Luca Guadagnino

Drammatico

Luca Guadagnino Challengers


2024 » RECENSIONE | Drammatico | Commedia
Con Zendaya, Josh O`Connor, Mike Faist, Scottie DiGiacomo, Faith Fay



25/04/2024 di Gio Mentasti
Qualsiasi sport ha intrinsecamente una fondamentale componente erotica. Il confronto fra i corpi, la danza di movimenti per sopraffare l’altro, i muscoli, il sudore, lo sguardo fisso sull’avversario, come se in quel momento non ci fosse nulla attorno. E soprattutto, la consapevolezza che, per batterlo, è necessario prima conoscerlo, entrarci in sintonia, anticipare le sue mosse. Come quello che succede nel campo è una performance erotica, così guardarlo diventa dunque un atto voyeuristico.

Ne è pienamente consapevole Luca Guadagnino, che in Challengers usa il campo da tennis come la zona di guerra in cui si manifesta la tensione sessuale tra i suoi giocatori protagonisti. Durante una partita di bassa lega, una ATP Challenger, competono infatti il campione ormai prossimo al ritiro Art Donaldson (Mike Faist), e il suo un tempo collega e migliore amico Patrick Zweig (Josh O’Connor). Ma il premio in denaro non pare essere la motivazione che li spinge a giocarsi il tutto e per tutto sul court. In prima fila nel pubblico è infatti seduta Tashi Duncan (Zendaya), formidabile promessa del tennis infortunatasi anni prima, per questo ora allenatrice, e moglie, di Art, nonché ex ragazza di Patrick.

Il suo sguardo rimbalza fra i due uomini al ritmo della pallina e, allo stesso modo, a ogni servizio la sceneggiatura di Justin Kuritzkes riporta lo spettatore nel loro passato. Dall’adolescenza al professionismo, le loro vite sono sempre state un’eterna partita per l’attenzione di Tashi, in cui vincere un match era un importante successo, ma al tempo stesso rendeva i contorni del traguardo finale sempre più opachi.

Come si può mantenere una vittoria per la quale si è strenuamente combattuto, quando le fugaci leggi del desiderio possono soffiarcela via da sotto gli occhi in ogni momento? Come conquistare irrevocabilmente l’attenzione di una donna insaziabile, il cui unico obiettivo è un’irraggiungibile eccellenza, che è disposta a conquistare con qualsiasi mezzo?

Negli anni, il campo da tennis diventa dunque non solo il luogo di rossa terra battuta in cui fare sfoggio delle proprie abilità, ma estende i suoi confini anche nella vita privata dei tre giocatori, nei loro discorsi e nella loro intimità, trasformandosi nella sola lente attraverso cui interpretare le loro azioni. Non fanno altro che parlare di tennis, senza mai veramente parlare solo di tennis, e la loro sessualità non viene mai mostrata esplicitamente, se non quando giocano.

Una magnetica Zendaya è capace di trasmettere l'ambiguità e la spietatezza di Tashi con un solo sguardo, persino attraverso le lenti degli occhiali da sole, soggiogando alla propria volontà i personaggi di Mike Faist e Josh O'Connor. Art e Patrick appaiono così come due facce opposte della stessa medaglia, un sole e una luna in orbita, che provano disperatamente a sfruttare rispettivamente la propria docilità e la propria affabilità a loro vantaggio.

Guadagnino cattura l'eccitazione del gioco attraverso primi piani, dettagli e originali punti di vista soggettivi, combinandoli in un ritmo frenetico e inesorabile, mentre la colonna sonora dai toni techno, composta da Trent Reznor e Atticus Ross, richiama l’impressione di trovarsi in un club, circondati da corpi affannati e vogliosi. In questo vortice di energia, noi spettatori non possiamo fare altro che seguire silenziosi la traiettoria della palla, nella sospesa attesa di una battuta mancata, incapaci di cogliere quell’intesa trascendentale che solo chi gioca può conoscere. Quello che ci resta, però, è l’euforia di vedere “some good fucking tennis”.


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