![Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri<small></small>](/foto/musica/recensioni/big/6492-pierpaolo-capovilla-e-i-cattivi-maestri-pierpaolo-capovilla-e-i-cattivi-maestri-20230130133150.jpg)
Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri
2022 - Garrincha Dischi
Archiviati questi due capitoli, a fine maggio del 2022 si è presentato con un nuovo progetto uscito per Garricha Dischi assieme ad Egle Sommacal (Massimo Volume) Fabrizio Baioni (LEDA) e Federico Aggio (Lucertulas): Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri.
Il termine "Cattivi Maestri" ci rimanda alla definizione giornalistica creata per etichettare certi personaggi degli anni di piombo e in ultimo persino Erri De Luca per le sue posizioni No TAV, ma richiama anche Nick Cave&The Bad Seeds nella formula. La descrizione dell'album la fornisce invece lo stesso Capovilla: “Dieci cazzotti e due carezze per raccontare questi tempi di violenza e sopraffazione, il paese e il mondo in cui viviamo”. I cazzotti tolgono subito l'idea che si tratti di un disco confortante: sono diversi i temi affrontati, ma su tutti spicca quello della violenza nelle sue diverse sfumature, dalla guerra che è la sua massima, a quella interiore. L'autore si fa portavoce della realtà in cui viviamo, a partire dalla scelta della copertina: opera del pittore Vasco Hadzovich, il Cristo Gitano è simbolo inequivocabile della volontà di rappresentare anche le minoranze etniche e a denunciare il razzismo dilagante nella nostra società.
Il miglior genere per assestare cazzotti su disco e dal vivo è il rock, qui declinato in modo molto duro dalle chitarre e dal suono della batteria. Su una base del genere che riesce da sola a evocare la cupezza dei nostri tempi, Capovilla usa registri diversi e mette gli accenti giusti sui concetti, a volte declamando, a volte urlando o sghignazzando in modo volutamente teatrale. In sostanza qui c'è un esempio mirabile di come la musica non debba per forza essere un'arte volta al disimpegno e allo scacciare i pensieri, anzi: qui ritroviamo una delle funzioni principali di questa arte, che è far riflettere chi ascolta, farlo immedesimare e fargli porre domande su uno stato di cose spesso mascherato dalla leggerezza.
Prendiamo ad esempio La guerra del Golfo che è la descrizione di qualsiasi guerra e della via via crescente indifferenza al dolore umano che si crea per assuefazione a notizie ed immagini violente. Notevole anche Dieci Anni, il cui tema è il sentirsi tagliati fuori dalla società dal punto di vista di un carcerato. Man mano che si procede, la lingua batte dove il dente duole: le parole di Capovilla sono uno spaccato sull'alienazione odierna, sulla mancanza di un futuro o di una soluzione sociale accettabile. L'attacco durissimo al capitalismo, la protezione e cura verso gli ultimi e gli emarginati poi confluiscono in una delle due carezze menzionate all'inizio: La Città del Sole è un inno dolente alla speranza di trovare un posto migliore in cui vivere rischiando la propria vita e, per chi scrive, forse il pezzo più bello dell'album.
Confrontarsi con un ascolto del genere è terapeutico: se non l'avete ancora ascoltato, fatevi un regalo e provvedete.