Valentina Lupi Non voglio restare cappuccetto rosso
2006 - Altipiani / Help! / Edel
“Non voglio restare Cappuccetto Rosso” è un bel disco, sincero e già maturo: tra Cristina Donà, Dolcenera e Irene Grandi, Valentina dimostra di saper scrivere delle canzoni suggestive, affiancate ad altre meno riuscite ma non per questo banali.
Accompagnata da basso, batteria, chitarre e dal “plurimusicista” Matteo Scannicchio (piano, synth, rhodes, organo, fisarmonica, glockenspiel), forte di una voce matura e sempre ben dosata, Valentina Lupi regala momenti piacevoli sin dall’iniziale “Il giorno del Samurai”, in cui la voce si sposa con una bella base rockeggiante, passando poi per “Casa di bambola”, che permette di apprezzare tutte le sue qualità canore, e la seguente “Solo 21 anni”, sorta di sfogo di una ventunenne ben interpretato con musica e parole.
Valentina Lupi scrive di suo pugno testi e musica: se quest’ultima passa dalla dolcezza al pop-rock, i primi risultano in alcune parti davvero ben composti, capaci di trasmettere messaggi o immagini poetiche senza scadere nel nonsense o nello strasentito. Ecco allora, nella seconda parte del disco, “Satura”: lenta, chiara e intelligente, è seconda solo a “28 gennaio ‘96”, un lungo flashback che tiene le orecchie incollate agli amplificatori per sapere, come in ogni racconto che si rispetti, “come andrà a finire”.
Valentina Lupi è brava. L’ho già detto? Bene, farò il noioso e lo ripeterò, perché “Non voglio restare Capuccetto Rosso” merita veramente di essere ascoltato con attenzione. E la sua autrice merita al più presto uno spazio nel circuito mediatico della musica nostrana.