Girotondo<small></small>
Italiana • Canzone d`autore

Nicola Pisu Girotondo

2014 - Prodotto da Grazia De Franceschi

09/08/2014 di Mario Bonanno

#Nicola Pisu#Italiana#Canzone d`autore

Faccio un esempio, così ci capiamo subito: “Quando il mugnaio d’impiccò/ il bambino con la barba/ fumava cristalli di crack/ sulle scale del metrò/ sua madre era distratta/ dita di velluto/ intrecciava crisantemi/ ferma alla fermata/ Con le mani incrociate sulla pancia/ pensava è qui, è qui che comincia” (Favola metropolitana). Queste sono le parole che mi piace trovare nei dischi, parole che non trovo quasi più. Parole che dicono e non dicono, senza l’ansia di dire, di spiegare, declamare, illustrare, parole sbilenche come il passo di un ubriaco: una gamba nella cronaca vera se vi pare, l’altra nella poesia. Parole che evocano in taglio basso. Parole come quest’altre, decisamente più in sintesi: “Le nuvole sciolte nel cielo autunnale/ son barche morte/ attese andate a male”. (Novembre).

C’è qualcosa della Pecora degregoriana (Francesco De Gregori, Omonimo, 1974) nella scrittura di questo Girotondo di Nicola Pisu. Influssi, ossimori, ermetismi. Ma ci sono soprattutto le anime salve deandreiane a vivificare in puro spirito solchi e senso ultimo del disco. Un disco piovuto da distanze siderali e da dietro l’angolo, venuto fuori senza permesso da diverse favole vintage, da una macchina del tempo, teneramente retrò nella concezione di musica e parole, nell’intento di dire, poetare, suonare, cantare, senza prescindere da significante e significato (non è scontato di questi tempi), di inzaccherarsi l’anima e le scarpe con gli anfratti del marciapiede, ancora e ancora con le piccole storie ignobili di gucciniana memoria, con un’ideale spoon river di sopravviventi.

Una spoon river popolata in ordine sparso da madonne di strada (Madre), babbi natali male in arnese (Barba bianca), papponi (Intorno al viale), zingari (Rom), santi bevitori (ancora Novembre), diversi drop-out (Ombre, La ballerina di stracci, Madame dei fiori). Da un popolo dell’autunno senza stelle e senza fortuna (per dirla alla De Andrè, immagino che Pisu apprezzerà), e dunque più vero del vero, né vincente né battuto, né angelo né eroe, quello caro a Don Gallo, per chiamare in causa un'altra figura di riferimento del cantautore (Il gallo canta). Non sono io a dirlo, ma Nicola Pisu medesimo, che sintetizza così il suo terzo lavoro discografico: “Girotondo è un concept album di undici canzoni che raccontano solitudini ed emarginazione: una moltitudine di figure che si muovono in cerchio per raccontare la loro disperazione ma soprattutto la loro dignità di uomini e donne, in una dimensione fortemente terrena. Ha fatto da regista occulto per questo lavoro, Don Andrea Gallo, con il quale ho avuto la fortuna di collaborare al suo spettacolo Angelicamente anarchico durante le tappe sarde”.

E a questo punto mi pare che il cerchio possa ritenersi bello che chiuso e in sede di bilancio restituire Girotondo come un album da non perdere, scritto e suonato a dovere (dal Collettivo Musicanti del Girotondo), intriso fino al midollo di autentico umanesimo: non smielato, affatto di comodo e/o di facciata. Un album pensato,  essenziale, schierato, dolente e struggente come una preghiera al dio dei senza tetto nè legge, denso di senso e di parole, come non capita spesso di sentirne più. Un album per il quale l’aggettivo d’autore non  risulta speso a vuoto.

 

Track List

  • MADRE
  • FAVOLA METROPOLITANA
  • INTORNO AZL VIALE
  • BARBA BIANCA
  • NOVEMBRE
  • OMBRE
  • TORO CAPOVOLTO
  • LA BALLERINA DI STRACCI
  • ROM
  • MADAME DEI FIORI
  • IL GALLO CANTA

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