John Surman The spaces in between
2007 - ECM
Surman è uno che ha fatto la storia del jazz europeo – non lo scopriamo certo oggi: da solo, in duo, in trio, con un quartetto o con un’orchestra, da quarant’anni gira il mondo e riceve riconoscimenti importanti, ma la sua musica rimane patrimonio di pochi eletti.
Qua lo troviamo a fianco del contrabbassista Chris Laurence, altro suo collaboratore di lunga data, e di un quartetto d’archi, i Trans4mation, formato da Rita Manning (violino), Patrick Kiernan (violino), Bill Hawkes (viola) e Nick Cooper (violoncello). L’impianto è cameristico, a tratti sfiora la musica classica, non una novità per Surman, che qua si concentra su paesaggi di una purezza quasi mistica.
“The spaces in between” è disco meditativo, privo di tormenti jazzistici, in cui Surman dirige e soffia nei suoi sax un’estasi dell’anima, caratterizzata da pause e silenzi.
Sin dall’iniziale “Moonlighter” il quartetto si muove con passo sollevato da terra, soffermandosi spesso per le entrate del sassofono e del clarinetto: quando Surman insinua tra le linee il suo baritono, l’effetto è più caldo rispetto al soprano, aulico, se non algido. Un limite della scaletta sta infatti nella perfezione quasi compassata delle esecuzioni, quasi che lo sguardo scorresse su un paesaggio innevato, del tutto immacolato, in cui alla lunga l’ascolto rischia di farsi stucchevole.
Tra brani nuovi e alcuni ripescati dal passato si distinguono soprattutto “You never know”, con parti di pura musica classica, e “Wayfarers all”, che sembra delineare la via di un pellegrino. Nel prosieguo le sfumature non mancano, ma quanto mai necessarie sono le variazioni di una “Now see!” più ritmata e di una “Mimosa”, che suona più sensuale quasi fosse un pudico bolero.
“The spaces in between” è l’ennesimo disco sublime di John Surman.