Regista discontinuo, autore di autentiche rivelazioni come il thriller psicologico “Il sesto senso”, di mal riuscite operazioni commerciali come il thriller soporifero “Unbreakable – Il Predestinato” e di sorprendenti storie sospese tra romanticismo e poesia come l’incantevole “The Village”, M. Night Shyamalan ritorna dietro la macchina da presa per raccontarci un’altra delle sue intricate storie fantastiche in “Lady in the water”. Ma questa volta è difficile riuscire a cadere nel tranello delle sue visioni immaginifiche e farsi ammaliare da un “mood” narrativo pericolosamente sospeso tra il fantasy ed un realismo spicciolo! Le avventure del guardiano del condominio Heep (un Paul Giamatti qui fuori ruolo) e della ninfa acquatica Story (la sempre ipnotica e deliziosa Bryce Dallas Howard), i cui destini sono misteriosamente intrecciati per decifrare una serie di codici che si vorrebbero figure e temi metaforici per interrogarci sulle ansie e paure di un’umanità in stato confusionale, poco coinvolgono ed incuriosiscono facendoci al contrario più volte sbadigliare nell’attesa di vedere dove questa volta si vuole andare a parare! Favola corale che vede coinvolti in questo strambo intreccio anche gli altri irrisolti abitanti del condominio, Shyamalan dirige e scrive confidando troppo nel buon nome che si è oramai costruito ma soprattutto sperando nella buona volontà e fede di un pubblico ahimè disabituato ad emozioni “infantili” e che pur nella sua ansia e fame di un mondo migliore non si lascia incantare dall’esile parabola di una ninfa venuta sulla Terra a salvarci! A consolarci però è proprio l’essere fantastico Story che con il suo immane pallore e occhi spalancati su tutto ciò che la circonda ( la Howard è impressionante per aderenza fisica ed intensità!) incarna a perfezione “l’altro”, il “diverso” di una società che tutto vuole omologare ed appiattire. Così sostenendo appieno la tesi del professore Kinsey “Se ogni piccola cosa vivente è diversa da ogni altra cosa, allora la diversità diventa la verità irriducibile della vita. Soltanto la varietà è reale. E per vederla dovete semplicemente aprire gli occhi”.