Music Of Vladimir Martynov<small></small>
Derive • Suoni

Kronos Quartet Music Of Vladimir Martynov

2012 - Nonesuch

13/04/2013 di Paolo Ronchetti

#Kronos Quartet#Derive#Suoni

  Come è difficile leggere la musica. Leggerla per rileggerla per gli altri. Trovare una chiave di lettura, a volte anche trovare una semplice opinione. Cerco un centro di gravità mi verrebbe da canticchiare cercando di fare ordine nei pensieri che continuano a ribaltarsi all’ascolto di questo ennesimo splendido album dei Kronos Quartet interamente dedicato a tre opere di Vladimir Martynov (b.1946) compositore russo, figlio a sua volta di un importante musicofilo e ricercatore.  Tre brani profondamente diversi che hanno come matrice comune una forte spiritualità declinata in modo diverso e autonomo nelle composizioni.

  Si apre con il minimalismo di The Beatitudes. “Musica Povera” come la teorizzò il newyorkese Martin Bresnick (una ricerca di radicale povertà di mezzi come metodo per esprimere l'essenza spirituale dell'universo). Il brano, composto originariamente nel 1998 per coro ed orchestra, è stato riscritto per quartetto su richiesta del Kronos, nel 2006. Nella versione originaria il discorso biblico sulle “Beatitudini” (beati i...) è esposto con un rispetto ascetico che risente del profondo studio di Martynov sui canti della Chiesa Russa Ortodossa. La profonda spiritualità e bellezza della composizione la fecero inserire come conclusione di “Awakening” il programma concertistico che il Kronos propose come riflessione sui fatti dell’ 11-9-2001.

  I due movimenti dello Scubert-Quintet (2009) prendono spunto dallo schubertiano Quintetto In Do Maggiore. Due movimenti che passano dall’iniziale irruenza del primo movimento a una riflessione più intima del secondo. In questo quintetto si ha la possibilità di incontrare, dopo venti anni (e molto dolore personale) l’originaria violoncellista del quartetto: quella Joan Jeanrenaud che più di un cuore fece trasalire per il suo fascino fuori e dentro il palco.

  La terza composizione è Der Abschied (L’Addio) brano che il compositore russo ha scritto in memoria degli ultimi attimi di vita del padre. Il brano ha un inizio potente in cui la musica segue il movimento del respiro come un mantice che svanisce. Venti minuti iniziali di profonda e commuovente meditazione sul respiro che precede l’addio; sulla sua cadenza lenta e faticosa. Nella seconda metà della composizione attimi di sfuggente dolore e, soprattutto, momenti di gioia e serenità si alternano. Piccole dissonanze e temi ariosi qui si fanno preferire ai momenti di parossistica gioia che aprono questa seconda parte. Il finale è di nuovo giocato su un respiro prima più corto e infine sereno e abbandonato. In quest’opera, che il violinista e direttore musicale del Kronos David Harrington ha definito come “il quartetto d’archi che Mahler non ha scritto”, tutta la sapienza musicale, la fede e la spiritualità del maestro russo vengono potentemente alla luce con un lavoro la cui la ricercata intensità non può lasciare indifferenti.

  I Kronos Quartet (David Harrington Violino, Lohn Sherba Violino, Hank Dutt Viola, Jeffrey Zeigler Violoncello) si pongono ancora una volta come riferimento assoluto per chi volesse pensare una contemporaneità delle musiche e delle avanguardie (accademiche o no) che si sono succedute dal primo ‘900’ ad oggi. Senza dimenticarsi del Jazz di Monk, delle chitarre di Hendrix e della migliore musica di derivazione popolare che provenga dall’Africa, dal Sud America o dal, più o meno “vicino”, oriente.

Track List

  • The Beatitudes
  • Schubert-Quintet (Unfinished): Movement I
  • Schubert-Quintet (Unfinished): Movement II
  • Der Abschied

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