Michele Di Mauro

Michele Di Mauro INSEGNARE ALLE OMBRE - “DAD”, THE BEAUTIFUL


Battaglia edizioni, Collana Imprevisti, 2022, 180 pagine, 15 euro Narrativa Italiana | Societ�

11/07/2022 di Laura Bianchi
Torna il professore di latino in trasferta in terra americana: Michele Di Mauro, alias Mr. D, che venne scoperto da Beppe Severgnini, e di cui due anni fa avevamo scritto qui.

Torna con Insegnare alle ombre - DAD the beautiful, un nuovo memoir - reportage da una high school di Baltimora, per raccontarci cosa è successo durante il lockdown globale, dovuto alla pandemia. E lo fa col suo solito stile, sospeso fra ironia e profondità, autoanalisi spietata e comprensione per chi gli sta vicino, fra citazioni di filosofi latini (l'amatissimo Seneca, Agostino, Lucrezio) e riferimenti alla contemporaneità, colta nel momento in cui "57 professori in cerca di scuola" si trovano a improvvisare la didattica a distanza, lottando contro difficoltà tecniche, ma soprattutto umane e motivazionali.

Scoprire che l'esperienza vissuta da un insegnante di Baltimora non è poi così diversa da uno di Milano, o Palermo, rassicura e sconcerta; rassicura, perché ci si sente stretti da un unico legame, quello umano, che porta in sé contraddizioni, paure, speranze, disillusioni, ma sconcerta, perché demolisce il luogo comune che vuole gli USA molto più all'avanguardia, preparati e tecnicamente efficienti rispetto all'Italia. Invece, Di Mauro abbandona i viali alberati, da cui scintillano giardini sempre in ordine, facciate di case linde, dai cui box escono SUV modernissimi, per osservare i controviali, la strada dei backyard, dove si accumulano rifiuti e rottami, dove gli americani possono essere chi non hanno il coraggio di mostrare agli altri: fragili, spaventati, incerti, manipolati, insoddisfatti.

Ma non si pensi che questo sia l'ennesimo libro sul controstereotipo degli americani brutti e cattivi; Mr. Di è acuto osservatore della realtà non solo scolastica, è conoscitore della filosofia, e sa porsi in un rapporto dialettico con il mondo con cui interagisce quotidianamente, dei colleghi, dei genitori, e soprattutto degli studenti, rappresentati con nomi di fantasia, ma con uno spessore reale. C'è Soraya che lotta con il burnout, causato da una "vita realmente virtuale"; c'è il suprematista in erba Sam; c'è la transfemminista Eunice; c'è Saphira, attivista BLM; ci sono tanti quadratini, che si animano ogni mattina, portando con sé dubbi, racconti, illuminazioni, domande spesso senza risposta.

E, in tutto questo, Mr. Di, come un "trapezista" (p.81), combatte contro 'Rona, come la chiamano i ragazzi, perché non diventi un alibi, Corona-cation, ossia la tentazione di fare del lockdown un'eterna vacanza, menti disconnesse da tutto, vittime dello "spillover dei social media", facili prede di Mama Google (p. 86), di un sistema in cui il merito sembra "resettato" e il rapporto con le istituzioni si nutre di false rassicurazioni. Da fuori, durante le ore di lezione, irrompono gli avvenimenti del mondo: le violenze di Minneapolis richiamano, alla memoria di Di Mauro, quelle analoghe subìte da Cucchi o Aldrovandi; la relazione di una studentessa sull'attivista messicana dei primi del Novecento Carmelita Torres, o il richiamo di un'altra a Henrietta Lacks, hanno strette consonanze con i migranti che ancora premono a El Paso, o con la rivolta del 6 gennaio in Campidoglio; la morte di John Prine suscita ricordi struggenti; i racconti scritti dei ragazzi (splendidi, da pagina 76 a 79) evocano incubi, speranze e dolori comuni a tutti noi.

Gli adulti, i docenti, provano a dare sostanza a giorni tutti uguali, tentano un improbabile quanto patetico happy hour virtuale, effettuano collegi docenti e colloqui a distanza fra angoscia e calore umano; e, quando il peggio sembra essere passato, e la scuola si avvia, con cautela, a una sorta di normalità, fra igienizzazioni paranoiche, turni di presenza e facilonerie no vax, Di Mauro registra il ritorno alla quotidianità con una profonda preoccupazione: che l'esperienza condivisa non lasci tracce, che non venga metabolizzata o assimilata, ma solo espulsa come un corpo estraneo e fastidioso, da dimenticare in fretta.

Racconto incisivo, ficcante, utilissimo in un periodo in cui ancora pochi sembrano comprendere che, ovunque nel mondo, la storia si dividerà in A.C. e D.C.

 


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