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Americana • indie-folk

Thisell I

2014 - Proper / IRD

19/06/2014 di Claudio Giuliani

#Thisell#Americana #Indie-folk

Scoperti per caso, li ho ascoltati a lungo prima di riuscire a prendere in mano carta e penna e metter giù qualche appunto, tradurre in parole qualche sensazione, in qualche modo mi hanno spiazzato e affascinato; un fascino ombroso, indefinibile, opaco, panorami e confini nebulosi, atmosfere caliginose, fumose, pressoché gotiche, dalle fluttuazioni intriganti e con una seducente tracimazione rootsy che si espande a macchia d’olio. Come si suole dire potremmo classificarlo come un disco autunnale proprio per quelle sue sembianze nebbiose e enigmatiche, percezioni velate e conturbanti, che hanno il potere di attirarti dentro un crogiolo di sonorità che sanno essere avvincenti e affascinanti. Stupisce che nei loro polmoni non troviamo la sabbia dei deserti dell’Arizona o la polvere rossa dell’Oklahoma; arrivano invece dalla Svezia e la peculiarità di questo lavoro è che è stato registrato in una scuola abbandonata di Lur, un piccolo villaggio rurale nel sud della Svezia.

La band, un collettivo elastico, è formata principalmente da Peter Thisell (vocal, guitars), Karin Wiberg (violino, vocals), Petter Nilsson (piano, acoustic & electric guitar), Björn Kleinhenz (upright bass, vocals), David Odlow (drums, diatonic accordion, vocals), Torbjorn Arvidsson (dobro, drums, vocals) e altri pards sparsi. Il loro è un folk-rock dai colori malinconici, delicato e sapientemente intessuto di un soffuso manto di nebbia, smorzato e genuino, ma tuttavia scartavetrato e lisergicamente immediato. Se dobbiamo fare degli accostamenti potremmo citare in primo luogo i Richmond Fontaine e i Willard Grant Conspiracy o Jeff Finilin ma anche (con una proiezione obliqua) Band Of Blacky Ranchette e i Giant Sand di Howe Gelb, i Walkabouts, i Thin White Rope (ve li ricordate?), i Lambchop e inevitabilmente, (tramite qualche itinerario marginale), anche i Calexico; bella gente vero? E tra le fonti spirituali ci permettiamo di indicare Gram Parsons e Townes Van Zandt o le inquiete malinconie sconfortate dei Nirvana.

A Town Of Windows, suggestiva ballad d’apertura, è piacevolissima e indirizza da subito l'attenzione di chi ascolta verso l'immaginario all'interno dell'immenso panorama dell'alternative-country. La fluttuante Bad Time, la magia malinconica di Could You e di Into Hidden, i visionari orizzonti purificati della splendida Lay Here (immergetevi nell’alchimia dei vari strumenti e avvertirete la sensazione di cominciare a caracollare) e il violino: un violino straordinario che raggomitola le luci pallide delle aurore del nord, le albe con i colori delle perle, dell’oro e il rosa esangue.

Il tocco pianistico e arcano della diafana My New Best Friend, con la fisarmonica che imbastisce l’orlo e perpetuamente il violino che punzona le asole delle chitarre sempre presenti nella trama del tessuto. Over Years, Over Time con i suoi richiami ancestrali alla west coast degli sballi mistico-lisergici e i riflessi cristallini dalle scaglie dinamiche dell’enigmatica  Towards The Warmth Of Life... è tutto un intrecciarsi e un concatenarsi di sensazioni e percezioni che alimentano commozioni & suggestioni, turbamenti & illuminazioni dell’intimità; dando vita a quadretti sonori dal sapiente gioco di luci e ombre verso un limbo sonoro d'incessante divenire che squarcia l'orizzonte e scava nella pietra; granuli sonici che fluttuano malinconici sulla linea di un orizzonte crepuscolare come ciascuno degli otto brani di "I" testimonia, tracks che si completano a vicenda per creare un’unica partecipazione a un tutto.

…Affascinante!



Track List

  • A Town Of Windows
  • Bad Time
  • Could You
  • Into Hidden
  • Lay Here
  • My New Best Friend
  • Over Years, Over Time
  • Towards The Warmth Of Life