Gegè Telesforo

interviste

Gegè Telesforo Il mondo in testa e la testa nel mondo

04/04/2020 di Arianna Marsico

#Gegè Telesforo#Italiana#Alternative

Sono giorni difficili questi della pandemia da Covid – 19. Come tanti settori, quello della musica è colpito duramente. E proprio in tanta cupezza è stato davvero un piacere sentite la voce pacata e calda di Gegè Telesforo, per parlare del suo ultimo disco “Il mondo in testa” e di come uscire migliori da questa esperienza.
Mescalina: Ti sei sempre mosso bene tra due mondi, quello della musica realizzata da te e quello della divulgazione in ambito musicale. Di volta in volta cosa ti accompagna in questo dondolio da un mondo all’altro?

Gegè: La curiosità, che è alla base di tutto. La curiosità è alla base della creatività. Quindi da musicista curioso e da persona curiosa continuo a studiare e a ricercare cose che in qualche modo possano stimolare la mia personalità, ricercando sempre nella musica e nelle cose della vita l’emozione…Perché credo che in maturità, e dopo tanti anni di carriera, quello sia il comune denominatore che continua a darmi gioia ed entusiasmo. L’emozione che provo per alcuni aspetti della vita, sempre di più, è per un certo tipo di musica, che è quella fatta con il cuore, quella lontana dagli stereotipi, quella fatta da musicisti preparati che raccontano la loro storia in musica.

Mescalina: Fra l’altro il tuo singolo, nonché disco “Il mondo in testa”, sembra quasi un’utopia in questi giorni in cui per forza di cose c’è un distanziamento sociale. Mi aveva colpito molto questo tuo verso che parlava di “bellezze dai mille profumi” e “ascoltare le storie antiche di figli lontani”, sempre legato al tuo discorso della curiosità.  Pensi però che alla luce di tutto questo stravolgimento che stiamo subendo riusciremo di nuovo ad approcciarci alle cose con quell’entusiasmo, con quel calore che sprigiona il tuo brano?

Gegè: Credo che sarà proprio una priorità la nostra, ancora di più, rimettendo in ordine la scala di valori e di priorità della nostra vita. In qualche modo questa situazione ci sta facendo riflettere sulla nostra fragilità e sulla nostra esistenza e a un certo punto credo che in qualche modo potremmo uscirne migliori come uomini. Perché questo nemico invisibile, così come viene descritto da tutti, non guarda in faccia a nessuno. Non guada in faccia al colore della pelle, al credo politico e religioso, alla casta sociale e sta viaggiando alla velocità della luce facendo dei danni clamorosi in tutto il mondo, a gente fragile e debole ma anche ai potenti. Quindi questa cosa ci farà riflettere e ci darà ancora di più lo slancio per poter vivere in maniera forse più sana e serena il senso di comunità, e naturalmente per estendere sempre di più gli orizzonti, che devono andare al di là dei muri e delle barriere, che però è una cosa che la musica fa da sempre. La cosa bella della musica, come diceva Bob Marley, è che “colpisce senza fare male”. Ed è proprio quello che deve fare, al di là del fatto che la musica viene concepita da molti come semplice intrattenimento, la musica, io lo dico sempre quando faccio le masterclass, lo racconto ai ragazzi, ha nel suo DNA molti valori, che sono stati ben descritti in un libro importante del 1963, scritto da un musicologo - antropologo Alan P. Merriam, libro intitolato “The anthropology of music”, che racconta e descrive perfettamente quanto la musica sia stata importante e quanto è e sarà importante la musica per la nostra società. Quindi con questi presupposti io credo che affronteremo il nostro futuro con un’altra coscienza e un altro spirito, e sicuramente con molta più umanità di quella che invece è stata in qualche modo tradita dall’ultimo periodo, anche da governi potenti.

Mescalina: Infatti il tuo brano “Genetica dell’amore” traspare l’invito a curarsi dell’altro, un messaggio simile a quello de “La cura” di Battiato. Come è nato?

Gegè: “Genetica dell’amore” è un brano di una certa complessità ritmica e armonica al tempo stesso, che vede la collaborazione di quello che considero uno dei migliori vocalist italiani della nuova generazione che è Ainé. Il testo è ispirato ad alcune lettere d’amore che sono state scritte da Khalil Gibran, l’autore de “Il profeta” alla sua amata: un amore epistolare in qualche modo. Con “Genetica dell’amore” noi abbiamo voluto raccontare o darci una spiegazione sulla resilienza dell’amore in momenti complessi, per esempio come quello che stiamo vivendo. L’amore è un sentimento che con tutte le sue contraddizioni però ci spinge a vivere la nostra esistenza adeguandoci in qualche modo anche alle difficoltà. Quindi per amore si fanno cose meravigliose, a volte impossibili.

Mescalina: Fra l’altro con la tua risposta mi hai rubato la domanda sul messaggio della musica…

Gegè: Ah… (risate ndr)

Mescalina: Sei stato bravissimo! Puoi raccontarci qualcosa del processo compositivo di questo dico? Ascoltandolo si percepisce molta complessità, molta ricerca, anche se il risultato è gioioso, pulito, non ridondante…

Gegè: Dunque, volevo dopo tante produzioni realizzate per me e per altri artisti rivolte al mercato internazionale, lavorando per etichette importanti come la Go Jazz di Ben Sidran, la Ropeadope di New York oppure la Columbia Records, volevo con questa produzione staccarmi un po’ dagli stilemi e dagli stereotipi tipici del jazz e della musica afro – americana per tirare invece fuori il mio DNA che, come ho descritto in altre occasioni, è afro – meridionale. Nel senso che volevo raccontare in musica tutto quello che ho vissuto da musicista, girando per il mondo: quindi tutti i viaggi, le esperienze, i cibi esotici con tutte le loro spezie… tutta la varietà e la meraviglia dei ritmi che ho incontrato, appreso, studiato e metabolizzato, e riproporli in una chiave originale, in qualche modo mediterranea, mettendo insieme tutti questi ingredienti e queste spezie. Alla fine un brano dopo l’altro cerco di raccontare un po’ la mia storia e il mio pensiero. Sì, la cosa bella è che l’album appare godibile anche al primo ascolto, però ogni traccia ha musicalmente le sue insidie, con complessità notevoli da un punto di vista ritmico, armonico e melodico, ed è per questo che per realizzarlo ho chiesto la collaborazione di musicisti che conoscono la mia musica, che l’hanno frequentata perché hanno tutti già lavorato con me e che conoscono la mia storia. Quindi mi sono avvalso della collaborazione di veterani, musicisti quotati nel mondo come i due fratelli Deidda, Dario e Alfonso Deidda, al basso elettrico, al sassofono e al flauto, Max Ionata al tenore, Peppe Sannino alle percussioni proprio nel brano “Il mondo in testa”. E poi di tutta una serie di giovani musicisti, dotati di grande talento che hanno già fatto con me un bel numero di concerti e altre produzioni. E di una serie di vocalist come Ainè, Daniela Spalletta, Simona Severini, Lello Analfino che è il leader di una band siciliana chiamata Tinturia. Quindi tutti musicisti che hanno nel sangue una certa versatilità da un punto di vista musicale ma come persone hanno anche le mie stesse vedute e il mio stesso credo. Noi crediamo nella religione del Movimento, che è una frase che è riportata anche nel booklet del disco, questa frase bellissima tratta dalle poesie del poeta indiano Rabindranath Tagore che dice: “La religione dell’Universo è il Movimento, il peso della immobilità rende grevi e soffoca chi non procede oltre.” Questa cosa me la porto nel cuore e nella testa ormai da tanti anni e alla fine sono riuscito a musicare il tutto.

Mescalina: Chi ti piacerebbe coinvolgere in questo mondo di musicisti con cui hai tanta affinità, con cui ancora però non hai modo di lavorare?

Gegè: Beh ce ne sono tanti di musicisti meravigliosi dai quali imparare ancora tante cose, perché alla fine quello che fa un musicista nell’arco della sua carriera è ricercare il suo suono no? Io in qualche modo sto ancora cercando di capire chi sono e che cosa farò, proprio per quello ti parlavo della curiosità, sono spinto costantemente ad ascoltare, a ricercare, a incontrare. Ce ne sono tanti, in ambito internazionale per esempio mi piace questo chitarrista che vive a New York, africano di origine, che si chiama Lionel Loueke, che è meraviglioso perché è un musicista molto preparato, però in tutto quello che fa si sente il suo DNA. Così come ci sono pianisti giovani che mi piacciono, che poi frequento perché molti di questi musicisti che adoro sono italiani e con loro collaboro. Ad esempio tra le voci mi piacerebbe molto collaborare con Tosca. Ho già detto, e l’ho detto più volte, la conosco da tanti anni, è una cantante che ti emoziona ogni volta che apre bocca, che canta benissimo tutto quello che canta e che ha fatto delle scelte sempre mirate artisticamente. Ce ne siamo accorti anche in questo Sanremo, per cui quando è salita lei sul palco con una canzone bellissima, ha illuminato proprio la scena artistica del nostro Paese, cantando una cosa classica, bellissima, e fuori dagli stereotipi del momento

Mescalina: Anche nella cover di Lucio Dalla aveva quella eleganza, quella classe veramente un fulmine a ciel sereno. Anche come attrice teatrale mi ha colpito molto, mi è capitato di vederla in un o spettacolo in cui cantava e recitava…

Gegè: Eh meravigliosa!

Mescalina: Ti volevo ringraziare intanto per il tempo che ci hai dedicato, con un augurio che questo disco abbia l’opportunità di essere ascoltato come merita e anche di poter sentirti presto dal vivo!

Gegè: Grazie sei molto gentile, speriamo di tornare presto a suonare…Non so quando succederà, noi eravamo già pronti e come tanti artisti e tanti musicisti abbiamo già perso una serie di concerti che erano stati fissati da tempo anche in occasione della pubblicazione del disco, quindi vediamo cosa succederà…Ma abbiamo la borsa pronta. Il mio trolley è già pronto con tutto quello che mi serve per andare a suonare, non appena si riapriranno i confini torneremo a fare musica dal vivo.

Mescalina: Speriamo presto! Grazie ancora a presto!

 

La telefonata si conclude con questo augurio che per chi ama la musica è davvero importante.

 

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Foto di copertina di Sonia Keshishian
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