Vortex<small></small>
Derive • Suoni • Math Rock

Sonar With David Torn Vortex

2018 - Rare Noise Records

18/04/2018 di Paolo Ronchetti

#Sonar With David Torn#Derive#Suoni #Groove Minimalista #Math Rock

Disco di rara presa questo Vortex ad opera del quartetto svizzero Sonar con la produzione e la chitarra di un gigante dell’improvvisazione come David Torn

La band svizzera (formata da Stephan Thelen e Bernhard Wagner alle chitarre; Christian Kunter al Basso e Manuel Pasquinelli alla batteria) approda su Rare Noise con un suono in qualche modo figlio di certo minimalismo compositivo frullato con ampie parti di art rock, post rock e vaghi sentori del miglior e più sperimentale progressive.

L’album, ricco di grandi atmosfere come di pulsanti geometrie ipnotiche, è stato registrato vicino a Zurigo in tre giornate di duro lavoro con l’apporto attivo di Torn che non si è limitato a produrre il lavoro (come inizialmente prevedeva il progetto) ma, affascinato dai reticoli sonori del quartetto svizzero, si è lasciato piacevolmente prendere la mano finendo per suonare in tutti i sei brani del disco.

Sin dal primo brano colpisce la inesorabilità dei groove e della costruzione sonora dei Sonar. Un pulsare che non lascia scampo soprattutto se si è amato un certo modo di procedere di certo Krautrock o di certa wave più sperimentale. Un pulsare che vede nella precisa rimica di Kunter e Pasquinelli un perno tanto fluido quanto strutturalmente solido e sicuro. Una delle particolarità dell’ascolto è stato il continuo vagare del pensiero verso decine e decine di band straordinarie per poi ammettere come il suono dei Sonar fosse assolutamente autonomo e originale. Che ci si muova infatti su un battere solo apparentemente fisso (Part 44 in realtà costruito, come quasi tutto il disco, su tempi dispari e complessi), sui ritmi ipnotici più morbidi e quasi sognanti di Red Shift o sui ritmi inizialmente quasi reggheggianti di Vortex, il movimento delle composizioni da sempre spazio al solismo, a volte rumoroso e sibilante, di Torn che si permette, fortunatamente per le nostre orecchie, una grande libertà espressiva. Le accelerazioni quasi feroci di Lookface (come quelle del finale di Vortex) ne sono un esempio anche con il loro trasformarsi, nella seconda parte del brano, in ritmiche dal sapore vagamente indiano capaci di sfumare nella coda ambient che chiude il disco.

Un’altra particolarità è data dal fatto che questo Vortex suona quasi come fosse una lunga suite anche se ogni brano possiede una propria identità specifica. Prova ne è Waves And Particles il brano che, assieme al successivo Monolix, forse si stacca maggiormente dall’atmosfera generale del disco ma che che, con la sua ricercatezza sonora (questa volta più che vagamente prog), permette di dare un respiro completamente diverso ai brani che precedono e seguono in scaletta. E poi è una piccola soddisfazione vedere tre chitarristi suonare assieme apparentemente senza calpestarsi i piedi e rimanendo capaci di mantenere ispirazione autonoma pur costruendo un suono collettivo di grande spessore!

Insomma disco veramente consigliato agli avventurosi sonici a cui segnalo come sul sito della band siano presenti ampie documentazioni filmate riferite alle session e al processo compositivo dell’album.

Track List

  • Part 44
  • Red Shift
  • Waves And Particles
  • Monolith
  • Vortex
  • Lookface!