la sua tristezza, improvvisare e attraversare pezzi altrui, come Cactus dei Pixies, oppure Passing through di Pete Seeger, con cui, staccata l’amplificazione ed avvicinatosi ancor più al pubblico, conclude la serata, dirigendo tutti in un sing-along tipicamente seegeriana.

E i sorrisi che Hansard regala anche dopo il concerto sono la conferma che un artista vince la scommessa col proprio pubblico solo quando riesce a sposare la bravura con la comunicativa, la simpatia, l’umiltà e la capacità di guardare negli occhi chi lo segue.

la splendida foto è di: Cristina CHECCHETTO

SETLIST
 

Song for Someone (The Frames)

Drive All Night (Bruce Springsteen cover)

Leave (The Swell Season)

The Storm, It's Coming (al piano)

Love Don't Leave Me Waiting (con un accenno di "Respect”)

Low Rising (The Swell Season)

Astral Weeks (Van Morrison cover)

In These Arms (The Swell Season)

Cactus (Pixies cover)

Come Away to the Water

Star Star (The Frames)

Twist And Shout

Say It to Me Now (The Frames)

Back Broke (The Swell Season)

Heyday (Mic Christopher cover)

Bis:

When Your Mind's Made Up (The Swell Season)

Passing Through (Pete Seeger cover)