Francesco Guccini

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Francesco Guccini A Villa Arconati, chiacchiere a ruota libera

22/07/2016 di Laura Bianchi

#Francesco Guccini#Italiana#Canzone d`autore

Il report dell'incontro a Villa Arconati, Bollate, con Francesco Guccini
"Ma dici che canterà? E che pezzi faranno? E come starà?"

Le domande che il pubblico di Villa Arconati si pone nella lunghissima coda dell'ingresso, questa sera, sono un chiaro indizio dello spirito con cui ci si accinge ad assistere all'attesa serata di chiacchiere e musica con Francesco Guccini. Un monumento della canzone d'autore italiana, che a 75 anni ha deciso di non esibirsi più in un concerto, per dedicarsi alla scrittura, pur senza sottrarsi al contatto col pubblico.

Così, nasce il progetto di una serata bifronte, con una prima parte dedicata a domande e risposte, una chiacchierata con Guccini, guidata da giornalisti, e una seconda animata dai "musici", come il Maestrone li ha sempre chiamati.

Ovvio che molti, dai settantenni suoi coetanei ai loro nipoti, arrivino con la speranza mai sopita di sentire ancora cantare Guccini, e il sold out è la conferma della sua immensa popolarità; altrettanto ovvio che molti si sentano spiazzati, nel vederlo seduto su una poltrona, sorseggiando un calice di bianco, sciorinare aneddoti e ricordi della sua lunghissima carriera, con una lucidità e un'ironia ancora intatte e una bonomia distaccata e sorniona.

Ernesto Assante e Gino Castaldo lo incalzano con domande semplici, popolari, evitando di metterlo in imbarazzo, e Guccini decide di parlare a ruota libera, in un Talkin' Milano che contiene l'essenza del suo percorso artistico: gli esordi, da cronista giovane e quindi saccente, di fronte a Modugno; la naturalezza della sua ispirazione ("La Locomotiva mi è venuta in mezz'ora, tredici strofe...mentre con le ultime facevo più fatica, e questo è uno dei motivi per cui ho smesso"); il mondo discografico degli anni Settanta e quello di ora ("ho sentito qualche minuto di talent...questi giovani che vogliono cantare...mentre il mondo avrebbe bisogno di idraulici..."); gli incontri decisivi coi compagni di viaggio musicale; i luoghi creati o riprodotti dalle sue storie ("ogni canzone contiene una cosmogonia, una geografia, filtrata dalla mia fantasia; nessuno è sicuro dei propri ricordi e ricostruisce il passato con la propria memoria"); i rapporti con la cultura americana, francese e italiana.

Lentamente, Guccini conquista la vasta platea, che ascolta incantata i suoi racconti; così, quando dopo un'ora di chiacchierata salgono sul palco i musici, la serata può anche dirsi conclusa. Della formazione originaria stasera sono presenti Vince Tempera e Juan Carlos Flaco Biondini, che si destreggia fra la chitarra e l'interpretazione dei testi. Da "Noi non ci saremo" a "L'avvelenata", passando per "Autogrill", la storia musicale di Guccini viene presentata con rispetto quasi filologico, anche se in molti sentono ancora più acuta la nostalgia per la sua indimenticabile voce.

No, Guccini non ha cantato (ha solo intonato per gioco un'"orribile" - a detta sua - canzone del 1959, "Una marcia in Fa", per far meglio capire la distanza siderale fra la canzone italiana e i giovani cantautori); ma sì, Guccini sta bene, e ha ancora voglia di raccontarsi. Questa è una bella notizia.

 
(Foto di Roberto Sasso)