Front Porch Sessions<small></small>
Americana • Roots • blues

The Reverend Peyton’s Big Damn Band Front Porch Sessions

2017 - Family Owend Records – thirty tigers / IRD

22/04/2017 di Claudio Giuliani

#The Reverend Peyton’s Big Damn Band #Americana#Roots

Reverend Peyton’s Big Dawm Band sono un trio proveniente dallo stato dell’Indiana, sono traghettatori di un blues viscerale e scorbutico avvinghiato alla tradizione, suoni fatti di fango e sangue aggrappati a un blues rustico e rurale con in tasca un atteggiamento punk. Potrebbe di primo acchito non avere niente di speciale tanto è grezzo, come un bozzolo di crisalide scartocciato, un grumo sporco e scortese, selvatico e (diciamolo francamente)  anche dannatamente risaputo, ma ha il potere di recapitare frustate d’ortica, di rimorchiarci tra pietre arrotate e selciati polverosi, carta vetrata e lamiere manganellate; ma è una sonorità arcaica e primigenia che ti entra nella pelle, che ti fa vibrare i tendini, affascinante e coinvolgente che sgorga come un torrente in piena da un originario bagaglio primordiale. E’ una fiumana ruspante e prorompente che scortica la convenzionalità con orgiastici colpi d'unghia di fangoso delta blues che si inquinano con hillibilly rurale e screziature country-gospel-bluesy.

Il gruppo è composto dal Reverendo Peyton (lead vocals & National guitars, harmonica), da sua moglie Breezy “Washboard” Peyton (washboard, percussion & background vocals) e da broth Max Senteney (drums, percussion). Sono in pista da una dozzina d’anni e al loro attivo hanno ormai una decina di lavori tra i quali meritano una citazione il turbinoso Between The Diches, le eccitazioni irsute di The Whole Fam Damnily, l’inflessibile Peyton On Patton e il frizzante So Delicious.

Tra le loro influenze primarie possiamo certamente arruolare gente come Son House, Charley Patton, Furry Lewis e Robert Johnson, strizzando l'occhio a RL Burnside, a J.L.Hooker, T-Model Ford e a Jimbo Mathus; il tutto è accompagnato da un'esperienza a Clarksdale (Mississippi) che ha generato un impeto blues dal tiro rudimentale e la resofonic guitar percorsa da draconiani strofinamenti di bottleneck sui quali domina il vocione del caposquadra Josh Peyton. 

Front Porch Sessions è un bel disco [da ascoltare non certo a basso volume], un disco intrigante e pieno di adrenalina, ma che ha al contempo la taumaturgica capacità di sgombrare tensioni accumulate e d ricaricarti. Front Porch Sessions è un album dal potere terapeutico, solido e maturo, con songs che scalciano ruspanti e che ti acchiappano. Già l’ouverture di We Deserve Happy Ending ci instrada sulle sponde di un blues evangelico increspato e medicamentoso con la slide che traccia fluttuazioni circolari, ma già la grinzosa When My Baby Left Me ci strizza l’occhio e tinteggia tracce paludose in odor di zolfo e peccato con un blues crepuscolare e sostanzialmente disadorno.

L’agilità dello stropicciato strumentale It’s All Night  e la piacevolissima Shakey Shirley e ci coinvolgono in claps e cori mentre le scattanti What You Did To Boy Aint Right  e la perizia tecnica fingerstyle rootsy-boogie Flying Squirries espandono prestanti vitalità. One Bad Shoe è attraente e tra le sue pieghe sgualcite sa essere amabilmente gradevole.

A me piacciono anche la narrativa One More Thing, l’arcaico splendore di Let Your Light Shine e lo spiegazzamento epico di When You Lose Your Money, tre tracks con un’impronta dalla tempra solida e passionale. E alla fine la vivace Combread And Butterbeans chiude il cerchio con frizzante esuberanza.

Track List

  • We Deserve A Happy Ending
  • When My Baby Left Me
  • Shakey Shirley
  • What You did To The Boy Aint Right
  • One Bad Shoe
  • It’s All Night
  • One More Thing
  • Flying Squirrels
  • Let Your Light Shine
  • When You Lose Your Money
  • Cornbread And Butterbeans