Simoni - Teolis Openings
2023 - EMME
Sovente gli esordi sono chicche che guardano avanti lanciando nell’agorà musicale giovani e meritevoli musicisti. È questo il caso di Lorenzo Simoni (sax alto) e di Iacopo Teolis (tromba e flicorno) che con Openings segnano il loro debutto in uno sfidante schema a due strumenti monodici.
Artisti giovanissimi dal solido curriculum di studi uniscono evidenti eredità classiche a un approccio jazz moderno, libero da legami con la tradizione ma debitore di influenze che potrebbero rimandare a Dave Douglas così come a un certo minimalismo accademico.
Spicca il saldo legame che i due strumentisti mantengono l’uno con l’altro, in un interplay che pare valorizzare al meglio le potenzialità dei propri mezzi. Volendo richiamare gli aspetti storici della monodia si potrebbe dire che, con intelligente alternanza, le due voci si avvicendano in ruoli di “aria” e “recitativo”, affidando all’uno la melodia e all’altro la declamazione.
Più specificamente occorre riconoscere la saggezza di evitare la sussidiarietà a ruoli ritmico-armonici normalmente affidati ad altri strumenti, evitando il rischio di scadere in inadeguatezze.
L’approccio minimalista favorisce questa tattica senza far sentire la mancanza di altri contributi. Le cadenze e le scansioni danno comunque una trama metrica precisa che, nel caso specifico, risulta vivace e conferisce un’indubbia gradevolezza all’ascolto; la profondità compositiva si manifesta nel pieno sfruttamento delle linee melodiche che, seppur essenziali, vengono presentate con variazioni graduali che generano agilità e anche una certa dinamicità, senza mai esagerare in sforzi poco credibili.
Il lavoro è di breve durata (circa 30 minuti) e si articola in brani che suonano come cammei, offerti come stimoli più che come quadri complessi, stimoli non privi di una certa allegria di fondo che coinvolge positivamente l’ascoltatore.
Bishop ne è un esempio efficace, con l’ostinato del sax e il colorito vibrare della tromba in perfetta sincronia, che lavora quasi in poliritmia.
Il ruolo si inverte in Pawn, dove a giocare sulle linee melodiche è l’ancia. Lo schema vale per tutti i brani che, in qualche modo, visti nel complesso rappresentano una suite organica pur senza particolari variazioni di movimento.
Un lavoro interessante, testimonianza di una creatività originale che potrà certamente portare a ulteriori sviluppi non così scontati.
Artisti giovanissimi dal solido curriculum di studi uniscono evidenti eredità classiche a un approccio jazz moderno, libero da legami con la tradizione ma debitore di influenze che potrebbero rimandare a Dave Douglas così come a un certo minimalismo accademico.
Spicca il saldo legame che i due strumentisti mantengono l’uno con l’altro, in un interplay che pare valorizzare al meglio le potenzialità dei propri mezzi. Volendo richiamare gli aspetti storici della monodia si potrebbe dire che, con intelligente alternanza, le due voci si avvicendano in ruoli di “aria” e “recitativo”, affidando all’uno la melodia e all’altro la declamazione.
Più specificamente occorre riconoscere la saggezza di evitare la sussidiarietà a ruoli ritmico-armonici normalmente affidati ad altri strumenti, evitando il rischio di scadere in inadeguatezze.
L’approccio minimalista favorisce questa tattica senza far sentire la mancanza di altri contributi. Le cadenze e le scansioni danno comunque una trama metrica precisa che, nel caso specifico, risulta vivace e conferisce un’indubbia gradevolezza all’ascolto; la profondità compositiva si manifesta nel pieno sfruttamento delle linee melodiche che, seppur essenziali, vengono presentate con variazioni graduali che generano agilità e anche una certa dinamicità, senza mai esagerare in sforzi poco credibili.
Il lavoro è di breve durata (circa 30 minuti) e si articola in brani che suonano come cammei, offerti come stimoli più che come quadri complessi, stimoli non privi di una certa allegria di fondo che coinvolge positivamente l’ascoltatore.
Bishop ne è un esempio efficace, con l’ostinato del sax e il colorito vibrare della tromba in perfetta sincronia, che lavora quasi in poliritmia.
Il ruolo si inverte in Pawn, dove a giocare sulle linee melodiche è l’ancia. Lo schema vale per tutti i brani che, in qualche modo, visti nel complesso rappresentano una suite organica pur senza particolari variazioni di movimento.
Un lavoro interessante, testimonianza di una creatività originale che potrà certamente portare a ulteriori sviluppi non così scontati.
