Per una volta tanto (oppure “per una volta ancora”) facciamo i poco professionali e sovvertiamo le regole della buona recensione. Innanzitutto, per parlare della nuova fatica registica di Sofia Coppola, citiamo l’incitabile, un’altra recensione (di cui, peraltro, non ricordiamo l’autore): “un film da amare o da odiare”. Anche se troppo spesso si usa questa espressione, pare proprio che in questo caso calzi a pennello, visto l’accoglienza che sta avendo il film. Quello che possiamo affermare è che è un film insolito nonostante il suo formalismo. All’inizio sembra un’accurata ricostruzione storica, diciamo con una struttura classica, ma ci si rende conto che ciò è completamente sbagliato, “Marie Antoinette” è un’opera apprezzabile per la capacità di destrutturate dall’interno tutti gli aspetti “classici” della vicenda. E allora quello che fin dall’inizio sembra essere un mero e impeccabile esercizio di stile, piano piano viene trasformato nel film di costume più contemporaneo mai fatto. La prima vera avvisaglia arriva quando ad un ballo di corte i presenti si scatenano dietro le note di Hong Kong Garden di Siouxsie and the Banshees, poi si capisce che Marie Antoinette può diventare un’icona dei giorni d’oggi quando spende e spande in shopping, quando festeggia follemente, quando delusa dall’inattività sessuale del marito lo tradisce, quando si sente annoiata dai rituali di corte, quando si fa fare una pettinatura che nemmeno nel ‘77 in Inghilterra si osava fare. E anche in tutto questo viene accompagnata dalla musica tirata fuori dalla Coppola, tra citazioni colte periodo New Wave (a parte gli scontati Cure e New Order), Bow Wow Wow, Adam and the Ants, Gang of Four, ci porta fino ai giorni nostri con gli Strokes, gli Aphex Twin e i Radio Dept. Per il resto è una grande ricostruzione, quasi tutta ambientata a Versailles, dove la vera e propria regina è Kirsten Dunst, sempre più bella e mai così nella parte, attorno a lei ottimi comprimari e un’apparizione di lusso, quella di Marianne Faithfull.
Il valore stilistico-estetico del film è, assieme alla musica, la cosa migliore, dove si alternano a scene statiche momenti da vero e proprio videoclip, scene patinate e interessanti rimandi (il lancio dei dadi ricorda Scorsese). E’ comunque una Coppola estremamente coraggiosa a inseguire una storia del genere, anche se rimane il sospetto che la fonte principale della sua ispirazione siano stati i cartoni animati di Lady Oscar che hanno influenzato pesantemente la sua generazione.
“Marie Antoinette” è così, prendere o lasciare, ai “puristi della storia” forse non piacerà o darà fastidio, ad altri invece piacerà eccome, certo che se amate questo genere di musica e l’approccio artistico di Sofia Coppola, non potrete convenire con noi che questo è il film in costume meno noioso mai fatto, e che la scena dove le note di Ceremony, accompagnata da una fotografia eccezionale, è un momento che resterà dentro. Per noi la Coppola ha fatto il terzo centro su tre opere realizzate, senza mai ripetersi, scusate se è poco…