I Pazienti Del Dottor García

Storico

I Pazienti Del Dottor García I pazienti del dottor García - la serie


2023 » SERIE | Storico | Drammatico
Con Javier Rey, Tamar Novas, Verónica Echegui, Eva Llorach, Stephanie Cayo



19/07/2023 di Ambrosia J. S. Imbornone
Il romanzo storico e il genere cinematografico dell’historical period drama continuano a riscuotere non poco successo in Spagna, con opere e serie tv poi diffuse in molti altri paesi. Da un lato si osserva probabilmente il desiderio di fare i conti con la storia del franchismo (si pensi, solo a titolo di esempio, al romanzo sulla guerra civile spagnola Soldati di Salamina di Javier Cercas del 2001, tradotto in 15 lingue, tra cui in italiano da Guanda, vincitore del premio Grinzane Cavour nel 2003 e oggetto di una trasposizione filmica di David Trueba) e del post-franchismo (anche qui valga un esempio, Patria di Fernando Aramburu del 2016 sull’attività armata dell’ETA, premio Strega europeo e poi miniserie del 2020, prodotta da Alea Media per HBO Europe). Dall’altro l’interesse per il romanzo storico ha abbracciato anche periodi più remoti negli ultimi anni: un esempio possono essere il “caso editoriale” di Ildefonso Falcones, con La cattedrale del mare (2006, 250.000 copie vendute solo nei primi due mesi; in Italia edito da Longanesi), sulla società catalana del XIV secolo, e con il sequel Gli eredi della terra (2016), entrambi diventati serie tv, rispettivamente nel 2018 e nel 2022 (in Italia trasmesse da Netflix e Canale 5), oppure il bestseller di Isabel Allende, tradotto in 30 lingue, Inés dell’anima mia (2006), sull’unica conquistadora ad aver partecipato alla conquista del Cile nel 1540, poi serie tv del 2020 con produzione da kolossal di RTVE, Boomerang TV e Chilevisión, con 2500 comparse e un team multiculturale di più di 350 persone (in streaming su Prime e poi in onda su Canale 5).
È diventato una serie tv, coprodotta da RTVE, Diagonal Tv (Banijay Iberia) e DeAPlaneta, anche il romanzo I pazienti del dottor García (2017) di Almudena Grandes, quarto capitolo degli Episodi della guerra interminabile sul franchismo, pubblicato in Italia da Guanda nel 2018 e vincitore in Spagna del Premio Nacional de Narrativa (il sesto e ultimo episodio del ciclo narrativo, Mariano en el Bidasoa, non è stato poi terminato dall’autrice, scomparsa a 61 anni nel 2021). La serie tv, diretta da Joan Noguera e sbarcata su Netflix a fine aprile, incrocia l’argomento storico e politico con la spy-story e il thriller; le 800 pagine del romanzo sono diventate 10 puntate da 60 minuti circa l’una, che attraversano 40 anni di storia spagnola, seguendo la vita del dottor Guillermo García Medina (Javier Rey nella serie), che a Madrid nel 1936 cura i combattenti repubblicani; a sconvolgergli, ma poi anche a salvagli la vita è l’incontro con Manuel Arroyo Benítez (Tamar Novas), un misterioso personaggio che il suo amico Pepe Moya (Raúl Jiménez) gli chiederà di soccorrere, chiedendogli la massima riservatezza. Manuel è infatti una spia, impegnata a dimostrare gli orrori compiuti dai sostenitori di Franco e i loro contatti con la Germania nazista. Tra Guillelmo e Manuel nascono un’amicizia e una missione condivisa che continuerà anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, sempre per cercare di denunciare e smascherare gli atroci crimini commessi dai franchisti, ma anche la loro rete di protezione internazionale (che aveva sotto la loro ala per esempio anche gli ustascia di Ante Pavelic) nell’Argentina di Perón e altri paesi del Sud America.

La serie tv ha così il merito di approfondire e tenere viva, pure auspicabilmente presso le generazioni più giovani, la memoria delle dinamiche e delle divisioni, anche interne e meno note, in atto durante la Guerra civile spagnola, così come delle sorti dei criminali di guerra spagnoli dopo l’ultimo conflitto mondiale, quando la priorità degli Stati Uniti di Truman e del blocco occidentale diventò piuttosto combattere il comunismo e Franco fu ritenuto un alleato affidabile, o, ancora, testimonia quelli che nella più longeva dittatura europea furono i pericoli, le persecuzioni e gli arresti dei “rossi”, compresi gli studenti delle mobilitazioni del Sessantotto. Una speranza di rinnovamento e libertà è suscitata nell’ultima puntata della serie dalla morte del “Caudillo de España” nel 1975, che porterà a una transizione verso la democrazia.
La produzione ha investito di sicuro sui tanti personaggi (ve ne sono molti altri da scoprire e seguire nel tempo) e sulle comparse nelle scene di massa, nella ricostruzione dei molteplici interni, spartani o sfarzosi, spesso con oggetti e dettagli emblematici, piuttosto che nelle riprese esterne, ma non mancano ad esempio alcuni scorci di Madrid (per quanto forse i più belli siano quelli durante e dopo la guerra civile messi a confronto nella sigla) e alcuni esterni pieni di luce, ambigua e incerta in scene di tensione, o significativa in momenti più rasserenanti: la fotografia in definitiva è sicuramente all'altezza del compito, mentre piuttosto curati sono costumi e scenografie, utili a sottolineare miglioramenti e peggioramenti nelle condizioni di vita dei personaggi. Non aspettatevi invece molte scene di guerra: il focus è lo scontro di ideologie, obiettivi e metodi, la desolazione di chi immagina una Spagna libera e il luccichio inquietante negli occhi di chi spera ancora di riportare in vita il Terzo Reich, mentre non è centrale la messinscena della violenza più cruda, che spesso è osservata a debita distanza o solo oggetto di racconti, allusioni o reticenze.
La serie tv, sceneggiata da José Luis Martin, appare più lenta nei primi episodi, ma diventa poi pian piano molto più avvincente, alimentando la suspense nel seguire le disavventure di Guillermo e Manuel e delle identità fittizie che sono costretti a rivestire. Presente è l’elemento amoroso, incarnato nel tempo da una doppia coppia di donne: per il dottor García sono la sensuale, opportunista e cinica amica d’infanzia falangista Amparo Priego (l’ammaliante Verónica Echegui) e la “rossa” e idealista Rita Velázquez (Claudia Traisac), che, in modo anche un po’ improbabile, riuscirà ad accettare senza battere ciglio gli scheletri lungamente tenuti chiusi nell’armadio da Guillermo, donne con le quali si replicheranno alcune situazioni con esiti differenti, mentre per Manuel si tratta dell’americana Meg Williams (Stephanie Cayo), che lavora per i servizi segreti americani, e, anni dopo, di Simona Gaitán (Martina Gusmán), con cui vi sarà ben presto una reciproca rivelazione di segreti da “perdonarsi”. Sì, perché la serie tv pone molte domande, come “Che prezzo si è disposti a pagare per lottare per i propri ideali e per difendere un amico?”, oppure “È giusto venire a patti con la propria coscienza per il bene proprio e della propria famiglia?”. E la risposta che emerge è che nessuno potesse essere davvero puro o innocente in tempi feroci e violenti.

Questo non vuol dire ovviamente che siano messi sullo stesso piano i “rossi” da un lato e i “grigi” (il Corpo di polizia armata di Franco, con scopo di vigilanza e repressione), o i falangisti più spietati dall’altro, tra cui spicca il personaggio storico della determinata e potente Clara Stauffer (ottimamente interpretata da Eva Llorach), che si occupò di rafforzare i legami della Spagna del Generalissimo con la Germania hitleriana e di organizzare la fuga dei nazisti in Argentina. Però risulta in qualche modo impossibile per tanti non “sporcarsi le mani”, non mentire, entrare in contraddizione o accettare dei compromessi in situazioni ad alto pericolo per sé stessi e per la causa in cui si crede, per cui Guillermo e Manuel, interpretati in modo convincente come personaggi ricchi di ideali, ma anche umanissimi, non sono tanto gli eroi del loro tempo, ma a loro modo delle vittime e martiri del franchismo: compiono le loro scelte, certo, si schierano sempre, nei 40 anni rappresentati dal romanzo e dalla serie, e non restano mai indifferenti, ma sono ritratti anche in tutta la loro disperazione, nei momenti di profondo sconforto e paura. Cercheranno comunque di ricostruire le loro vite, senza mai mettere da parte e dimenticare il loro passato; il finale appare forse un po’ forzato, anche nelle simmetrie che rendono simili le esistenze dei personaggi principali anche dopo 30 anni, e l’ultimo episodio per certi versi appare il più debole, per quanto non manchino colpi di scena e tensioni che tengono ancora il fiato sospeso. Tuttavia, si può pensare che il tema della rinascita dei due protagonisti rappresenti quella di un’intera nazione, che finalmente ebbe modo di curare e ricucire le sue ferite e cominciare un percorso democratico tanto atteso.