Grunge • Seattle

Seattle: Rock City

30 dischi per capire il grunge

30/06/2020 di Gianluca Crugnola

"È la scena musicale più eccitante prodotta da una singola città, come non accadeva dai tempi della Londra Punk"
Everett True, giornalista, musicista inglese e amico intimo di Kurt Cobain

I 30 dischi fondamentali per capirne l’essenza, l’evoluzione sonora che ha segnato un’intera generazione, la mia

Intro, l’Hype mediatico del villaggio globale

Fuori dal muro della propria conoscenza, oltre quel limite virtuale c’è l’ignoto, una nuova era è agli albori, l’ultima fiammata del millennio sta preparando importanti rivoluzioni, il pianeta assimila significativi cambiamenti culturali e sociali; la risposta al crescente malcontento giovanile sta emergendo dall’underground di tante città, scene indipendenti, etichette marcano il fermento artistico globale, soprattutto d’oltreoceano, l’evoluzione espressiva sta coinvolgendo anche il vecchio continente che diffidente si adegua contaminato dalla voglia di novità. Il seme inventivo che sta trasfigurando le vecchie gerarchie e plasmando una nuova generazione di musicisti e fruitori carpisce l’interesse generale di media, produttori e case discografiche mettendoci nelle condizioni di poter dire entusiasti; io c’ero, l’ho vissuto. Uno dei centri più importanti nell’evoluzione collettiva della musica sul finire del ‘900, americana e non, è certamente Seattle, città uggiosa, mitigata da un clima difficile che ne esalta il verde lussureggiante, i parchi e la strisciante malinconia. La metropoli statunitense che più di tutte ricorda le capitali europee vive in modo umorale il suo isolamento, ubicata nella parte nordoccidentale degli States affacciata sul Pacifico, la sua comunita’ tra il finire del decennio eighties e i primi mesi dei ’90 viene attraversata, catalamitata da alcuni avvenimenti salienti, dal suono dietro al quale si cela una tensione artistica e sociale che la smuove dal sopravvivere soporifero perdurante da troppo tempo, eventi in grado di risollevare, trasformare tutta la regione nella culla della cultura Pop.

Com’è possibile che una parola (Grunge) che vuol dire schifezza, spazzatura, sporcizia sia divenuta il nome di un genere musicale, una moda e un fenomeno pop? New York Times 1992

Non sono solito generalizzare parlando della scena culturale che più di tutte ha segnato ascolti e respiri della mia generazione ma per catalogare produzioni tanto diverse tra loro mi semplifica il compito il termine Grunge che, seppur a torto, ha spesso rappresentato, raccolto in sé le influenze, i differenti percorsi di una moltitudine non ben definita di band che dalle sponde del Puget Sound ha cambiato per sempre la storia della musica moderna. Un movimento capace di catalizzare l’interesse popolare e condizionare la discografia mondiale trasfigurata da tante sorprendenti uscite, lontane dall’idea omogenea di genere ma comunque intrecciate l’una all’altra determinando un periodo così eccitante e delicato prima di implodere e lasciarci nient’altro che le immortali incisioni, gli album appunto, manifesti delle gesta, dei legami di quella comunità folgorata dall’ultima ammaliante rivoluzione del Rock.

Avviso ai lettori;

Nella cernita degli album prescelti ho volutamente escluso live e le diverse compilation, ad esempio la bellissima Soundtrack di Singles con il meglio delle produzioni locali in ascesa, le varie Sub Pop 100, 200, raccolte della piu’ attiva e iconica etichetta per il movimento, prima fanzine poi vera e propria label discografica, la Sub Pop Records fondata da Bruce Pavitt e condivisa con Jon Poneman. La mitologica Deep Six pubblicata dalla C/Z Records di Chris Hanzsek o rarità da collezionisti e perfetti conoscitori quali Seattle Syndrome o The Sound Of Young Seattle insieme ad altre rudimentali antologie riguardo la scena Punk locale. Ho preferito concentrarmi su incisioni originali capaci di raccontare gli artisti, la creatività del luogo meglio di singoli brani editi in raccolte per fanzine collegiali. Non si tratta di una classifica ma di un elenco cronologico dettato dal gusto personale e l’importanza storica incentrato su circa un decennio di uscite prodotte nello stato di Washington da band di Seattle o città limitrofe quali Aberdeen, la capitale dello stato Olympia, Tacoma, Ellensburg e Montesano, comunque transitate in qualche modo da Emerald City. Una cronistoria che ne vuol raccontare complessità, difformità e disparità nei contenuti, nei riferimenti e nelle riuscite.

Green River Rehab Doll 1988, Sub Pop Records

La band fondata nel 1983 da Mark Arm e Steve Turner deve il suo nome al serial killer del Green River appunto, assassino attivo nel periodo di attività del gruppo che rappresenta l’incrocio stilistico tra Punk e Metal. Rehab Doll registrato ai Steve Lawson Studios di Seattle esce nel giugno ’88 quando la band è già sciolta da diversi mesi. Primordiale

Mudhoney Superfuzz Bigmuff 1988, Sub Pop Records

Più grande è la folla, più basso è il quoziente d’intelligenza. Mark Arm Superfuzz Bigmuff è l’Ep d’esordio dei Mudhoney, inciso ai Reciprocal Recording con la produzione di Jack Endino. Fuori solo poche settimane dopo Rehab Doll, Superfuzz Bigmuff suona grezzo, primitivo, senza concessioni melodiche. Manifesto per l’etichetta di punta dell’underground cittadino. Storico

Blood Circus Primal Rock Therapy 1989, Sub Pop Records

Le mani sapienti di Jack Endino plasmano l’unico Ep, della band. Primal Rock Therapy. I Blood Circus entrano nella leggenda per aver inciso uno dei primissimi 7″ targati Sub Pop Records, Two Way Street / Six Foot Under. Embrionale

Screaming Trees Buzz Factory 1989, SST Records

Buzz Factory è lo spartiacque per la band di Ellensburg che abbandona il rock psichedelico dei precedenti lavori e abbraccia l’alternative. Per far questo al mixer va Jack Endino. Pietra miliare

Nirvana Bleach 1989, Sub Pop Records

L’esordio full-length dei Nirvana è la svolta per squattrinati aspiranti musicisti di Aberdeen, cittadina di boscaioli omofobi e amanti delle armi ad un centinaio di chilometri da Seattle. Intercettati quasi per caso da Jonathan Poneman (Sub Pop) vengono messi sotto contratto da Bruce Pavitt per un Ep che diventa un Lp. Registrato ai Reciprocal Recording con il guru Endino in sole quaranta ore e per la ormai famosa cifra di 606 dollari, sborsati tra l’altro da Jason Everman, Bleach presenta una band che si prepara a far saltare il banco. Rabbioso

Soundgarden Louder Than Love 1989, A&M Records

Louder Than Love è il lavoro che segna discograficamente tutta la scena cittadina uscendo per primo con una major. I Soundgarden alla seconda prova su lunga distanza pubblicano il disco-manifesto della creatura in fermento nel sottosuolo di Seattle, in crescendo tra rumore e potenza, hardrock e psichedelia, malesseri e voglia di arrivare, un passaggio transitorio verso la notorietà e ultimo lavoro con il bassista Hiro Yamamoto. Memorabile

Mudhoney Mudhoney 1989, Sub Pop Records

Il debutto omonimo della band di Seattle ha tutti i connotati del disco-seminale, la sintesi grezza e spontanea di generi e disagi cittadini, Garage, Punk e Indie, pionieri e artefici di un nuovo movimento e il suo suono. Mudhoney è l’essenza del SeattleSound pre-Nevermind. Adulto

Mother Love Bone Apple 1990, Stardog/Mercury Records

Apple, opera unica, ciò che avrebbe potuto essere e invece non è stato. Il debutto Glam-Rock, affrescato qua e là da stereotipi 80s è quasi pronto per la pubblicazione quando il destino decide che i sogni e le speranze di Wood debbano rimanere tali, Andy muore il diciannove marzo ’90 dopo tre giorni di coma dovuto ad un’overdose, il lutto è tremendo e il mondo musicale di Seattle si stringe attorno alla band che non regge il colpo e va in frantumi così come i loro propositi. Apple esce postumo, in ritardo rispetto ai programmi e diventa un cult, culto diventano anche storie e aneddoti riguardo le gesta di Andy e compagni. Romanzesco

Alice In Chains Facelift 1990, Columbia Records

Disco d’oro all’esordio per la band di Layne Staley e Jerry Cantrell che esplorano l’heavy metal in quest’opera dedicata a Andy Wood. Un successo imprevedibile agli albori della notorietà per tutto il movimento. Sensazionale

Temple Of The Dog Temple Of The Dog 1991, A&M Records

Il primo supergruppo ai piedi dello Space Needle concretizza un disco celebrativo; un’atto di fede, una lode all’amicizia, alla perdita dell’innocenza. Temple Of The Dog mantiene vivo il ricordo di Andy Wood grazie alla sua ottima stagionatura. Irripetibile

Skin Yard 1000 Smiling Knuckles 1991, Cruz

Jack Endino ha in mano il sound strisciante lungo le vie, i locali di Emerald City, possiede le chiavi di ogni segreto della città della pioggia. La band di riferimento pubblica il quarto album, 1000 Smiling Knuckles, capolavoro Punk rabbioso. La lineup presenta Barrett Martin alla batteria, Ben McMillan voce oltre al duo storico Endino – House. Grezzo

Pearl Jam Ten 1991, Epic Records

Mentre il mondo sta assistendo alla consacrazione di un fenomeno culturale che da nuova linfa alla musica si susseguono le uscite di album che da li a poco faranno la fortuna di artisti e discografici, Ten e’ uno di questi, fondamentale se si vuol comprendere appieno l’esplosione dei Pearl Jam con tutto il loro background.
Un debutto carico di epicita’ che riporta in vita i seventies. Folgorante

Nirvana Nevermind 1991, Geffen Records

Senza questo disco non si starebbe nemmeno parlando di una scena; semplicemente non l’avrebbe conosciuta nessuno fuori dalla cerchia ristretta di locali ed etichette indipendenti dello stato di Washington. Nevermind è magico, rivoluzionario, un ciclone punkrock, la bomba planetaria che al suo interno contiene la canzone capace di definire un’era, Smells Like Teen Spirit. Disco d’oro dopo meno di un mese. Epocale

Soundgarden Badmotorfinger 1991, A&M Records

Terzo granitico episodio hardrock per i Soundgarden. Alcune delle tracce più incazzate, violente e incendiarie della band sono contenute in Badmotorfinger. Feroce

Love Battery Dayglo 1992, Sub Pop Records

Il secondo capitolo per i Love Battery è anche l’apice della band. Un buon successo commerciale cavalcando l’onda Nevermind ma soprattutto di critica. Psichedelico

Alice In Chains Dirt 1992, Columbia Records

Dirt, sporco, lurido, grungy, il lamento più triste e cupo di Layne Staley si realizza nell’album più famoso e commercialmente rilevante della discografia Alice In Chains, l’inno alla solitudine raffigurato dalla dipendenza da eroina, motivo conduttore di tutta l’opera. Claustrofobico

Screaming Trees Sweet Oblivion 1992, Epic Records

Sweet Oblivion, nell’idea degli Alberi Urlanti il disco del botto lascia percepire grande freschezza, diversi episodi danno l’idea della vena compositiva ispirata e messa in campo per incidere gli 11 pezzi che compongono la tracklist senza comunque scendere a compromessi. Non arriva il botto sperato ma resta un disco meraviglioso. Accessibile

Brad Shame 1993, Epic Records

Un’altro caso incestuoso a Seattle. I Brad rappresentano la fusione di diversi artisti e influenze, coinvolte in questo side-project che regala sonorità funk, psichedeliche spesso distanti dal sound in voga. Sperimentale.

Girl Trouble New American Shame 1993, Empty Records

La band di Tacoma miscela sapientemente nel terzo Lp pubblicato Garage-Rock e Surf con varianti di Rockabilly anni ’50 sulla scia dei Seattleite Gas Huffer. Ironico

Nirvana In Utero 1993, Geffen Records

L’angoscia adolescenziale mi ha pagato bene. Ora sono vecchio e annoiato. Serve The Servants, Kurt Cobain. In Utero, il commiato dell’angelo biondo che già dal titolo provvisorio manda chiari segnali al mondo riguardo la tragedia che si sarebbe compiuta da li a poco. I Hate Myself And I Want To Die. Terzo e ultimo album di inediti per la band di Aberdeen che dopo Jack Endino, Butch Vig affida la produzione al terzo santone dell’alternative statunitense. Steve Albini. Disperato

Melvins Houdini 1993, Atlantic Records

Montesano, piccolo centro a pochi passi da Aberdeen è il quartier generale dei Melvins, band Alternative-Metal capitanata dello stravagante King Buzzo. Dopo aver coltivato per anni il culto nella scena Hardcore-Punk della zona realizzano il disco più accessibile e venduto in carriera, il debutto su major, lavoro che vede anche il piccolo ma significativo contributo di Kurt Cobain, produttore e musicista in alcune delle tracce incise. Houdini è il picco creativo della saga Post-Metal Underground dei Melvins. Inconfondibile

Pearl Jam Vs 1993, Epic Records

VS è istintività, voglia di arrivare alla libertà, incarna meglio di altri lavori l’inquietudine e la ricerca della giustizia sociale, il secondo clamoroso album dei Pearl Jam prende per mano guidando l’ascoltatore alla ribellione. Prima collaborazione con i cinque per Brendan O’Brien. Tribale

Bikini Kill Pussy Whipped 1993, Kill Rock Stars

Il Punkrock della Riot grrrl band Bikini Kill al disco più celebrativo. Kathleen Hanna e Tobi Vail danno forma al movimento femminista Punk nelle aule del college di Olympia e portano la protesta emancipata, la militanza nei locali dello stato. Impegnato

TAD Inhaler 1993, Giant Records/Warner Bros.

Faccio musica grande, grassa e orribile, proprio come me e ne sono contento. Tad Doyle, fondatore e leader dei TAD che firmando per una major dopo aver militato nella scuderia Sub Pop Records pubblicano il loro capolavoro seppur flop nelle vendite, prodotto da J Mascis (Dinosaur Jr) Animalesco

Alice In Chains Jar Of Flies 1994, Columbia Records

Il nuovo capitolo firmato AIC prende vita e viene modellato nei London Bridge Studio di Seattle nel tempo record di soli sette giorni, alienazione e sensibilità nelle perle acustiche che arrivano alla n°1 Billboard. Cult

Soundgarden Superunknown 1994, A&M Records

Superunknown è registrato ai Bad Animals Studios con la supervisione del produttore Michael Beinhorn e spedisce i Soundgarden nell’Olimpo del Rock, risultando uno dei più notevoli successi della band e del periodo. La svolta sonora che fa epoca segnando il futuro artistico e umano dei padrini di tutto un genere. Travolgente

Mark Lanegan Whiskey for the Holy Ghost 1994, Sub Pop Records

Il secondo capitolo solista della voce oscura degli Screaming Trees, Mark Lanegan riesce a ritagliarsi una via di fuga e proiettare la propria carriera nel futuro, oltre le produzioni con la band di Ellensburg. Whiskey For The Holy Ghost bissa il grande successo del precedente album The Winding Sheet, sperimentando nuove sonorità, cupe e malate come sempre. Autodistruttivo

7 Year Bitch ¡Viva Zapata! 1994, C/Z Records

Vero e proprio manifesto della collettività cittadina, della solidarietà tra musicisti di Seattle. Il secondo album delle 7 Year Bitch è un omaggio alla cantante dei The Gits, Mia Zapata, violentata e uccisa nel luglio ’93 e ancora senza giustizia. I brani parlano di questa tragedia ma non di meno della perdita della chitarrista e cofondatrice Stefanie Sargent, morta per overdose. Prodotto dal solito Jack Endino. Solidale

Truly Fast Stories… from Kid Coma 1995, Capitol Records

Album d’esordio per il trio composto dall’ex Soundgarden Hiro Yamamoto basso, l’ex Screaming Trees Markl Pickerel batteria e Robert Roth voce-chitarra. Ottimo lavoro candidato a disco dell’anno di genere. Maestoso

Mad Season Above 1995, Columbia Records

Above, progetto parallelo di alcuni dei protagonisti delle band più amate ed influenti del Seattle Sound materializza l’opera omnia di tutto il periodo, un condensato di malessere, sedute esistenziali, nichilismo e grandissima poetica musicale. Layne Staley (Alice In Chains) Mike McCready (Pearl Jam) Barrett Martin (Screaming Trees) John Baker Saunders (The Walkabouts) Mark Lanegan (Screaming Trees) presentano i titoli di coda di un’epopea condivisa tra vizi, miseria e fallimenti che regalano immortalità a queste tracce come a tutta la storia del Grunge. Terapeutico