Raoul Moretti

interviste

Raoul Moretti Le intermittenze della vita, fra arpa e pandemia: una chiacchierata con Raoul Moretti

08/03/2022 di Laura Bianchi

#Raoul Moretti#World#Folk

'Le intermittenze della vita' e' il titolo dell'ultimo lavoro dell'arpista e compositore Raoul Moretti, che ha voluto fermare in musica le esperienze vissute durante gli ultimi due anni. Lo abbiamo incontrato per rivolgergli qualche domanda.
Innanzitutto grazie per concederci questa chiacchierata.
D. Il tuo nuovo disco esce in coincidenza con il secondo anniversario dell'inizio del lockdown. Una prima, scontata, ma necessaria domanda: come hai vissuto l'inizio della pandemia?
R. Grazie a voi! Da una parte ho vissuto un iniziale smarrimento per il doversi ricalibrare nella propria quotidianità e la preoccupazione per le notizie ed immagini che ci arrivavano attraverso i media.
Paradossalmente però è stata anche un’occasione dove ho pensato che fermarci era un’opportunità per riflettere, avere un tempo che spesso, fagocitati dal nostro modo di vivere, dimentichiamo di
concederci. Un periodo in cui anche il mondo poteva riflettere sulla direzione in cui stava andando e trarre dalla crisi l’opportunità per un cambio di direzione epocale. È stato un pensiero che abbiamo
avuto in tanti all’inizio, miseramente naufragato. Musicalmente è stato il tempo per registrare idee, per tanto studio e tecnica e per inserire del nuovo repertorio.

D. Il disco, lo dico subito, è emozionante e coraggioso. Qual è stato il tuo intento, prima nel comporre, poi nel proporre, i tuoi brani?
R. Il primo intento è stato quello di ampliare la mia ricerca sonora sull’arpa elettrica, con nuovi suoni processati ed altre tecniche non convenzionali. Via via sono nate idee compositive che esprimevano
gli stati d’animo che stavo attraversando in quella ”intermittenza“. Il lavoro è poi continuato anche nel secondo e più lungo blocco dell’attività concertistica (da ottobre 2021) fino a prendere la forma
definitiva verso il seguente febbraio, un concept in cui volevo raccontare lo sviluppo emotivo psicologico di quel periodo. In sintesi, volevo raccontarmi attraverso il mezzo che riesce ad esprimere me stesso, l’arpa elettrica.


D. Fra la tracce, ce n'è una, che descrive un disturbo sempre più frequente, soprattutto fra i giovani: gli attacchi di panico. Ne hai sofferto? Come pensi si possa superare?
R. Ho attraversato tanti stati d’animo, ma fortunatamente non ho sofferto e sono riuscito a “controllare” gli estremi dei disagi psicologici descritti nel disco. La pandemia ha solo messo in risalto tendenze che erano già in atto e che non si volevano ascoltare, più che vedere. L’individualismo e l’isolamento in cui vivono anche i nostri giovani, in un mondo che attraversa un cambiamento epocale dove i riferimenti delle generazioni precedenti non ci sono più, sono una realtà più che assodata. Forse un’educazione emotiva, delle relazioni reali e profonde, il dedicarsi alla bellezza, per esempio attraverso le arti, attività che rimettono in contatto mente e cuore, possono essere delle soluzioni.

D. Ti pare che sia in atto un processo di rimozione o di elaborazione di questi ultimi due anni?
Non sono molto ottimista riguardo una generale presa di consapevolezza ed una rielaborazione di questa esperienza, le conseguenze le stiamo ancora scoprendo e siamo già proiettati verso un’altra terrificante paura. È difficile anche non avvertire una certa sensazione di impotenza, che dobbiamo combattere per non soccombere e continuare a provarci, a partire dalla nostra piccola
quotidianità.

D. Veniamo all'aspetto musicale: come hai dialogato con la tua arpa in questo disco?
R. Come ti accennavo prima, dopo più di vent’anni di carriera e di ricerca sull’arpa elettrica, posso dire che è il mezzo espressivo che mi può raccontare. La sento come una emanazione diretta di me
stesso. Parto dai suoni che esploro e che mi fanno vibrare in profondità, questo è ciò che mi restituisce l’arpa in questo dialogo e che restituisco con la tecnica acquisita e la strutturazione delle
idee.

D. Il disco ritrova una collaborazione importante, quella con la voce straordinaria di Beppe Dettori, con cui hai avviato diversi progetti. C'è in vista un tour con lui?

R.Con Beppe c’è un legame speciale di profonda amicizia cresciuto negli anni. Oltre che già dal 2014 aver partecipato io in alcune sue incisioni e lui nelle mie, abbiamo costruito un duo dal sound unico che si muove nei territori della world music. Abbiamo realizzato 3 dischi in 3 anni e l’ultimo, Animas, è stata un’esperienza importante artisticamente ed umanamente ed ora siamo pronti finalmente a portarla dal vivo. Dopo la cancellazione degli eventi invernali, stiamo ripartendo dai primi di aprile, dalla Sardegna e poi via via nel resto di Italia. Chi ci vuole faccia un fischio ed aggiungiamo una tappa!

D. Anche il coinvolgimento di due artisti cinesi coi loro strumenti tipici è significativo. Come ti sei trovato a collaborare con loro?

R. In questo lavoro ho voluto avere poche collaborazioni e solo di corde (anche Beppe, quelle vocali). Nella parte del disco che dedico alla Cina, in un ideale abbraccio per quello che stavamo vivendo congiuntamente nel primo lockdown, ho pensato ai due strumenti a corde cinesi tradizionali, ma suonati in modo contemporaneo. Proprio durante la pandemia con Wan Xing abbiamo realizzato un video di un mio arrangiamento di un brano tradizionale cinese per arpa elettrica e Guzheng. Ci conosciamo dal 2017, ad Hong Kong avevamo lavorato in un progetto insieme e in seguito è stata nostra ospite al Festival Arpe del Mondo. Sono nate subito una stima reciproca e una grande affinità artistica, lei è davvero una musicista dall’immenso talento. È stata poi lei ad introdurmi a Chan Shek Ming, quando ho manifestato la volontà di aggiungere il Guqin, del cui suono mi ero innamorato in Cina.

D. Tu componi pensando esclusivamente a una comunicazione strumentale, oppure immagini di rivestire la musica di parole?
R. Il mio è proprio un approccio strumentale, partendo dal suono, tanto è vero che spesso, anche riguardo i testi, ne colgo più l’aspetto fonetico che di significato, aspetto che mi obbligo poi di
approfondire. Scrivere un testo o elaborare soggetti per il lavoro con Beppe è stata una sfida. La mia mente accompagna spesso il momento compositivo con immagini.

D. Ultima domanda d'obbligo: quali sono i tuoi progetti futuri?
R. Dopo i due anni trascorsi e i venti che soffiano, pure oggi vado con molta cautela. Ci sono due progetti importanti in discussione e spero si concretizzino, oltre al tour con Beppe. Ho pronto poi il
mio nuovo concerto con visuals Travelling Colours, spero di tornare presto a suonare in giro per il mondo, condividere la musica con il pubblico e con culture diverse, continuare a diffondere
l’immagine dell’arpa come uno strumento versatile dalle numerose potenzialità. Intanto torniamo all’attività dal vivo, a incontrarci e a condividere le emozioni che la musica ci dona.