Macchine inutili<small></small>
Italiana • Canzone d`autore • folk

Lastanzadigreta Macchine inutili

2021 - Sciopero Records

19/02/2021 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Lastanzadigreta#Italiana#Canzone d`autore #musicaitaliana #rodari #munari #band

La musica de Lastanzadigreta è di una dolcezza, delicatezza e bellezza commoventi. Ma è anche profondità, sguardo attento sulla società e ironia. Il gruppo, vincitore della Targa Tenco per la migliore opera prima nel 2017, è tornato con un nuovo album dalle sonorità giocattolose ed emozionanti, eleganti e colorate, impalpabili e struggenti, in linea con il manifesto della musica bambina, un’idea di musica nuova e “giocata”, che supera snobismi e barriere tra alto e basso, adulti e bambini, musica d’autore e non d’autore. Attenzione, però, questa concezione della musica insegue “lo stupore della scoperta” per creazioni originali e fuori dai soliti schemi, ma non vuole certo ricalcare lo stereotipo dell’“artista un po’ bambino / ridotto a un santino”, come si canta nell’omaggio a Rodari Grammatica della fantasia. In questa visione della musica, inoltre, si rivendica la possibilità di adoperare qualunque oggetto: “La musica bambina si può suonare con tutti gli strumenti musicali, e anche senza. Tutto è strumento musicale”.

Ecco infatti che il gruppo, che dal vivo si scambia gli strumenti e non prevede basso e batteria, in uno spirito da autentica jug band adopera pentole, bidoni, campanacci, lastre sfregate e percosse, calici accarezzati, percossi o rotti, carte da gioco, macchine da scrive, ciotole, machete, caffettiere e altro ancora, accanto a chitarre e strumenti a corde di vario tipo (chitarra acustica baritona, tenore suonata con l’archetto, elettrica tenore, mandolino acustico ed elettrico, banjolino, cigar box, dobro, arpa, ecc.), a sintetizzatori e sequencer, ad archi e fiati della Filarmonica del Teatro Regio di Torino, a theremin, glockenspiel, claviette, toy piano, kalimba cromatica, ecc.

Tutti questi strumenti sono usati però in modo parco e minimale, combinati e alternati con gusto e pathos sottile, per tendere le corde dell’emozione al momento giusto in crescendo calibrati (come quello della magnifica Grammatica della fantasia), senza risultare mai ridondanti; sonorità acustiche e fantasiose, casalinghe e sognanti creano atmosfere oniriche e stralunate, malinconiche e tenere, tessono un incanto fuori da ogni moda che conquista l’ascoltatore. Non lo conducono però fuori dalla realtà, ma sanno cantarla ed esplorarla, con uno sguardo ben a fuoco e preciso, mai sdolcinato o prevedibile, con concretezza e leggerezza ironica. Ecco allora nei versi le “macchine inutili” di cui parlava Bruno Munari, le macchine che parlano, ma non hanno opinione, contano, ma non hanno ragione, mentre il “vecchio mondo” “non muore” e “quello nuovo” “tarda ad arrivare”, laddove la complessità del cuore, “buio e pieno di creature”, va ben oltre la prevedibilità dell’automazione e il regalo perfetto in vendita online.

In questo album, pubblicato da pochi giorni dall’etichetta Sciopero, fondata dagli Yo Yo Mundi, si parla di tutto ciò che si getta via (la plastica che mangeranno i pesci comuni, le persone lasciate morire in mare e i diritti buttati in malora), di contributi da pagare, del “lusso” di sposarsi e mettere su casa, di una prospettiva futura da pensionati in Portogallo in attesa di qualche punto di invalidità, oppure dei sogni di lavoratori precari, da un frigo da regalare all’amata in un altro paese a un viaggio con una collega con cui non si ha il coraggio di parlare in mensa. La raccolta differenziata dei rifiuti diventa una metafora di vita, con il prendersi cura dei fiori gettati sull’asfalto, il riordinare per creare spazio per invenzioni nuove e risposte buttate chissà dove, mentre “Delle cose che non hai / Non ti libererai” (la stupenda Fiori, con un theremin malinconico); le mille sigle che costellano il quotidiano, da IBAN a DURC, da ISEE a IMAIE, divengono invece quasi un dialetto fantasioso, o meglio un grammelot surreale e divertente.

Realistico è il personaggio del millantatore della canzone omonima, che, con il “rilancio creativo” delle sue invenzioni da falò, consente di “credere ancora / alle grandi storie d’amore”, come reale è Dario Scaglione detto Tarzan, partigiano decorato con Medaglia d’argento al valor militare, a cui Beppe Fenoglio aveva dedicato il racconto L’erba brilla al sole e a cui la band dedica invece la canzone Tarzan (quello vero).

I versi si addentrano tra le pieghe di un quotidiano spicciolo (che stampa un sorriso un po’ mesto e/o fa scorrere una lacrimuccia di commozione) e tra problemi reali, osservati con una concretezza calorosa e poetica, che non ha niente del tono asettico della cronaca; c’è infatti un lirismo semplice e toccante tra le immagini dei versi, negli arrangiamenti essenziali e incantati, ben strutturati ed efficaci, in queste canzoni ideali per riflettere sul presente. Suonate e cantate da chi suonare e cantare davvero, cosa niente affatto scontata tra tanta presunta musica che è in realtà stonare parole volgari su una base.

Oltre alla Filarmonica del Teatro Regio di Torino, ospiti del disco sono l’arpista e cantante Cecilia e Gigi Giancursi, ex chitarrista dei Perturbazione.

Track List

  • Attenzione attenzione
  • Pesce comune
  • Canzone d` amore e di contributi
  • Fiori
  • Grammatica della fantasia
  • Creature selvagge (parte 2)
  • Cavallini
  • Greta e la nuvola
  • Millantatore
  • Tarzan (quello vero)
  • Macchine inutili I
  • Macchine inutili II
  • SPID