The Long Ryders

live report

The Long Ryders Roma / Monk, 12 ottobre; Ravenna / Bronson, 13 ottobre

12/10/2023 di Giovanni Sottosanti

Concerto del 12/10/2023

#The Long Ryders#Rock Internazionale#Rock

In questo splendido autunno travestito da estate girano nell'aria echi di Rickenbacker e jingle jangle byrdsiani, le temperature ancora miti si colorano di odori, sapori e sogni di California. Ma fortunatamente non è un sogno, è tutto meravigliosamente reale, perché sono tornati in pista i Long Ryders di Sid Griffin, Stephen McCarthy e Greg Sowders, privi purtroppo del compianto Tom Stevens. I tre hanno elaborato il lutto per la scomparsa dello storico bassista, pubblicando la scorsa primavera September November, ottimo inizio per un'ulteriore ripartenza.

Già il 2019 con Psychedelic Country Soul aveva segnato uno storico e clamoroso ritorno dopo trentadue anni dal precedente lavoro, Two Fisted Tales. Con Murry Hammond degli Old 97's al basso, i vecchi eroi del Paisley Underground hanno intrapreso un tour europeo che, per fortuna, ha toccato l'italico stivale con quattro date assolutamente imperdibili.

Il 12 sera li accoglie una Roma pigra e ancora accaldata, la sala del Monk purtroppo non è piena come l'evento avrebbe meritato. Ma non importa, perché, quando i quattro salgono sul palco, è subito pronti...via: Tell It To The Judge On Sunday e You Don't Know What's Right, You Don't Know What's Wrong sono una gran bella botta e l'orologio torna di colpo indietro al 1984 di Native Sons, quando la freschezza e le vibrazioni contagiose di quel piccolo gioiello rinverdirono l'epopea dei Byrds e dei Flying Burrito Brothers di Gram Parsons, il country rock passato attraverso il frullatore del punk e del Paisley Underground.

La title track di September November si inserisce perfettamente in un ponte tra passato e presente, in cui (Sweet) Mental Revenge cede il passo alle successive All Aboard, da Psychedelic Country Soul e a Season Change, sempre dall'ultimo album. Si percepisce subito che la serata è di quelle giuste, la squadra gioca a memoria con schemi perfettamente collaudati e tutto gira alla perfezione, Sid è in gran forma, gigioneggia con il pubblico, ammicca, sorride e si spara pose da rocker, Stephen McCarthy è invece sempre una garanzia assoluta, concreto, asciutto e tremendamente efficace. Greg Sowders picchia sui piatti nascosto sotto il suo cappello a larghe tese, mentre il basso di Murry Hammond stantuffa preciso e incessante.

State Of My Union è un altro colpo al cuore, quando poi Sid imbraccia la Rickenbacker, il viaggio emozionale nel passato è completo. Capturing The Flag e Ivory Tower tracciano la strada come meglio non si potrebbe, Gene Clark sorride dall'alto e il pubblico risponde con calore e passione, il sing along sgorga naturale e spontaneo. Molly Somebody pesca dal nuovo repertorio prima che il riff micidiale di I Want You Bad spari il più in alto possibile la trascinante rock song forgiata dalla penna dei gloriosi NRBQ. Tocca poi ai Byrds, omaggiati con I'll Feel A Whole Lot Better, alla voce Murry Hammond, quindi via giù dritti, I Had A Dream e Final Wild Son rimettono sul piatto Native Sons, mentre la nuova Greenville si incastona perfettamente tra Gunslinger Man e Lights Of Downtown.

Il primo bis vede sugli scudi Sid Griffin con un'intensa rilettura di When I Paint My Masterpiece di mastro Bob, quindi il gran finale, luci accese, in alto le mani, cuori oltre l'ostacolo e Looking For Lewis And Clark diventa corale, totale e definitiva.


La sera successiva il Bronson di Madonna dell'Albero, Ravenna, si presenta decisamente pieno, caldo e caloroso. I local heroes Hernandez & Sampedro aprono la serata con un concerto full band elettrico, tosto e vibrante. Trenta minuti tirati allo spasimo, in cui mettono in pista i brani di Traces, ultimo album che segna un deciso cambio di passo dai precedenti lavori colorati di West Coast. Il suono vira verso un rock serrato e deciso, tra Neil Young e Pearl Jam, numi tutelari del duo romagnolo, diventato ormai un quartetto per la preziosa presenza di Giacomo Sangiorgi al basso e Luca Cocchieri alla batteria. Un plauso sentito a tutta la band.

Quando i Long Ryders guadagnano il palco, il Bronson tracima passione ed energia, la scaletta ricalca in buona parte quella del giorno precedente con alcune piacevoli variazioni. Flying Down da September November, Two Kinds Of Love dai demos di State Of Our Union e The Light Gets In The Way da Two Fisted Tales. Nel mezzo menzioni particolari per la fucilata rock di I Want You Bad, le nostalgiche suggestioni di Ivory Tower e le rasoiate country punk rock di (Sweet) Mental Revenge, Gunslinger Man e Light Of Downtown. Il primo bis regala un omaggio struggente a Robbie Robertson con The Shape I'm In magistralmente trattata dalla voce di Stephen McCarthy. E poi, come ieri sera, piede sull'acceleratore e via sparati, alla ricerca di Lewis e Clark.


I Ragazzi sono tornati a casa.