Josh Ritter Spectral Lines
2023 - Pytheas Recordings/Thirty Tigers
Ritter narratore fa la nostra strada: è in un campo di Sawgrass, in una palude in cui ci si può sentire liberi di parlare anziché cantare, e dire parole di speranza ( "I've been told there's a star for each dreamer to wish to"); è nell'oceano o nello spazio; si muove libero di guardarsi attorno e in se stesso, e riesce anche a muoversi nel tempo, fra passato e futuro, alla ricerca di qualcosa di più grande di sé, aspirando a giorni e tempi (atmosferici, ma anche civili) migliori. "Un giorno ci sarà giustizia", ​​sussurra in Someday, ma nessuno, nemmeno l'autore, sa quando arriverà quel giorno.
Le metafore a cui siamo stati abituati da ormai venticinque anni continuano a essere la linfa vitale dell'ispirazione del cantautore dell'Idaho e a popolare il suo immaginario, ma, in questo lavoro, si aprono a stati d'animo in cui egli cerca una connessione con chi lo ascolta. Anche la struttura armonica risente di questa scelta; col il suo amico, il produttore e musicista Sam Kassirer, a piano, organo, mellotron, synth, batteria, fa in modo che le tracce passino dall'una all'altra, con singolari transizioni, che impostano un clima complessivo fluido e mutevole.
Un esempio è la splendida Horse No Rider, in cui la lunga coda strumentale, sostenuta da background vocals dal sapore etnico, scivola in echi che paiono anticipare la traccia seguente, For Your Soul, aperta da un cigolio simile a quello di un'altalena, che imprime un ritmo diverso, quasi a simboleggiare la reazione alla malinconica riflessione della canzone precedente, che presenta echi alla Jonathan Richman o Elliot Smith.
La recente scomparsa della madre ha certo dato maggior peso alla componente intimistica e riflessiva della penna di Ritter, ma si nota, nell'album, l'intento di costruire una sorta di road map per l'esistenza, coi suoi alti e bassi, con le gioie e le depressioni, come nel caso di Black Crown, con un testo dolente, sostenuto da un tappeto di tastiere e un'elettrica che lacera l'atmosfera: "Here comes that feeling again/That old black magic rolling in/It comes and goes/Comes and goes/Leaves you rocking and then reeling again/Not knowing how or why or when/It hurts me so...", subito seguita, senza soluzione di continuità, dalla melodia ariosa di Strong Swimmer, e di nuovo dalla profondità coheniana di Whatever Burns Will Burn.
Qualcuno dirà che è un disco discontinuo; ma come si può chiamare discontinua una giornata di primavera, in cui piove col sole, e le nuvole lasciano il posto al sereno? Josh Ritter ci porta con sé in una di queste giornate. Vogliamo seguirlo?