Tender Buttons<small></small>
Derive • Voci

Massimo Giuntoli Tender Buttons

2020 - Molkaya Rec

23/11/2020 di Paolo Ronchetti

#Massimo Giuntoli#Derive#Voci #Modernismo #Lieder #Lied

Trasportare in musica la poesia è sempre rischioso e difficile. Pensare di farlo con la poesia, ancora sorprendentemente moderna e innovativa dopo più di cento anni, dei Tender Buttons di Gertrude Stein (1914) è operazione tendenzialmente ancora più rischiosa. Massimo Giuntoli, non senza un po’ di azzardo, prende 19 tracce poetiche da due delle tre sezioni del libro (“Oggetti” e Cibo”) e le trasforma in un Liederkreise per piano e voce di rara bellezza e coerenza.

Gertrude Stein (1874-1946) fu figura fondamentale per la cultura del primo e secondo novecento. Le sue scelte poetiche segnarono sia scrittori e poeti a lei contemporanei (due nomi quasi a caso: Ezra Pound e Camus) come tutta la poesia vicina o precedente alla Beat Generation (a partire da Burroughs che probabilmente non titolò a caso una delle sue opere più celebri “Soft Machine”). Amica e protettrice di pittori come Braque, Matisse e Pablo Picasso - che la omaggiò del “Ritratto di Gertrude Stein” (1906), il suo primo deciso passo verso il cubismo – la Stein si fece influenzare ed influenzò un modo di pensare l’arte che abbandonava i paradigmi classici di riconoscibilità immediata della forma avviandosi verso una (s)composizione libera, stupita e personale del testo poetico (di qualsiasi natura esso fosse).

In questo Tender Buttons Massimo Giuntoli, fortunatamente, non gioca a scomporre ulteriormente la poesia steineriana ma si concentra su una forma che rispetta in maniera importante la scrittura originaria. Tutti i suoi giochi di parole, la sua metrica mai scontata, il suo lucido andare verso un solo apparente disordine, la sua possibilità di fare poesia partendo dalla quotidianità e dai suoi oggetti ritrovati e “sparsi” sulla pagina scritta. Per fare questo Giuntoli si appoggia ad una forma musicale solo in apparenza “banalmente” canterburiana. In realtà una scrittura musicale debitrice di molto ‘900 colto e popolare. Un segno tangibile di una cultura a 360 gradi, non solo musicale, di cui Giuntoli si rivela capace di fare sintesi in maniera lieve e sempre interessante.

E la cosa non sorprende. Massimo Giuntoli negli ultimi anni si è mosso con grande intelligenza anche come animatore culturale con la rassegna Alterazioni in cui programma Musiche di frontiera e senza confini; di nicchia ma non spocchiose; ricercate ma godibili da chiunque si approcci alla musica con curiosità. Allo stesso modo, e da ancora più tempo, produce musica pregevole e non scontata come negli ultimi Piano Warps (2016) e il progetto Hobo (2018) con la violinista Eloisa Manera.

Ha poco senso citare il titolo di qualche brano. Ci resta da segnalare come il CD contenga tutti i testi delle diciannove poesie della Stein musicate. Perché è assolutamente esperienza da fare il leggerne mentre Giuntoli ne canta le parole senza perderne mai la forma originaria. Totalmente al servizio di una parola, già di per sé, bastante.

 

Track List

  • A Box
  • Objects
  • Book
  • Eggs
  • Single Fish
  • Cake
  • A Carafe, That Is A Blind Glass
  • A Mounted Umbrella
  • A Piano
  • A Red Hat
  • Vegetable
  • Orange 1
  • Orange 2
  • Oranges
  • Orange In
  • Careless Water
  • Way Lay Vegetable
  • A Little Called Pauline
  • It is Black, Black Took