Get Me to a Nunnery<small></small>
Americana • Songwriting

Heather Lynne Horton Get Me to a Nunnery

2023 - Pauper Sky Records

19/09/2023 di Laura Bianchi

#Heather Lynne Horton#Americana#Songwriting

Heather Lynne Horton non è mai stata "la moglie di", né ha voluto costruirsi un percorso all'ombra del marito, Michael McDermott. Come tutte le donne volitive e ricche di personalità, ha vissuto e vive una vita condividendo lotte, sogni e speranze col proprio compagno, educando con lui la figlia, esibendosi anche con lui, ma mantenendo un profilo autonomo e determinato. Ne sono prove i due precedenti album in studio, e ne è un'ulteriore conferma questo ultimo Get Me to a Nunnery, edito per Pauper Sky Records, che abbiamo ascoltato in anteprima.

La polistrumentista (anche se il suo strumento preferito è il violino) e cantautrice propone qui dieci canzoni che disegnano, in modo evocativo e completo, un mondo interiore profondo e denso di sfumature. La voce è ulteriormente maturata, e si avvale di echi suggestivi, che amplificano la sua potenza, di un uso attento del background (come nel manifesto post femminista Ten Times) e di arrangiamenti poliedrici, che vanno dalle atmosfere meditative e quasi oniriche del brano citato, fino al rock elettronico, dal testo tagliente, di I Don't Like Your Children, passando per l'uso del violino in chiave folk, nella splendida ballata Call A Spade A Spade, mentre il tappeto vellutato del piano e della chitarra abbracciano l'ascoltatore.

"Chiama le cose col loro nome", ripete nel brano Horton; e la sincerità con cui la cantautrice si apre, nel disco, crea una corrente immediata di empatia, sottolineata dalla voce, mai tanto suadente, espressiva, e dalla musica scaturita da un gruppo di artisti di tutto rispetto: oltre a McDermott, che suona chitarra, tastiere, piano e basso, ci sono anche Will Kimbrough alla chitarra baritono, John Deaderick a tastiere e organo, Matt Thompson al basso verticale, e Steven Gillis, alla batteria, ma anche al missaggio di alcuni brani dell'album.

Non si pensi però che l'attitudine meditativa e intimistica sfoci nell'autocommiserazione; Horton è donna e artista forte, si diceva, e in più di una traccia si avverte l'urgenza di inviare a tutte e tutti un messaggio di resistenza alla società che ci vuole omologati a modelli stereotipati di comportamento (la già citata I Don't Like Your Children), a rapporti tossici (Six Foot), all'amore che sa rialzare la testa e lottare per ciò in cui crede, come nell'energica canzone di apertura, After All This Time, dal respiro arioso e dall'arrangiamento quasi orchestrale, sicuramente radiofonico.

L'urgenza di comunicare, attraverso la musica e la voce, tematiche ritenute scomode, il cui personale pensiero a riguardo è frutto di un accurato scavo interiore, porta Horton a esprimersi con coraggio e forza d'animo, costruendo un percorso insieme al suo ascoltatore, accarezzandolo con melodie dolci e insieme spingendolo a riflettere autonomamente sui valori della vita. L'ultimo brano è un regalo e una sorpresa: Lin's Never Ending Song, tutto strumentale, dalle cadenze deliziosamente popolari, dimostra non solo grande eleganza e sapienza nell'uso del violino, ma anche una sensibilità non comune, nel congedarsi da noi senza parole, ma facendo parlare lo strumento, quasi a volerci invitare, ora, a iniziare il nostro percorso di riflessione. O di riascolto di un disco ricco di stimoli, non solo musicali.

Track List

  • After All This Time
  • I Don`t Like Your Children
  • Ten Times
  • Call A Spade A Spade
  • Beatrix
  • Sunset Marigold
  • Six Foot
  • You Said So
  • Take Off
  • Lin`s Never Ending Song