In Cile veritas<small></small>
Italiana • Pop • songwriting, pop-rock

Il Cile In Cile veritas

2014 - Universal

26/12/2014 di Veronica Eracleo

#Il Cile#Italiana#Pop #Songwriting

Quando sento una canzone de Il Cile penso sempre al mio amico Francesco, uno che non ha il gruppo preferito o il cantante preferito, uno che non ascolta canzoni perché vanno di moda, ma che canta canzoni mentre va a lavoro o mentre viaggia, mentre corre o è fermo all’aeroporto. E le canzoni che canta sono quelle che gli danno l’impressione che siano state scritte per lui, quelle con cui sente di condividere emozioni, malinconie, sorrisi lontani e passioni assopite.

Siamo morti a vent’anni, primo disco di Lorenzo Cilembrini in arte Il Cile, nonché omonimo singolo mise d’accordo un po’ tutti: addetti ai lavori e persone come Francesco che in parole come “siamo morti a vent’anni coi nostri progetti di vita alternativa, coi troppi negroni barcollando in centro” ci si ritrovarono.

A due anni di distanza dal primo disco Il Cile torna con In Cile veritas, ossia la prova del nove, il disco della conferma del suo talento o il disco della conferma dell’ennesima meteora che non riesce a scrollarsi di dosso il successo e le aspettative del primo disco. Nel nuovo disco Lorenzo Cilembrini presenta 10 nuove canzoni autobiografiche, canzoni d’amore piene di ricordi passati, malinconia e cazzeggi da sabato sera, il tutto sempre accompagnato dalla sua penna diversa dalle altre della musica italiana. Sulla scia del primo disco il linguaggio usato dal Cile è quello della musica pop, con melodie ancora più orecchiabili rispetto al disco precedente.

In Italia pare che fare musica pop sia offensivo perché la maggior parte di coloro che scrive recensioni musicali ha dei gruppi preferiti e dei generi preferiti e pare che usciti da questi gruppi e generi tutto il resto non valga la pena di essere ascoltato, anzi sia penoso e non all’altezza. Queste persone sono le stesse che non si prendono la briga di ascoltare nuovi dischi o nuovi nomi e che, pur rimanendo sempre sugli stessi loro amati eroi del tempo che fu, si sentono in dovere di criticare sui loro blog, sulle loro bacheche di Facebook o tramite i loro tweet tutti quelli che sono pop e mainstream e in quanto tali non valgono niente. Non solo, ma pare che la musica italiana vada male per colpa di tutte quelle persone che ascoltano musica pop, pubblico “capra” che non sa suonare la chitarra e che ascolta schifezze da classifica.

Essendo leggermente fuoriuscito dagli stili rockeggianti del suo primo disco ed essendo uscito con singoli puramente pop, anche Il Cile è finito nel calderone “non mi piace perché è troppo pop” o ancora peggio “non capisco il suo successo, è troppo sopravvalutato”.

Passati molti mesi dal nostro primo ascolto di In Cile veritas, primo ascolto offuscato dalle troppe aspettative e con in testa canzoni come Siamo morti a vent’anni e Cemento armato, abbiamo ascoltato più volte questo nuovo disco senza aspettarci nulla e ne abbiamo apprezzato svariate canzoni, apprezzato ancora una volta quella penna distintiva di questo ragazzo che ci fa sorridere, provare emozioni e a volte indifferenza.

Capiamo che il successo di canzoni come Sapevi di me non è frutto del pubblico “capra” che ama indistintamente tutto quello che è pop, ma che al contrario è frutto di quel ritrovarsi, di quel riconoscersi in qualcosa che apre i nostri ricordi passati e ce li fa rivivere. Quanti di noi non si sono mai chiesti che cosa facesse il proprio ex in un preciso istante, quanti di noi non hanno pensato più volte di risentire amori finiti male, ma che ancora ci fanno battere il cuore? E così parole come “tu sapevi di me segreti nascosti in forzieri sepolti tra le isole della mia anima, tu sapevi di me che cadevo in picchiata sfidando chiunque volesse dividerci. Dimmi solo se porti gli occhiali o sei tornata alle lenti a contatto, se tuo padre dipinge ancora e tua sorella mi vorrebbe morto, se sono stato il peggiore tra gli errori tuoi” non possono lasciarci indifferenti.

E ancora quanti non si sono trovati in una situazione come quella descritta in Parlano di te? “Luglio coi suoi passi felpati sulla terra secca e l’asfalto con le rughe mi prende ogni volta alle spalle come i brividi delle mie paure. Al guinzaglio pensieri sconnessi mentre mi perdo tra i palazzi addormentati, le luci alle finestre sono bagliori di malinconia. E la mia anima è sempre più liquida, è ad alta gradazione, il trucco più vecchio del mondo per illudersi di dimenticare, ma parlano di te tutti i miei piatti da lavare, parlano di te i vecchi film alla televisione che guardavamo isolati da tutto perché tutto non ci ha mai voluto bene”.

Parlando di sentire comune non possiamo non citare le parole di Rob Fleming protagonista del romanzo di Nick Hornby Alta fedeltà: “Cosa è venuto prima, la musica o la sofferenza? Ascoltavo la musica perché soffrivo? O soffrivo perché ascoltavo la musica? Sono tutti quei dischi che ci fanno diventare malinconici? Le persone più infelici che conosco, dico in senso amoroso, sono anche quelle pazze per la musica pop; e non sono sicuro che la musica pop sia stata la causa della loro infelicità, ma so per certo che sono persone che hanno ascoltato canzoni tristi più a lungo di quanto non siano durate le loro tristi storie”.

In Cile veritas è un disco pop che alterna canzoni malinconiche, quelle dove l’autore viene fuori al meglio, a canzoni più allegre e più leggere e forse un po’ meno riuscite. Un disco che sicuramente non deluderà i fan e che farà storcere il naso ai cacciatori di streghe pop, quelli che pare non abbiano mai provato emozioni condivisibili da intere masse di gente e che scambiano per ignoranza pura il sentire comune che unisce gli amanti del pop.

Track List

  • Sapevi di me
  • Ascoltando i tuoi passi
  • Liberi di vivere
  • L`amore è un suicidio
  • Parlano di te
  • Baron Samedì
  • Sole cuore alta gradazione
  • Maryjane
  • Vorrei chiederti
  • Un`altra aurora

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