Giuseppe Tornatore

Documentario

Giuseppe Tornatore Ennio


2021 » RECENSIONE | Documentario
Con Ennio Morricone, Marco Bellocchio, Carlo Verdone, Mychael Danna, David Puttnam



23/02/2022 di Arianna Marsico
Che meraviglia! È la prima cosa che vi troverete ad esclamare quando in sala si riaccenderanno le luci e scorreranno i titoli di coda (e guardateli i titoli di coda che insegnano tanto sul mestiere del cinema, dove dovete correre?) di Ennio, il documentario sull'indimenticabile Ennio Morricone realizzato da Giuseppe Tornatore. Il regista siciliano, nonostante lo stretto e affettuoso rapporto che lo legava al compositore, riesce a regalarci un racconto non concentrato solo sulle esperienze condivise. Come ha spiegato nella breve presentazione prima della proiezione romana (moderata da Andrea Occhipinti) la narrazione in ordine sostanzialmente cronologico permette di cogliere appieno tutte le sfumature dell'uomo prima ancora che dell'artista.

Ennio Morricone, figlio del trombista Mario, è quasi un predestinato, il padre gli dirà che anche lui, suonando, sfamerà la propria famiglia. Emerge subito la dedizione di Ennio allo studio presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma, dove si cementerà il complesso rapporto con il maestro Goffredo Petrassi, e il fortissimo senso di dignità. Si commuove e fa commuovere quando racconta con che umiliazione, al punto da disamorarsi della tromba, visse il piattino messo con i colleghi per raccogliere mance quando suonava in un locale per americani e che li ripagava solo con il pasto. 

Emergono poi un ampio ventaglio di aspetti meno noti. La carriera da arrangiatore, ad esempio per In ginocchio da te di Gianni Morandi (che fa capire quanto studio e non improvvisazione serva anche per le cosiddette canzonette). Dal cui racconto affiora anche un Ennio testardo e "romanaccio", passatemi il termine, nell'insistere che la soluzione che poi fece innamorare tutti a lui non piaceva affatto, anzi gli faceva proprio schifo!

E poi l'ostracismo, di cui soffrì, che dovette superare da parte del mondo accademico nel momento in cui il iniziò a comporre musica per film, musica che in qualche modo veniva considerata "impura". Fu con la colonna sonora di Mission (sorprendentemente non premiata agli Oscar, cosa a cui l'Academy provò in qualche modo a porre rimedio con il premio alla carriera nel 2007) che anche Petrassi e i compagni di studi dovettero arrendersi alla forza e alla bellezza dell'arte di Ennio. 

Con il documentario si scopre l'apprezzamento anche di tanti mostri sacri del rock come Pat Metheny e Bruce Springsteen, cosa che conferma ancora una volta come la musica non conosca confini di genere, di alto e basso, e come quella di Morricone nello specifico abbia in qualche modo davvero influenzato tutti, più o meno consciamente.

Suggerisco di correre al cinema a vederlo, e non di aspettare che arrivi sulle piattaforme, perché è bellissimo essere avvolti da questi incantevoli suoni come solo in una sala cinematografica può accadere.


Commenti

Claudio Mariani


Ducu-film molto, ma molto bello. Una sorta di inno alla musica e alle sue attivita`, e chiaramente all`uomo-Ennio e alla sua arte

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