Glen Hansard

live report

Glen Hansard Sesto San Giovanni (MI), Carroponte

06/07/2013 di Laura Bianchi

Concerto del 06/07/2013

#Glen Hansard#Rock Internazionale#Songwriting



GLEN HANSARD AL CARROPONTE: QUANDO UN ARTISTA E’ SOPRATTUTTO UNA PERSONA

Quando un concerto fa centro, mirando esattamente all’anima del pubblico, lo si capisce alla sua conclusione: non bastano gli applausi, le urla di approvazione, le richieste di bis. Quelli ci sono ovunque, più o meno convinti. Quando un concerto fa centro, lo si vede scritto sulle facce di chi vi assistito. Basta che chi vi ha assistito sia libero da pregiudizi, ansie da prestazione, desiderio di confrontare questo con altri concerti analoghi, questo con altri artisti. Ed essere pronti a cogliere l’essenza di quanto viene trasmesso. Allora, il sorriso si allarga, e la gioia trapela negli sguardi.

Glen Hansard ha tenuto un altro concerto a Milano, pochi mesi fa. Ma era in una discoteca, l’acustica non era all’altezza, i fiati non si sentivano quasi, e i pezzi lasciavano spazio al repertorio dei Frames, il gruppo con cui Hansard collabora da anni e che lo segue stabilmente ormai. Stasera,  al Carroponte di Sesto San Giovanni, Hansard respira l’atmosfera di una sera estiva e metropolitana, che lo ispira al punto di farlo iniziare in mezzo alla folla, come un busker qualunque, salire sul palco ed esclamare “mentre mangiavamo una buonissima pizza, bevendo ottimo vino, con questo tramonto, pensavamo: “life is good!””.

Il concerto prosegue in miracoloso equilibrio fra generi e musicisti, che, è evidente, provengono da contesti e formazioni diverse, eppure sul palco danno vita a un’alchimia speciale, fra il soul più viscerale, il pop rock di classe, le ballate alla Van Morrison, di cui Hansard aspira a diventare uno degli eredi più originali, esaltando la vocalità e accentuando la comunicativa, in un’interazione costante col pubblico che manca a The Man.

Se l’impostazione del concerto vede un po’ sacrificati i pezzi storici dei Frames (mantenendo comunque l’ottima Fitzcarraldo), convince il taglio scelto da Hansard e soci: intrecciare un discorso musicale senza sbavature, con omaggi alla tradizione anche all’interno dei loro pezzi (ad esempio, memorabile Respect con Baby please don’t go nel bel mezzo di Love don’t leave me waiting), e sollecitare la risposta del pubblico, che non si fa certo attendere.

L’energia tracima ben oltre l’orario concordato, e, dopo un brindisi col whisky e un’emozionante The auld triangle, cantata a turno da tutta la band, compreso il tecnico del suono, la marching band saluta il Carroponte con una festosa processione giù dal palco, che dovrebbe terminare, secondo la security, nei camerini, mentre Hansard scarta la protezione, sale sul palco centrale, e porta tutti i compagni, Lisa Hannigan compresa, a concludere Passing through cantando senza microfono in mezzo alla folla esultante.

Quando un concerto fa centro, gli spettatori se ne vanno felici. Oppure, aspettano davanti ai camerini, fin quando compaiono Hansard e band, per foto, autografi, abbracci, e quasi un’ora di chiacchiere a ruota libera,  annaffiate da una pinta di birra. Quando l’arte si sposa all’umanità, i cuori esultano.

 

Foto di Azzurra Ponticelli