´Lights out Zoltar!´ è la seconda prova dopo ´The leader´ per Gemma Ray, giovane cantautrice dell’Essex dall’incarnato di porcellana. E proprio alle bambole di porcellana, delicate e fuori dal tempo, va la mente ascoltando i suoni fiabeschi e da carillon di un disco che deve molto a Nick Cave e al dark cabaret dei Dresden Dolls, amalgamati in un pop ricco di chiaroscuri. Sin dai primo brani ´100 mph (in 2nd Gear)´ e ´Snuck a Peek ´ è infatti chiaro quale sarà, senza troppe sorprese, il mood dell’album: voce eterea che si fa strada su un arazzo di suoni intarsiati e soffusi, testi malinconici, morbidezza soul che si fonde con scintille di buio. In ´Fist of a Flower´ l’uso della voce ricorda molto quello fatto da Dolores’o Riordan dei Cranberries in ´No need to argue´: sembra quasi sdoppiarsi tra riverberi ed echi per diventare a sua volta strumento. La canzone più rappresentativa delle atmosfere dominanti in ´Lights out Zoltar!´, buon lavoro a cui servirebbe però maggiore incisività per restare più avvinto all’animo dell’ascoltatore, è ´1952´. E qui però non si può non pensare a ´Where the wild roses grow´, indimenticabile duetto di Nick Cave con Kylie Minogue: non solo per l’alternanza tra la voce di Joe Gideon (Joe Gideon & The Shark) e quella di Gemma, ma anche per quel tocco di mistero che sembra appostarsi dopo ogni nota, nota che sembra condurci verso un giardino incantato. ´Lights out Zoltar!´ non piacerà a chi ama suoni più rock e ruvidi ma piacerà quindi a chi ama dischi che ti abbracciano come un mantello di velluto.