Vi presentiamo i testi di un album dalla bellezza maestosa e minimale, oscura e dolce, malinconica e carezzevole, un disco dai suoni folk "desertici" ed eleganti che racconto fughe e speranze disperate, la fragilità della felicità e l'importanza di essere sé stessi, a costo di essere giudicati per quelli che ad altri sembreranno sbagli.
A dieci anni dal loro ultimo album tornano i Morose, oggi duo composto da Davide Landini e Pier Giorgio Storti; Sopra il tetto sotto terra (Ribèss Records) propone un folk “desertico” molto a stelle e strisce, elegante e notturno, minimale e suggestivo, cupo e delicato; si tratta di un gioiellino evocativo di suoni scarni e misurati, intensi e raffinati, talora cangianti e malinconici, altre volte più quieti e quasi carezzevoli, pure nella loro densità di ombre e chiaroscuri. Gli ascoltatori sono catapultati tra momenti strumentali di una drammaticità lirica e asciutta, suoni incantati e tristi, dentro il cuore di una bellezza pensosa e impalpabile, terrena ed eterea, da un disco maestoso ed essenziale. Oggi vi presentiamo i testi del lavoro, in cui ci si imbatte in fughe per salvarsi, “non importa quanto lunga sia la strada”, e fuochi interiori; si ricordano la speranza di andare incontro alla luce, anche se non ci saranno eroi ad aiutarci, la fragilità e caducità della felicità, la facilità con cui si giudica e si pretende di indicare a tutti cosa sia bene e cosa sia male, anche se la vita non si insegna e non si impara e ci sono sbagli che è giusto fare per restare e vivere sé stessi nella propria imperfezione.Ecco qualche notizia su come è nato l’album e come viene presentato:
Sopra il tetto sotto terra nasce dalla distanza, nella distanza. Nell'estate 2016 Pier Giorgio si trasferisce a Singapore, ed il progetto Morose continua svilupparsi per corrispondenza e nelle sessioni che hanno luogo in occasione dei suoi saltuari rientri in Italia. È nell'ultima di queste sessioni, nel gennaio 2018, che vengono alla luce i primi brani del disco; poi, da fine estate, con il suo definitivo ritorno in Italia, i ritiri nel casolare di Casesa (Sp) si fanno più frequenti. Qui, nelle colline che si affacciano sulla vallata del Magra, prende forma e viene registrato l’album. Il verso di René Chair che lo apre è citato da Michel Foucault nel suo “Storia della Follia nell’Età Classica” e viene trasformato in un’esortazione, un invito a «sviluppare la nostra legittima stranezza/estraneità». Nella dialettica tra individuo e società è necessariamente implicita una componente di violenza a cui tutti noi, seppur in misura diversa, siamo soggetti. È dai tentativi, talvolta tragici, eroici, o ironici, dei protagonisti dei testi di difendere la propria identità che scaturisce la poesia che attraversa tutto il disco. È nelle loro storie che la musica determina improvvise epifanie, malinconiche fughe, tumulti di protesta e speranze disperate.
Il disco è stato suonato interamente da Davide Landini (voce, chitarra classica) e Pier Giorgio Storti (chitarra elettrica, mellotron, farfisa, violoncello, harmonium, zither, balalaika, clarinetto, suling, piano, percussioni) e registrato dagli stessi. Il mastering è di Andrea Denittis (Ratafiamm, deNITTIS), la produzione di Ribéss Records e Under My Bed Recordings, le immagini di Riccardo Tedoldi (che collabora con il gruppo sin dal 2002) e il layout di Patrizia Casadei.
Buon ascolto e buona lettura!
Sopra il tetto sotto terra
Forse Greta è partita davvero Davide Landini: voce e chitarra classica
Pier Giorgio Storti: chitarra elettrica, farfisa
Joan Loizeau: «developpez votre étrangeté légitime» (René Char)
Forse Greta è partita davvero, è tornata in Ungheria
Così dicono tutte per strada: Greta se n’è andata via
Tina dice che ha ventidue anni, e ne mostra più o meno metà
Ti accarezza i capelli ogni notte, tu fai finta di niente e ti volti di là
Forse Greta è partita davvero
All’inferno o in cielo
Se n’è andata via
Anche Carla odia l’estate, ché l’amore è appiccicoso
Ma il lavoro è lavoro comunque, io e lei andiamo avanti a ritroso
E il fuoco che arde Priscilla, non lo spengono mille pompieri
Legati alla caviglia, tiene i sogni che diventan veri
Forse Greta è fuggita davvero
Sotto un pallido cielo
Se n’è andata via
Greta, Greta, Great segreta
Greta, Greta, Great segreta
Greta, Greta, Great segreta
Sbagliare è la cosa più giusta da fare Davide Landini: voce e chitarra classica
Pier Giorgio Storti: chitarra elettrica, harmonium, farfisa, clarinetto, timpano
È vero, io esagero sempre, nel bene e nel male
La pioggia è tempesta, il vento bufera quaggiù
Per quanto vi diate da fare per tranquillizzare
Il fiume straborda e la terra trema per me
Quando ricordo di te
È vero che esagero sempre e solo nel male
Ma imparare a cadere provando a volare, forse ci può stare
Perché a volte la cosa più giusta da fare è sbagliare
Il mio sbaglio più grande, l’errore più giusto sei tu
Vieni a trovarmi quaggiù
Dimmi che non mi cambierai
Sbagliare è la cosa più giusta da fare
Sbagliare è la cosa più giusta da fare
Sbagliare è la cosa più bella che c’è
Sbagliare è qualcosa che fa per me
Sbaglio io, sbagli tu, sbagliamo noi
Sbaglia se vuoi quello che puoi
Sbagli tu, sbaglio io, sbagliate voi
Sbaglia per noi tutto quello che puoi
Dimmi che non mi cambierai
Emanuela pedala veloce Davide Landini: voce e chitarra classica
Pier Giorgio Storti: piano, violoncello, mellotron, balalaika, chitarra elettrica, cori
Dietro al migliore dei finti sorrisi, celano il volto amici-nemici
La notte ti insegue, si spengon le luci, e tu fuggi via in sella alla bici
Emanuela dagli occhi di giada, che guarda le stelle e perde la strada
Emanuela pedala veloce: in fondo a ogni tunnel c’è sempre una luce
Non è mai stato facile
Fare tutto da te
Non è poi così semplice
Fare anche per tre
Emanuela che sogna e non dorme, ascolta la pioggia suonare le foglie
Emanuela dagli occhi di brace che porta la guerra, che porta la pace
Emanuela pedala veloce, Emanuela pedala veloce
In fondo a ogni tunnel c’è sempre una luce
C’è sempre una luce
Ad Est dell’Eden Pier Giorgio Storti: mellotron, chitarra elettrica, violoncello
Sopra il tetto sotto terra Davide Landini: voce e chitarra classica
Pier Giorgio Storti: zither, violoncello, mellotron, percussioni, cori
O mia cara, come stai?
Aspetti ancora il treno che non passa mai,
Mentre sotto la tua pelle
Bruciano le stelle?
O mia cara, dove sei?
Stai con Sansone o con i filistei?
Ama tutto ciò che puoi
Non sempre tornano gli eroi
Non sempre vengono a salvarci
Sopra il tetto sotto terra
Al grande banchetto della vita Davide Landini: voce e chitarra classica
Pier Giorgio Storti: mellotron, chitarra elettrica, violoncello, timpano
La felicità si guarda e non si tocca, Maria Rita
Provi ad accarezzarla e proprio in quell’istante è già svanita
La felicità si osserva di nascosto
Mentre il tempo sfugge il via, il tempo è come sabbia tra le dita, Maria Rita
Come riempi il vuoto di non avere niente?
Chi ti accarezza il cuore? Come uccidi il tempo?
Dove trovi le parole, per stare tra la gente?
Chi ti accarezza il cuore? Chi ti accarezza il cuore, Maria Rita?
Maria Rita, Maria Rita, il tempo è sabbia tra le dita
Che il vento porta via
Interroga i tuoi sogni e dimmi: quale tra le nostre navi
Non farà ritorno in porto?
Tutti pronti a giudicare, i Dottori della Legge
Tutti i saggi a consigliare, compatire, condannare
Tutti quanti laureati, e insegnanti della vita
Sei bocciata Maria Rita, sei bocciata Maria Rita
Al grande banchetto della vita, la felicità è finita
Col suo sorriso Costanza Davide Landini: voce e chitarra classica
Pier Giorgio Storti: piano, violoncello
Col suo sorriso, Costanza, illumina la stanza
Illumina la stanza
Trallallero Davide Landini: voce e chitarra classica
Pier Giorgio Storti: chitarra elettrica, piano, mellotron, percussioni
Hai fatto tutto ciò che ti è richiesto, per essere detto un uomo onesto?
Hai fatto tutto quel che ti era chiesto? O hai fatto solo un po' del resto?
Ho fatto solo quel che mi è interdetto:
salto i pasti, non vado a letto
non ho bisogno d’essere protetto, istruito, internato ed infine benedetto
salto il turno, ed ecco qua, che vi saluto con un grande e grosso trallallerollerolà
Signor Ministro, Sua Santità – questo è giusto, questo è bello, questo proprio non si fa
Se il sole è sorto, tramonterà: la vostra strada non la segue, nossignore, non mi va
Io salto il turno, ed ecco qua, che vi saluto con un grande e grosso trallallerollerolà
Non c’è niente di più indecente, non c’è niente più indecente della gente
È ora (d’andare via) Davide Landini: voce e chitarra classica
Pier Giorgio Storti: clarinetto, suling, mellotron, timpano
Ora è ora, è ora d’andare
Ora è ora, è ora d’andare via
Ora è ora, è ora d’andare
Ora è ora, è ora d’andare via
Vado via
Non importa quanto lunga sia la strada, come una lettera mai arrivata
Non m’importa se non sta tanto bene: qui non c’è più niente che m’appartiene
Non importa quanto lunga sia la strada, come una lettera mai arrivata
Non m’importa se non sta tanto bene: qui non c’è più niente che mi trattiene
Non importa quanto lunga sia la strada
Non importa quanto lunga sia la strada
Non importa quanto lunga sia la strada
Non importa quanto lunga sia la strada
Registrato da Morose tra gennaio 2018 e gennaio 2019
a Casesa, Parma, Sarzana e Singapore
Mixaggio: Pier Giorgio Storti
Mastering: Andrea De Nittis
Immagini: Riccardo Tedoldi
Layout: Patrizia Casadei
Prodotto da Ribéss Records & Under My Bed Recordings
distr. Audioglobe
Tzara, è stato bellissimo!
Biografia
Il progetto Morose prende vita in un caldo pomeriggio dell’agosto ’98, con la registrazione casalinga di una cassetta omonima di lo-fi sgangherato per la neonata etichetta Ouzel Records. Dopo numerosi cd-r, partecipazioni a compilation e l’ep Love Is a Swinde pubblicato su 7” dalla statunitense Try Not to Look, nel 2003 arriva il primo disco: La Mia Ragazza Mi Ha Lasciato (Cane Andaluso) che riceve un ottimo riscontro sulla stampa nazionale: «di una genuinità assoluta e bellezza conturbante [8]» (Blow Up), «stilosa canzone d’autore low-fi» (Rumore). Il suono del gruppo, inizialmente riconducibile a band come Sebadoh, Smog e Black Heart Procession, si fa sempre più personale, lirico e desolato, passando da People Have Ceased To Ask Me About You (Suiteside, 2005), e On The Back Of Each Day (Suiteside, 2006), sino ad arrivare al quarto disco, La Vedova D’Un Uomo Vivo (Boring Machines, Ribéss, Shyrec e la francese Travelling Music, 2009), che segna il passaggio al cantato in italiano e le cui influenze più evidenti sono, piuttosto, di matrice letteraria. Da questo momento la formazione della band, che nel corso degli anni ha subito numerose variazioni mantenendo come punto fermo voce e chitarra di Davide Landini, si stabilizza in un duo che vede, al fianco di Landini, il polistrumentista Pier Giorgio Storti (mellotron, chitarra elettrica, farfisa, clarinetto etc.). Ne scaturisce un suono ascrivibile alla corrente weird folk, un cantautorato deviato con derive sperimentali: «suonerebbe così Songs: Ohia se sulla strada avesse incontrato il De André visionario de La Domenica delle Salme» (Sodapop). All’ep Dell’Amore E Dei Suoi Fallimenti per la serie 5 pezzi facili (Under My Bed, 2013), ha fatto seguito, a fine 2014, La Bygone Era – The Ouzel Years, una raccolta di registrazioni risalenti al periodo 1998-2004, dal giorno di fondazione del progetto all’uscita del primo disco, che sancisce il ritorno all’etichetta degli esordi. Dopo alcuni anni di stasi che hanno visto i due musicisti soggiornare ai poli opposti del pianeta (U.S.A. e Singapore), nell’estate 2018 il progetto Morose riprende vita con le registrazioni del nuovo disco, Sopra il Tetto Sotto Terra in uscita ad aprile 2019 per le etichette Ribéss Records e Under My Bed Recordings.
L'assenza e la presenza sono conniventi (André Breton)
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morose@undermybed.org
http://ribessrecords.bandcamp.com
http://undermybed.org
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