Herzog in Woyzeck si mette totalmente al servizio del dramma di Buchner(1813-37), pubblicato postumo soltanto nel 1879. Un film del regista tedesco più lucidamente allucinato che mai. Herzog, da sempre regista visionario e cantore di struggentesolitudine nevrotica, spinge il pedale dell'accelerazione al massimo, nell'inscenare il dramma di un uomo patologicamente sensibile alle difficoltà dell'esistenza e alla cattiveria umana. Woyzeck, soldato di guarnigione, è preso di mira dal suo capitano e dal dottore di paese, che lo ridicoleggiano continuamente in un gioco masochista di violenza psicologica e morale portato all'estremo. Il soldato Woyzeck, già uomo ultra sensibile, soccombe gradatamente verso la forma più alta di paranoia, amplificando le proprie sensazioni e sospetti su tutta l'umanità, subdola e maligna, che come in un museo delle cere gli scorre intorno. Insospettatosi del tradimento della moglie, il baratro della disperazione esistenziale si squarcerà definitivamente con l'omicidio di lei. Herzog ci dona momenti di un'intensità rarefatta e insondabilmente pessimista, soprattutto nella scena dell'omicidio, con immagini rallentate e pregne di una poetica straniante. In questa scena l'omicidio, gesto estremamente violento, diviene poesia pura e l'omicida e la sua disperazione incontrollata, un raptus lisergico di pura maestria registica e pazzia recitativa. Uno spettacolo degradato estremo, che fà riflettere e soffrire ma soprattutto vivere, vivere con chi uccide senza volerlo, rapito da uno spasmo violento di disperazione incontrollata. Sono momenti di sofferenza pura, non adatti a persone troppo sensibili, ma indubbiamente rivolti ad esse: il cinema di Herzog non è per tutti. La fotografia, abbinata agli splendidi spazii della cittadina cecoslovacca di Telc rendono il film un lento e progressivo sogno senza speranza di risveglio. Klaus Kinski, già attore in precedenti film di Herzog, nel personaggio di Woyzeck si incarna in tutta la durata della pellicola in una maschera di cera espressionista, senza mai togliersi di dosso quello straniato sguardo di terrore