Paolo Sorrentino

drammatico

Paolo Sorrentino L'UOMO IN PIù


2001 » RECENSIONE | drammatico
Con Andrea Renzi, Toni Servillo

di Andrea Battantier
Cinque David di Donatello tra cui la migliore regia, la migliore sceneggiatura e il miglior film per le "Conseguenze dell'amore". Ma il primo film di Paolo Sorrentino è "l'uomo in più", storia di due perdenti. 1980: Antonio Pisapia è un calciatore all'apice della propria carriera, Antonio "Tony" Pisapia è un cantante di musica leggera; entrambi sembrano avere il mondo ai loro piedi. Liberamente ispirato alle vicende di Agostino Di Bartolomei e di Fred Bongusto (o Franco Califano?), il destino dei due protagonisti che sale dolce, e amaro scende inesorabile, si sfiora fino ad incrociarsi, per un attimo. Tony cantante è cinico, spavaldo, egocentrico; Antonio calciatore è timido, chiuso, fondamentalmente ingenuo e triste. "Mi sono svegliato tardi", dice Tony Pisapia, e il senso di inadeguatezza nell'affrontare la scomparsa del sogno accompagna i due protagonisti. E il fallimento incide la volontà e l'orgoglio. Tony, che solo pochi anni prima riempiva i teatri, canta ora, in una delle scene più cupe, in una piazza gelida e semi vuota. E il calciatore perde il ginocchio, la squadra, la donna, senza vedere altro se non le proprie ossessioni. E quando potrebbe provare almeno a vivere ancora, decide di segnarsi il suo più bel autogol. Un grande primo film, grezzo (la trama è davvero semplice nei suoi aspetti razionali, e piacevolmente confusa via via che si avviluppa nella sfera onirica), generoso, comunque ben fatto, come ben fatta è la canzone di battaglia del Pisapia cantante (colonna del film), canzone azzeccatamente kitsch dedicata alla notte e che il sottoscritto non nasconde di suonare al piano, alle volte, quando ha bisogno di sognare ("e sognare troppo è sempre un po' kitsch" sosteneva lo psichiatra M.Thompson Nati). I due attori sono bravi, secondo il mio parere, molto. Servillo è potentemente strabordante nel cavalcare i tristi e un po' vuoti anni '80 e Renzi ha dalla sua la tenuta del silenzio, l'espressività che nasce dal bisogno di non parlare. Un film sul destino che si sarebbe potuto cambiare, se solo ci si fosse guardati, se solo ci si fosse svegliati prima, se solo... E come accennato, i due "sosia" s'incontrano alla fine, per poi darsi alla vita e per darsi alla morte. Vita nell'altro, vita per l'altro. Riscatto, coraggio di vivere de "l'uomo in più", schema di gioco che sfuma dalla disperazione al coraggio e che trova trasposizione nell' opposto alter ego. Nella seconda parte la storia si sviluppa in maniera ripetitiva, ed è un bene perché si entra nel sentimento di vuoto e inutilità che si insinua ed alberga nei protagonisti, fino alla duplice esplosione finale. Uno soccomberà, uno sopravviverà per l'altro in un poco epico riscatto finale. "I will survive" di Gloria Gaynor, una musica che accompagna il viaggio nel nulla.

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