Israel Nash

live report

Israel Nash Chiari/ Auditorium

17/02/2024 di Giovanni Sottosanti

Concerto del 17/02/2024

#Israel Nash#Americana#Songwriting

L'automobile corre leggera lungo chilometri di ricordi, riaffiorano suoni e colori di un passato lontano, che pensavi e temevi quasi sepolto. Dodici anni non sono pochi, a pensarci bene sono davvero tanti, potremmo raccontarci tante vite trascorse dall'ultima volta.

Israel Nash allora era un gigante appena trentenne sceso dalle montagne del Missouri, figlio di un pastore battista, capelli ispidi e barba rurale a ricordare le sue origini. Idee chiare e sogni da raggiungere in una New York che nel 2009 ispirò il primo, meraviglioso capitolo del ragazzone di montagna, che all'epoca aghiungeva anche Gripka nel cognome.

Una copertina semplice e suggestiva e un suono figlio diretto della Grande Mela, tra suggestioni di Ryan Adams, Elliott Murphy, Willie Nile e Jesse Malin, ma anche l'inconfondibile impronta acida del loner canadese. Due anni dopo la consacrazione con Barn Doors And Concrete Floors, in cui si affacciavano echi degli Stones di Exile e unghiate di heartland rock, mentre, in Rain Plans del 2013, il suono si apriva a sonorità west coast, armonie vocali e spazi infiniti.

Dopo un paio di prove sfuocate e poco convincenti, il brillante ritorno con Topaz nel 2021, seguito dalla conferma a nome Ozarker della fine dello scorso anno, di cui abbiamo scritto qui. Un bagaglio sonoro arricchito da inserti di psichedelia e southern rock e la conferma di una sempre fervida ispirazione nella scrittura di ballads folk rock.

Stasera l'Auditorium Scuole Primarie di Chiari presenta il colpo d'occhio delle occasioni importanti e l'apertura del duo varesino Ropes Of Sand scalda i cuori, con un riuscito mix tra blues e folk.

Quando Israel Nash guadagna il palco con la band, Eric Swanson pedal steel, keyboards, guitar, Curtis Roush guitar, Alex Marrero drums e Jesse Ebaugh basso, parte subito alla grande con la doppietta Can't Stop e Ozarker, dall'ultimo album.

Qualche problema tecnico, poi prontamente risolto, interrompe momentaneamente il flusso di emozioni già in circolo. Niente paura: il colosso del Missouri, capelli fluenti ingrigiti dagli anni, non batte ciglio e guida la sua truppa attraverso uno splendido viaggio musicale, energico e diretto, trascinante e sognante. Parla la lingua essenziale di chi non rinnega le proprie origini, ma riesce ad amalgamarle alla perfezione con l'insegnamento dei propri numi tutelari. Ecco allora versioni rurali e impolverate, oniriche e dilatate di Woman At The Well, Roman Candle e Lucky Ones.

Strade assolate e desertiche attraversano Shadowland, mentre Baltimore mette in pista The Band, nell'unica incursione nel capolavoro Barn Doors And Concrete Floors. Avrei molto gradito altri pezzi da quel disco così significativo, come ovviamente anche dall'opera prima New York Town, che invece viene completamente ignorata nelle setlist di questo tour. Il finale è però un crescendo sempre più convincente e corposo, da Pieces via dritti con una esaltante Rexanimarum, in cui la band offre il meglio, tra assoli e ripartenze. Dopo Mansions, i bis rivedono i cinque eroi sul palco per il suggello definitivo con Firedance e una Rain Plains collettiva e totale, chitarre in alto e cuori oltre l'ostacolo.

Il Colosso del Missouri è tornato a casa.

 
(FOTO DI LAURA BIANCHI)
 

SETLIST

Can't Stop

Ozarker

Woman at the Well

Roman Candle

Lucky Ones

Shadowland

Baltimore

Down in the Country

Pieces

Rolling On

Lost in America

Rexanimarum

Mansions

 

BIS

Firedance

Rain Plans